Thirteen

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Era ormai passato un mese dall'ultima volta che Niall si fece vivo.

Più i giorni​ passavano, più capivo che, probabilmente  a casa non ci sarebbe tornato; avevo perso ogni speranza di trascorrere la mia vita accanto a lui, di poter crescere nostro figlio insieme, era tutto finito, un brutto incubo da cui non mi sarei mai svegliata.

Trascorrere i propri giorni nella speranza di poterlo vedere entrare dalla porta di casa era frustrante.

Non c'era conforto, non esistevano parole che fossero in grado di farmi sentire meglio, lui non c'era, e questo bastava per impedirmi di andare avanti.

-Bastardo, non voglio più vederti!- piansi, lanciandogli addosso la prima cosa che mi era capitata in mano.
-Ev, ti prego...- cercò di schivare il portafoto, che finì a terra, frantumandosi.
-Nel nostro letto...- mi lasciai cadere ai piedi della porta.
Lui rimase fermo accanto alla scrivania, con gli occhi puntati a terra, lucidi e cupi allo stesso tempo.
-Ero ubriaco- sussurrò, asciugandosi una lacrima sulla guancia.
-Mi fai schifo- commentai, senza riuscire a guardarlo.
Mi alzai, camminando verso di lui.
-È finita, Niall.-
Non ci fu neanche mezza parola da parte sua, e questo mi fece capire molte cose.
L'unico suono dentro quella stanza fu il ticchettio del mio anello che toccò il legno del comodino.

Uscì da quella porta, senza farsi vivo per giorni, per poi inondarmi di messaggi e chiamate.
Stare così lontana da lui mi faceva morire, non dormivo più, non mangiavo, avevo in mente solo le immagini di lui con un'altra, e tutta la nostra relazione mi piombava in testa ogni notte mentre cercavo di prendere sonno.
Ero io? Non ero abbastanza, o aveva bisogno d'altro?
È difficile cercare una risposta quando la sua giustificazione era stata l'alcool.
Forse, semplicemente, si era stancato di me.

Non passò molto tempo prima di rivederlo, fuori casa, con la stessa persona con cui era stato nel nostro letto, dove io non ci avevo messo più piede.
Aver incrociato il suo sguardo mi aveva fatto capire quanto lui potesse meritare il meglio, è quel meglio, forse, non ero io.
Perché purtroppo è vero, amare una persona significa avere il coraggio di lasciarla andare, se le cose non vanno come devono, e il mio amore per lui, nonostante tutto, era qualcosa di troppo grande per far sì che ci facesse del male.
Per questo ignorai le sue chiamate e i suoi messaggi, è sempre per questo motivo non corsi da lui che continuava ad appartenermi anche se lontano da me.
Però, appena tornai a casa, pochi secondi dopo essermi seduta sul divano sentii bussare al portone, mentre io navigavo nelle mie stesse lacrime, aprii la porta, e quell'uomo che amavo tanto era davanti a me, dopo giorni, settimane, ore che desideravo semplicemente aprire la porta e sentirlo mio, sentire che lui era lì per me è che non se ne sarebbe andato per nessuna ragione al mondo.
«Io... io ho provato a non pensarti, ho provato a lasciarti in pace e a vedere altre persone, ma io ti amo, piccola, ti amo troppo per lasciarti andare, anche se ti faccio soffrire -sussurrò, davanti a me, mentre le goccioline di pioggia scendevano sul suo viso, mescolandosi con le poche lacrime che contornavano le sue guance- so che suona terribilmente egoista, ma se anche tu mi ami, so che saprai perdonarmi.»
Io piansi, senza dire niente, il mio silenzio e il mio sguardo gli bastarono per capire che lui, era la sola persona che volevo varcasse la porta di casa mia, l'unico uomo che avrebbe mai potuto varcare ogni minimo centimetro del mio cuore.

...

«Horan torna a casa, e noi non sappiamo nulla dell'accaduto, io sono senza parole» Channing, infuriato, urlava contro la sottoscritta, facendomi sussultare.

«Allora, Evelyn, torniamo calmi... qui io ho qualcosa -l'uomo tolse fuori una busta- qui dentro c'è un video di sorveglianza che mostra chiaramente tuo marito mentre da una busta a due uomini, uno è stato riconosciuto, è tuo padre.»
«Vorrei vedere il video» sussurrai.

Fissavo mio marito, di spalle andare verso due uomini.
In mano teneva il suo borsone da golf, nell'altra una busta, simile a quelle che utilizzava per pagare le bollette e spedire assegni.
Sbiancai, notando mio padre, con accanto lui, Ethan.

Salve a tutte, sempre se c'è ancora qualcuno a leggere... sono tornata, anche se la mia decisione era quella di cancellare la storia, ho deciso di continuarla, perché diciamolo, ci sono affezionata, le idee continuano ad esserci, e spero ci siate anche voi🤔
Spero che il capitolo vi piaccia, tra poco ci sarà qualcosa di DECISIVO, chissà se il nostro Horan riuscirà a tornare a casa!

Vi mando un bacio, spero di vedere qualche visualizzazione e magari qualche commento, vorrei sapere cosa ne pensate.
Stellinate pure🌝

A presto, EV.

Ghost. ||njh||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora