Aprii lentamente gli occhi, richiudendoli immediatamente non appena la luce colpì le mie iridi azzurre.
«Guardate chi s'è svegliato, ragazzi» sobbalzai appena la sua voce si fece sentire.
Mi alzai cautamente dal letto cercando di non disfarlo troppo e sbadigliai piano.
«Alzati da quel letto, hai dormito abbastanza» sbottò venendo verso di me.
«Non darmi ordini, cazzo!» di scatto mi alzai sbraitando.
«Che hai detto? Ripetilo e la testa di tua moglie salta in aria» appena nominò lei rimasi zitto, non perché non sapessi come difendere me, il problema era difendere lei da qui.
«Eccolo che rimane zitto, can che abbaia non morde, eh? Peccato che io mordo» ghignò, sedendosi su una sedia poggiata accanto al muro.
«È giunto il momento di esprimere un desiderio» continuò, con il solito ghigno sul viso che irritava ogni parte del mio corpo.
«Che vuoi dire?!»
«Non intendi rivedere tua moglie?»
«E dove sta la fregatura?» ridacchiai.
«È qui il bello: non c'è.»Rimasi in silenzio.
Per pochi secondi mi lasciai prendere dal panico.
Avevo bisogno di poterla vedere, poterla toccare, sentirla accanto a me.
Volevo vedere la sua pancia cresciuta a causa di mio figlio.
Volevo sentirmi a casa.
Natale si stava avvicinando, il solo pensiero di Ev sola a casa a piangere per me mi spezzava il cuore.«Cosa devo fare?»
Evelyn
Il mio settimo Natale: nessun regalo, mamma piange, papà urla, io sono chiusa nella mia cameretta mentre osservo il mio piccolo alberello addobbato con poche luci e alcuni fiocchetti rossi, come quello che portavo tra i miei capelli ricci per tenerli ordinati in vista dell'arrivo di Babbo Natale.
Per distrarmi andai vicino alla casa delle mie barbie, iniziando a sistemare i mobili di quella casa che ai miei occhi sembrava perfetta, con quello sfondo rosa e celeste, contornato da fiori.
Così misi tutte le mie barbie intorno al grande tavolo da pranzo, apparecchiandolo con tutto ciò che potesse servire.
Aspettai tutta la notte, nell'angolino della porta socchiusa, di udire qualsiasi cosa: un rumore, una voce, ma non sentii nulla.
Amavo il silenzio, sono sempre stata una bambina sola, quindi non mi disturbava, ma quella notte il silenzio mi fece piangere.Il mio diciassettesimo Natale: Quello fu il mio primo natale con lui, con Niall.
Mentre ancora eravamo semplicemente amici, durante il mio quarto anno di liceo.
Quello fu il natale migliore della mia vita.
Con lui, nella stanza del college in cui alloggiavo per l'Erasmus, a farneticare di cose assurde, aspettando la mezzanotte per scambiarci i regali.
Quella notte ci fu il nostro primo bacio, rimarrà sempre il mio preferito tra tutti quelli che ci diamo ogni giorno.Oggi ho ventidue anni e questo natale è il peggiore di tutti, neanche l'incubo di mio padre dietro la porta della mia camera può spaventarmi e rattristirmi che stare qui, sola, senza colui che amo di più al mondo.
E per un secondo non ci trovo più un senso, prepararmi per andare a casa dei nostri migliori amici, sola con qualcuno che aspetta entrambi, sia una mamma che un papà.
Per quanto lui possa essere assente in questo momento, io mi sento assente e distante il doppio, come se non stessi davvero vivendo la mia vita in prima persona, riuscendo a dimenticare ciò che conta, ciò che mi appartiene e ciò che mi spetta di fare.Così finisco di prepararmi, uscendo dal bagno con mille pensieri per la testa, mentre cerco le scarpe.
Per l'ultima volta mi guardo allo specchio, cercando di concentrarmi sul mio aspetto, per smetterla di sembrare la stracciona trasandata di sempre.
Il maglio rosso che indosso sembra quasi vecchio e rovinato, la renna che ha nel mezzo è a dir poco infantile, e i capelli che ho lasciato ricci mi fanno sembrare ancora una liceale ai primi mesi di scuola.
Rivoltante.
Infastidita e brontolante dalla fame continua mi incammino verso il garage, salendo in macchina per andare verso casa di Liam.Suono al campanello, e l'accoglienza è sempre delle migliori.
«Ev...» il sorriso smagliante di Liam con in braccio Kyle.
«Ciao Lee» ricambiai il suo sorriso, così entrambi c'incamminammo verso la sala pranzo, colma di persone.
Tutti quanti mi salutarono in coro.
Andai a sedermi vicino e Lou che con Andrew sulle gambe parlava con Zayn, che stava esattamente dall'altra parte del tavolo.
«Hei, signorina, come va?» mi diede un bacio sulla guancia, mettendo il braccio intorno alle mie spalle.
«Come sempre -sbuffai- grassa, stanca e affamata» lui si mise a ridere, senza controbattere.
Sophia entrò in sala con un grande vassoio, e io già iniziavo a sbavare.La cena andava tranquillamente, per così dire.
Mentre Harry sgridava Louis per aver rovesciato un'intera bottiglia di vino, che aveva gentilmente rovesciato sulle sue ginocchia, io pensavo a quanto si sarebbe divertito Niall in quell'occasione.
Perrie se ne stava zitta zitta, accanto a Zayn che non faceva altro che mangiare come un disperato.
Tutto l'amore che regnava in quella stanza era dovuto alla presenza dei piccoli Kyle e Andrew, che stavano a giocare con i cani di Liam.
Forse anche io avrei dovuto prenderne uno, ma a Niall non sarebbero sicuramente andati bene tutti quei peli per casa.
Sorrisi al ricordo del nostro primo cane, che per l'esattezza rimase per soli quattro giorni a casa nostra, andando subito dopo a casa di Perrie e Zayn, per via delle crisi di Niall.
«Bene ragazzi, io vado a prendere il coso che ha mandato Ev dall'Italia» Sophia si alzò, sorridendomi.
Troppi sorrisi quella sera.
«Soph, hai bisogno di una mano?» Perrie si alzò, seguendola.
Io con quella pancia non riuscivo neanche a legarmi le scarpe, figuriamoci a portare un tagliere con tre chili di carne dentro.
«Allora palloncino, quando arriva nostra nipote?» Sorrise Zayn, venendo a sedersi accanto a me, io poggiai il viso sulla sua spalla e ridacchiai per il soprannome.
«Spero presto, sto quasi perdendo il conto» sentii un piedino calciare nel mezzo della pancia, così presi la mano di Zayn e la misi su di esso.
«Cazzo, farà il calciatore» tutti scoppiarono a ridere, me compresa, ma in pochi secondi tutti rimasero zitti, dopo aver sentito il campanello suonare e il rumore di un piatto che si scagliava a terra.«Pez, come va?»
La sua voce non mi era mai mancata tanto se non in quel momento.
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Ghost. ||njh||
Fanfiction"Notizia dell'ultima ora: il cantante Irlandese degli One Direction, Niall Horan, disperso da ormai ventiquattr'ore dopo che il volo privato della sua band sparisce dalla torre di controllo senza lasciare alcuna traccia." Spensi la televisione. Smet...