16 -Broken Home

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"Luke?"
"Hm?"
Io e il biondo eravamo stesi sul letto matrimoniale della sua capanna, la quale era pressocchè identica alla mia tranne per la disposizione dei mobili.
"Prima, hai detto che non mi conosci affatto." Mi girai a pancia in giù alzandomi leggermente sui gomiti e tenendo le gambe verso l'altro.
"Bhe, è vero in fondo." Mormorò Luke girandosi di lato per starmi più vicino, poggiò la testa su una mano mentre con l'altra giocherellava con una ciocca dei miei capelli rossi sbiaditi.
"Chiedimi quello che vuoi." Lui mi guardò leggermente cofuso.
"Per imparare a conoscerci." accennai un mezzo sorriso per incoraggiarlo.
"Hum d'accordo..."
"Cinque domande a testa?" Chiesi speranzoso, Luke non sapeva nulla di me quanto io di lui, ed avevo una voglia assurda di conoscere ogni singola goccia di sangue che gli scorreva in corpo.
"D'accordo." Sorrise timidamente lui. "Inizia tu." Anuii leggermente guardandolo, avevo cinque domande, dovevo giocarmele bene.
"PlayStation o Xbox?"
"Sul serio Michael, è questa la tua domanda?" Scoppió a ridere riempendo la stanza di gioia, riuscivo a vedere anche tutti i brillantini che ci giravano intorno.
"È una cosa seria Hemmings, non ridere."
"D'accordo, d'accordo. Xbox."
"Ma come?!  Non puoi davver-"
"Michael, torniamo alle domande?"
"Va bene..." sospirai leggermente. Mi piace un ragazzo che preferisce l'Xbox. Bhe un difetto doveva averlo anche lui.
"A che anno di liceo sei?"
"Quarto."
"Ti credevo più grande."
"Ma io sono più grande, sarei dovuto andare in quinta quest'anno, ma l'anno scorso sono usciti molto nuovi videogiochi..."
"Capisco, capisco." Disse sorridendo in modo fottutamente adorabile.
"Cosa ti piace fare quando non hai un cazzo da fare?"
"Mi piace scrivere storie." Sorrisi ampiamente senza nemmeno accorgermene.
"Anche a me piace, anche se io scrivo canzoni."
"Un giorno voglio sentirla qualche tua canzone."
"E io voglio leggere una tua storia."
"D'accordo." Disse allungando la mano con il mignolo teso verso di me. "Promessa?"
"Promesso."Il biondo si sporse verso di me il più possibile, allungando il collo come una giraffa.
"Che stai facendo Luke?" ridacchiai guardandolo.
"Stupido, baciami prima che mi venga il torcicollo." Sorridemmo entrambi, come sincronizzati, forse eravamo davvero diventati ognuno la ragione del sorriso dell'altro.

Eravamo andati avanti così per almeno un'oretta, tra risate, domande e baci rubati, mi sembrava di essere tornato bambino, quando mio padre era ancora vivo e andavamo tutti insieme al parco. Li chiamavo i pomeriggi gialli quelli. Giallo come i capelli di mia madre, gialli come il mio pallone, giallo come la stella che mio padre aveva tatuata sul braccio, con sopra scirtto il nome di mia madre e sotto il mio. E ora alla lista delle mie cose gialle felici Luke Hemmings si piazzava al primo posto con i suoi capelli appiccicosi per la gelatina. Avevo una lista delle mie cose felici per ogni colore. Dicono sia sintomo di pazzia dividere le cose per colore, ma non so se dividere la felicità per colore valga.
"Credo sia ora che tu vada Mike." mormorò Luke giocando distrattamente col bordo della sua maglia. Mentre parlavamo avevamo spesso cambiato posizione sul letto, litigando per chi dovesse tenere le gambe sopra quelle dell'altro e cose del genere, ma al momento eravamo in uno stato di tregua, stesi entrambi a pancia in su a guardare il soffitto ingiallito.
"Posso farti un'ultima domanda Luke?" Sentii il materasso del letto muoversi sotto il peso del possessore di quei due pezzi di mare adibiti ad occhi.
Top three delle mie cose blu felici:
#3 il celo
#2 i capelli del cantante degli All Time Low
#1 Gli occhi di Luke.
"L'ultima?"
"Promesso."
"Spara."
"Perché hai difficoltà a fidarti delle persone?" mi misi seduto in modo da guardarlo, ma lui era seduto sul confine che delimitava il nostro morbido-angolo-felice dal resto del mondo.
"Forse dovresti andare, Tom, Marley e Zack saranno qui a momenti."
"Non m'interessa dei tuoi coinquilini Luke. Abbiamo detto che volevamo imparare a conoscerci, e io ci sto davvero provando con te."
"È troppo presto, Michael. Io non sono venuto a chiederti del tuo tasto allentato nel pianoforte della vita."
"Fallo." Gattonai fino a raggiungerlo e abbracciarlo da dietro, schiacciando la mia guancia sulla sua schiena.
"Cosa?"
"Chiedimi della mia famiglia, chiedimi della cosa migliore e peggiore della mia vita."
"Michael sei sicuro? Non voglio costringerti a fare nulla." Presi un grosso respiro.
"No, sono pronto."
"Parlami della tua famiglia." Disse piano avvolgendo le sue mani attorno alle mie che gli cingevano i fianchi.
"Sono figlio unico. C'è mia madre, Karen. E c'era mio padre, Daryl. C'è stato fin quando non siamo andati nel supermercato sbagliato a fare la spesa. Eravamo tranquilli, mio padre era appena usicto da lavoro, aveva ancora la sua uniforme da poliziotto addosso. Non la toglieva mai per me, ero un bambino ed adoravo vederlo in uniforme, mi faceva sentire figlio di un supereroe. C'è questa persona, una persona che racchiude tutto lo schifo di questo mondo. In quello stesso momento quella persona è entrata nel piccolo supermercato, ha visto quel poliziotto e gli ha puntato la pistola alla testa." le lacrime scorrevano tranquille e indisturbate sul mio volto per poi finire a bagnare la maglietta di Luke. Evidentemente sen'era accorto perché mi stata stringendo ancora più forte le mani, facendo intrecciare le nostre dita. "Papà avrebbe potuto estrarre la sua pistola, sparargli un colpo e far partire i titoli di cosa dopo il lieto fino. Avrebbe potuto. Lo fece. Ma non avrebbe dovuto. Il tempo di muovere la mano che un piccolo pezzo di qualche metallo gli trapassa la testa, uccidendo non solo Daryl Clifford, ma anche le anime di suo figlil e di sua moglie." Luke mi scosto dolcemente le mani, inginocchiandosi sul pavimento, mi guardava con gli occhi lucidi e mi strinse le mani accarezzandole dolcemente.
"Vai avanti." sussurrò.
"Passane nove anni. Ora c'è Negan al posto di Daryl, ma non è lo stesso. Negan non riesce a starci allo stesso modo di mio padre, io odio Negan. È la persona più orribile del mondo. Ora c'è anche Karen, lei finge di essere felice. E c'è il Michael di dieci anni più grande, quello che non finge di essere felice perché in realtà non lo è."

Top three delle mie cose felici trasparenti:
#3 la carta trasparente che ti mettono sopra i nuovi tatuaggi
#2 il pluriball
#1 le mie lacrime che si mischiano a quelle di Luke mentre ci baciamo.

Insecure;Muke [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora