3- My life now

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Appoggiai la mia mano sul vetro della finestra, per tenermi in equilibrio, mentre nell'altra stringevo una tazza di caffè bollente.
Non avevo dormito nemmeno quella notte. Ormai non dormivo più da mesi.
Inspirai l'aroma amaro della bevanda, prima di prenderne un sorso. Sentii la gola bruciare, mentre il sole cominciava a farsi largo tra il blu della notte.

Non sarei andato alla clinica prima delle nove, avevo tempo di andare a correre e magari provare a fare una colazione sostanziosa.

Ero dimagrito e questo lo sapevo, mi ero lasciato leggermente andare, mio fratello più piccolo Adam, diceva che ero un'altra persona, mentre Josh, quello più grade, credeva che avessi bisogno di parlare con uno psicologo, raccontandogli quello che avessi passato.
Al diavolo entrambi.

Infilai dei pantaloncini ed una t-shirt grigia scura attillata, adatta alla corsa. Presi la borraccia piena d'acqua ed insieme al mio iPod mi avviai verso la porta di casa.
Di mattina presto le strade erano più o meno sgombre, erano pochi i pazzi che si svegliavano presto come me, ed era o per lavoro, o per portare a passeggio il proprio cane.

Mi immersi nel centro città aumentando la mia velocità, per tenere il ritmo della musica che mi esplodeva nelle orecchie, così da spegnere il mondo circostante.
Inspirai ed espirai regolarmente, cercando di non pensare come avrei potuto colmare quella giornata. Non avrei fatto nulla di interessante, la mia vita non lo era più ormai.

Jeremy mi portava fuori la sera, perché era questo che facevano i migliori amici, ma ogni volta che accettavo finiva con il presentarmi qualche ragazza e, davanti al mio palese rifiuto, riusciva a rubarle lui qualche bacio.
Non mi interessava conoscere nessuno.

Perché farlo se sapevo già chi fosse la persona giusta per me?.

Aumentai di nuovo la velocità, per scacciare quei pensieri e distrarmi con la fatica.
La musica riusciva a darmi la carica necessaria e in poco tempo riuscii rientrare nel mio appartamento, dove feci una doccia e mi vestii per andare allo studio veterinario.

Per strada mi fermai a comprare qualcosa per la mia colazione ed un dolcetto anche per il mio povero assistente, ormai diventato vice veterinario, sempre che quel titolo esistesse.
Mi infilai nel mio ufficio alle otto, un'ora in anticipo, tutto era silenzioso.
Aprii gli scuri di tutta la piccola clinica ed accesi i computer dell'entrata, poi consultai l'agenda di quel giorno, ricordando così i vari impegni.

Avevo cominciato a lavorare il doppio, se non il triplo negli ultimi mesi, tutto pur di non rimanere da solo, tutto pur di non fermarmi a pensare alla mia vita privata, o alle mie vicende passate.

<<Sapevo che saresti arrivato prima>> sentii dire dalla voce del mio assistente. Alzai gli occhi dal tablet, dove vi erano scritti gli appuntamenti, e gli sorrisi leggermente, prima di allungarmi verso un sacchetto di carta ed allungarli il dolcetto.

<<Grandioso!>> esclamò. <<Non avevo fatto colazione, grazie Logan>> aggiunse Christopher.

<<Chissà come mai me l'ero immaginato>> commentai distogliendo definitivamente lo sguardo da quel tablet, appoggiandolo alla scrivania dell'entrata. <<Dovresti fare tre pasti al giorno almeno, non riempirti di quelle schifezze che mangi sempre>> lo stuzzicai.

<<Sei tu quello che mi compra i muffin al cioccolato, solo perché ti ho detto, non mi ricordo nemmeno quando, che non sono abituato a fare colazione>> rispose lui alzando le spalle, prima di addentare ciò che gli avevo portato.

<<E tu non sembri rifiutarli mai>> sorrisi scuotendo la testa. << Vado a preparami>> aggiunsi avviandomi verso il mio laboratorio.

Prejudices || come backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora