13- She needs time

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La folta chioma bionda di Gabrielle venne raccolta in una coda alta, liberando così il suo profumo fruttato che indossava ormai da anni. I suoi grandi occhi azzurri si fermarono sulla mia figura, pensierosi. Le avevo appena finito di racontare cosa mi avesse detto Logan la sera prima, mentre eravamo in un colorificio, alla ricerca di una nuova tinta da dare alla mia camera.

<<Tu cosa ne pensi?>> mi chiese, senza dirmi ancora quello che le passasse per la testa.

Stinsi le labbra davanti alla sua domanda, insomma le avevo raccontato tutto per avere dei consigli, non per farmi ancora più confusione in testa.
<<Cosa vuoi dire?>> affermai spazientita, prima di superarla e raggiungere alcune tinte sui toni chiari che avevo notato poco prima.

<<Gli hai detto che vuoi uscire ancora con lui>> disse seguendomi. <<Significa che vuoi in qualche modo ricostruire un certo tipo di rapporto no?>>.

Non la guardai e mi presi il tempo per pensare alle sue parole. <<Logan mi manca Gab>> sussurrai, iniziando a giocare con la lista di colori appesa sullo scaffale davanti a me. <<Ma mi ha fatto soffrire così tanto..>>.

<<Oh Hayley>> mi passò una mano sulla spalla per rassicurarmi. <<Tutti soffriamo per amore, chi più chi meno, sta a noi cercare di capire se ne vale la pena o no>> affermò guardandomi fiduciosa. <<Logan mi è sempre sembrato un ragazzo in gamba, se devo dirla tutta>> iniziò a dire guardandosi attorno, alla ricerca di altre tonalità di colore. <<E me ne hai dato la certezza dopo che mi hai raccontato tutta la faccenda che tenevate nascosta, insomma se lui è abbastanza intelligente da aver rischiato così tanto fino a adesso per riaverti..>>.

<<Rischiato?>> avevo perso il filo del suo discorso.

<<Sì>> annuì. <<Farsi avanti con te dopo che sapeva benissimo di averti fatto soffrire più di chiunque altra persona, ma tentare lo stesso, rischiando di ottenere solo il tuo odio>>.

<<Gab questo non lo chiamerei rischiare>> affermai scuotendo la testa.

<<Okay, okay, fermi tutti>> annunciò alzando le braccia in aria, con fare teatrale. Per fortuna attorno a noi non c'era nessuno. Si avvicinò velocemente. <<Sciogliti amica mia, lasciati andare e rischia, se è quello che vuoi, rischia>> ripeté l'ultima parola con troppa convinzione, prendendomi persino le spalle. Poi le lasciò scivolare sulle mie braccia. <<Lo ami ancora?>>.

Rimasi in silenzio, non volevo rispondere a questa domanda, dopotutto eravamo entrambe a conoscenza della risposta. <<Avanti non hai alcun motivo per cui vergognartene>> sussurrò sorridendomi.

<<Sì Gab, lo amo ancora, come potrei non farlo>> dissi. <<Ma come faccio a perdonargli quello che mi ha fatto? Come faccio a perdonargli il modo in cui mi ha brutalmente allontanata?>>.

<<Tutto a suo tempo>> sorrise. <<Non forzare la mano, e poi qualcosa mi dice che nemmeno lui vorrà correre>>.

Rientrai in appartamento per le quattro, con un paio di secchi colmi di colore per la mia camera e la testa che pulsava leggermente. Abbandonai tutto in entrata dirigendomi velocemente in cucina, dove presi qualcosa per farmi passare il dolore.

Dopo l'incidente avvenuto in quella casa al mare, soffrivo di emicrania. Il dottore mi aveva avvertita, dicendomi che ci avrei dovuto fare l'abitudine, ma la cosa riusciva a spazientirmi e basta.
Questo era uno dei tanti problemi che quell'avventura mi aveva regalato oltre a incubi, altri dolori fisici e alcuni piccoli disturbi psicologici.

Prejudices || come backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora