Seven

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Sono sempre stata una persona complicata; sotto tanto dolore avevo fatto crescere in me tanta gioia e speranza. Amavo scherzare, giocare con le persone, far sentire tutti a proprio agio per me era essenziale, tendevo a nascondere ogni tipo di dolore quando avevo gente attorno, questa capacità l'avevo acquisita con il breve lasso di tempo che ti separa dall'essere bambina a diventare una ragazza, Niall sapeva bene questa storia.
Conosceva ogni dettaglio sul mio passato, sapeva per filo e per segno le mie vittorie e le mie sconfitte, le mie ferite e le mie cicatrici che con gli anni avevo guarito da sola.
Mi ero giurata che la mia vita sarebbe cambiata, avevo promesso a me stessa, alla mia famiglia e a Niall, quando entrò a far parte della mia vita, che sarei sempre stata felice, ma soprattutto avevo deciso che il mio passato non sarebbe tornato a farmi del male.
Tutta questa positività era arrivata con Niall.
Ma come era arrivata con lui, con quest'ultimo se n'era andata.

Flashback...
Dopo tutto quel tempo non mi aspettavo di certo di poterlo vedere di nuovo, soprattutto nei giorni in cui io e mio marito eravamo appena tornati dalla Luna di Miele, prolungando la nostra vacanza in Italia dai miei parenti.
Niall conosceva bene la storia mia e di mio padre, talmente bene che dopo avergliela raccontata mi disse:
"Se mi capita quell'uomo davanti giuro che lo ammazzo."

«Niall, andiamocene» Abbassai la testa stringendo le mani saldamente sul carrello della spesa.
«Ev che stai dicendo? Non abbiamo ancora finito» Rise lui che ancora non era al corrente della persona che si aggirava per quelle corsie.
«Niall...» Sussurrai «C'è mio padre» Continuai con voce rotta mentre le mie gambe perdevano la loro utilità.
Lui non disse nulla, semplicemente prese la mia mano, trascinandomi via.
«Dov'è?» Sussurrò passandomi i suoi Ray-Ban neri.
Mi voltai per controllare, notando quel viscido e rivoltante uomo di spalle.
Lo indicai e vidi la mascella di Niall serrarsi definitivamente.
Aumentò la presa sulla mia mano.
«Aspettami qui, torno subito» Senza darmi il tempo di replicare era già accanto a mio padre.
Mi avvicinai per capire cosa stesse facendo, poi vidi Niall toccargli la spalla per farlo voltare verso di lui.
«Volevo soltanto dirle che lei è un pezzo di merda, che dovrebbero riservare una sedia elettrica e istituire quindi la pena di morte solo ed esclusivamente per lei, e per la cronaca, lo dico da Cattolico. Lei è solo un bastardo con una figlia che confronto a lei vale ogni singolo lingotto d'oro a questo pianeta» Sorrise falsamente finendo di "conversare" con lui, che non aveva capito sicuramente nulla del suo discorso, in quanto italiano.
Lo vidi incamminarsi verso di me, mentre mio padre, con sguardo confuso ci fissava andare via, e sapevo, sentivo che non mi aveva riconosciuto.
Effettivamente erano passati dieci anni.

Davanti al parcheggio Niall mi bloccò per il polso mentre cercavo di salire in macchina.
Lo guardai confusa per mezzo secondo, prima di essere spinta dentro le sue braccia.
Mi strinsi a lui scoppiando a piangere, nello stesso istante lui poggiò il mento sulla mia testa, lasciando un bacio sulla mia fronte mentre con le mani accarezzava la mia schiena.
«Amore, stai tranquilla» Ripeteva, cercando di consolare un pianto che non voleva nessun tipo di consolazione, voleva uscire e basta.
«Lo odio» Singhiozzai poggiando il viso sul petto di Niall, sporgendo il viso nell'incavo del suo collo non appena mi misi in punta di piedi.
Controllai alle sue spalle, appena vidi quello stronzo uscire dal market mi sentii peggio.
«Portami a casa.»
E così fece.

Poggiai le chiavi del mio appartamento accanto a quelle della sua macchina sul tavolo di vetro posto al centro del salone.
Mi misi sul divano slegandomi le scarpe per stendermi.
Niall sparì dietro la porta dell'andito che portava alle camere.
Chiusi gli occhi cercando di regolarizzare il mio respiro affannato per via del pianto, ci riuscii e mi alzai a prendere un bicchiere d'acqua.

Mentre riponevo la bottiglia nel frigo sobbalzai appena le grandi mani di Niall mi strinsero i fianchi.
Mi girai verso di lui che se ne stava davanti a me senza maglietta.
Sorrideva amorevolmente, portando una mano sulla mia guancia, che poi baciò con tenerezza.
«Vieni con me» Sussurrò al mio orecchio, continuando una scia di baci che sembrava essere maledettamente e dolcemente infinita.
Io lo assecondai, facendomi trascinare in bagno.
Sorrisi appena vidi la vasca ripiena di acqua colorata e profumata, dove sopra galleggiavano una paperella e dei fiori finti.
Alcune candele contornavano il bordo della vasca, sembrava tutto accogliente e privo di malizia.
Niall mi aiutò a togliere velocemente la maglietta, mentre io pensai al resto.
In pochi minuti eravamo nudi, entrammo nella vasca, dove uno davanti a l'altro continuavamo a sorridere.
In quel momento, niente più poteva distruggere la mia piccola ma immensa felicità, lui lo era, noi lo eravamo, e fino a quando ci sarebbe stato lui e un noi, io potevo ritenermi felice, anche se fuori dai suoi abbracci, priva della sua presenza, ero semplicemente un profondo, buio e spaventoso dirupo che avrebbe portato giù con se tutto e tutti.

//Lo so, lo so.. Capitolo corto, in ritardo e forse fuori dagli schemi.
Ma servirà, questo capitolo giuro che servirà a capire qualcosa, ma non fatevi strane idee, può dire tutto come può non dire niente!
Beh... A prestissimo mie care lettrici.
PS: potete lasciare una stellina? Umh? Dai🤓❣

Ghost. ||njh||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora