Titolo: Hereditas
Autore: crilu98
Genere: Storico, Avventura
Tipologia: Romanzo
Stato: In corso
Rating: Giallo
Avvertimenti: Leggere scene di violenza
Trama:
Roma, 410 d.C.: mentre i Visigoti di re Alarico saccheggiano la Città Eterna, una giovane schiava dai capelli rossi fugge tra le strade della città in fiamme. I suoi padroni la chiamano Fulvia, ma il suo vero nome è Isibéal e ha in mano un ciondolo e una promessa fatta alla madre in punto di morte: trovare la strada per la Britannia, la patria che non ha mai visto. Il suo viaggio, però, rischia di terminare ancora prima di essere intrapreso quando la ragazza si trova circondata da un gruppo di barbari: a salvarla è l'intervento di un misterioso legionario, che emerge dalle ombre come un fantasma e le offre la possibilità di fuggire da Roma... Sette anni dopo, Isibéal sopravvive sugli Appennini insieme alla sua ex-padrona, Octavia, ed ha ormai abbandonato la speranza di raggiungere la sua terra brumosa, ai confini del mondo conosciuto: l'incontro con l'uomo che le salvò la vita la notte della caduta di Roma, però, rimette tutto in discussione. Fabio Gallieno Umbro è infatti inseguito da un manipolo di feroci Vandali e d'improvviso l'idea di trovare rifugio in Britannia non sembra più così lontana... Attraverso i territori di un Impero che si dibatte agonizzante negli ultimi sprazzi di gloria, Isibéal sarà divisa tra due eredità lontane nel tempo e nello spazio: seguirà le tradizioni di Roma o il richiamo delle sue origini? Riuscirà a capire quale colpa si cela dietro le iridi ambrate del suo salvatore? E qual è il destino di Artorius, il bambino che viene affidato alla loro improbabile compagnia?
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L'idea alla base del viaggio di Hereditas era del tutto diversa: diversa l'epoca, la fine della Repubblica, diversi i personaggi – lei una ragazza celta, lui un soldato di Cesare.
Quando poi ho creato Isibéal è venuto fuori un mondo nuovo: un mondo in rovina diviso tra barbari e romani, tra cristianesimo e antiche religioni, tra leggenda e realtà... Ci tengo a spendere due parole sulla mia mocciosa dai capelli rossi: Isibéal è una ragazzina orgogliosa, testarda e dotata di molto coraggio, ma non è un'eroina stereotipata, che affronta ogni catastrofe senza battere ciglio. Ho voluto renderla "umana" attraverso azioni spesso impulsive e discutibili: è una ragazza, insomma, che non sempre fa ciò che il buon senso suggerisce e anche per questo credo di essere riuscita a creare un personaggio non scontato.
La sua controparte maschile, Fabio, è più maturo ma non per questo più misurato nelle azioni, perciò aspettatevi anche da lui colpi di testa e una buona dose di irascibilità! Nonostante i suoi difetti e il suo ingombrante passato – materializzatosi in un guerriero albino che vorrebbe massacrarlo – Fabio è però un uomo profondamente legati ai valori romani che vanno scomparendo e nasconde un animo appassionato.
Gli altri personaggi che i due incontreranno man mano sulla loro strada non dico nulla, perché toglierebbe qualcosa al vero protagonista di Hereditas: il viaggio di maturazione, dolori e sorprese che vi porterà dall'Italia alla Britannia.
Questa è una storia di cui vado particolarmente fiera e a cui sono molto affezionata: per questo i commenti, anche negativi, sono molto apprezzati, in quanto mi piacerebbe migliorarla per quanto è possibile :)
Estratto dal capitolo 9:
Correvo e il rumore dei miei passi si perdeva nel caos attorno a me. Ero a Roma, di nuovo, e scappavo per salvarmi la vita. All'improvviso mi accorsi che i miei piedi faticavano a proseguire: abbassai lo sguardo e notai con orrore che la strada era diventata un fiume di sangue denso e rosso in cui stavo affondando inesorabilmente.
-Eccola lì!- gridò una voce disumana e crudele alle mie spalle. Mi voltai e vidi Heriman stagliarsi contro il rosso delle fiamme, terrificante nella sua aura di morte. La criniera bianca gli schiaffeggiava il viso a causa di rabbiose raffiche di vento e i suoi occhi rossi mi fissavano con odio.
Ripresi ad avanzare, disperatamente, affondando nel sangue e macchiandomi di rosso le gambe e le braccia, mentre dietro di me i cavalieri del Demone Bianco si avvicinavano sempre di più...
Fabio apparve davanti ai miei occhi: non era pericoloso e aggressivo come lo avevo visto quella notte, ora era preoccupato e teso.
-Forza, afferra la mia mano!-
Solo allora mi accorsi di stare ormai strisciando a quattro zampe nel fiume rosso e che ad ogni istante affondavo sempre di più. L'espressione di Fabio si fece disperata, mentre si slanciava verso di me per prendermi.
Ma era troppo tardi: una forza incontrastabile mi trascinò verso il basso, nel sangue, e la sua voce che gridava il mio nome mi ferì le orecchie prima che sprofondassi nel nulla.
All'improvviso lo scenario era cambiato: ero in una foresta a primavera. La poca luce che filtrava dalle fronde degli alberi creava una soffusa penombra che mi permetteva di osservare la lussureggiante vegetazione.
Una figura emerse dal fondo del bosco, ma non riuscì a capire chi fosse fino a quando un raggio del sole non lo colpì, rivelando le sue ampie corna da cervo.
-Cernunnos!- mormorai, colpita. Aveva l'aspetto di un giovane con barba e capelli folti e bruni, due occhi verdi come le foglie bagnate dopo un temporale ed era nudo dalla cintola in su. Il dio si avvicinò, battendo ritmicamente il tamburello che aveva nella mano sinistra; attorno al braccio opposto era attorcigliato un serpente con corna da ariete che sibilava ad ogni suo passo.
Eravamo a pochi passi di distanza, quando Cernunnos piegò il capo verso di me, che ero ancora bagnata di sangue. Un profumo di resina e corteccia mi avvolse, togliendomi la lucidità e il respiro.
-Isibéal...- sussurrò assorto. Aveva una voce roca e ammaliante, antica quanto il mondo, che sembrava contenere in sé il rombo del terremoto, il fruscio dei rami mossi dal vento e il mormorio di un torrente di montagna.
-Isibéal- ripeté, più deciso -Nata figlia del Lupo, cresciuta come figlia dell'Aquila. Sai cosa succede, quando un cucciolo viene allevato da un popolo che non è il suo?-
Scossi la testa, incapace di parlare a causa della gola secca. Il dio sorrise enigmatico:
-Cambia, Isibéal, diventa... Qualcosa di nuovo. Tu non sei ciò che saresti diventata se fossi cresciuta in Britannia; ma non sei neanche romana, perché i romani non esistono già più... Il sangue che hai addosso è tutto ciò che essi ti lasciano in eredità.-
-Allora... Cosa sono?- chiesi.
Cernunnos rise apertamente e quel suono cristallino vagò nella foresta, perdendosi tra gli alberi.
-Questo non lo sa nessuno, tranne forse le Norne che vedono nel futuro. La tua identità è in mano al Fato, solo lui può deciderne. Io sono qui solo per avvertirti...-
Mi voltò le spalle, iniziando ad allontanarsi. Avvertivo un fastidioso ronzio nelle orecchie, ma lo ignorai per richiamare indietro il dio:
-Ma, mio signore... Qual è l'avvertimento? Cosa puoi dirmi sul mio futuro?-
Cernunnos mi fissò con i suoi occhi lucenti e saggi:
-Verrà il giorno in cui ti sarà chiesto di scegliere. Ma ricorda: per quanti sforzi tu faccia, per quanto siano grandi i tuoi sacrifici, non potrai mai dimenticare la tua doppia natura. Tu sei il Lupo e sei l'Aquila... Chi cerca di renderti solo uno o solo l'altro è uno sciocco che non si arrende al destino.-
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