18- Mr & Miss

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<<Fammi capire>> ripetei, osservando gli occhi chiari di Logan. <<Vuoi portarmi a Sydney con te per farmi conoscere tuo padre?>> domandai per la millesima volta.
Ci eravamo svegliati da poco e volevo essere sicura che non stessi ancora dormendo, date le assurdità che stava sparando.

Logan si alzò dal mio letto recuperando da terra i suoi boxer. <<Esatto>> mi osservò divertito. <<Sei spaventata eh?>> rise.

Spalancai gli occhi. <<Soaventata?>> scossi la testa. <<Sono terrorizzata Logan>> lo corressi. <<É lo stesso uomo che ha remato contro la nostra relazione fin dagli inizi, dalla prima volta che sei andato a Sydney a parlargli di me e ti ha detto di lasciarmi perdere..>> era un ricordo lontano degli inizi della nostra relazione, quando Logan aveva cercato di allontanarmi per seguire il volere del padre, ma non ci era riuscito.

<<É per quello che ti voglio con me>> si lasciò ricadere sul mio letto, avvicinandosi. <<Voglio che ti veda nello stesso modo in cui ti vedo io, o almeno ci provi>>.

Scossi di nuovo la testa. <<Ho lavorato per tuo padre Logan, non sembrava un uomo capace di ammettere i propri errori>> sussurrai distogliendo lo sguardo.

La sua mano mi prese delicatamente il mento, facendomi voltare. Il suo sorriso gli fece comparire la fossetta che tanto amavo. <<Che importanza ha?>> chiese. <<Io ti amo, voglio solo che lo capisca, può tenermi il broncio per il resto della vita, non mi interessa, l'importante è che creda nella sincerità dei nostri sentimenti>>.

<<Non ti credo>> affermai. <<Non ci credo che non ti importi di come reagirà lui, se non volesse più parlarti? Andiamo Logan è tuo padre, non il primo che passa>>.
Gli occhi del veterinario si velarono di ombre, ombre che non conoscevo, ombre che non avevo mai visto. <<Non puoi chiamare padre un uomo a cui non importa della tua felicità, a cui non è mai importato in realtà>> si allontanò di nuovo da me, afferrando i suoi occhiali da vista, li indossò mentre andò verso la finestra per alzare la tapparella, facendo entrare la luce del mattino.

<<Non è giusto>> mi lasciai sfuggire. <<Non è giusto che ti tratti così, insomma non è possibile che non sia nemmeno un poco orgoglioso di suo figlio, dovrebbe ess..>>.

<<Tesoro non conosci la mia famiglia>> mi fermò, senza voltarsi. Osservai la sua schiena liscia aprirsi durante un sonoro sospiro di Logan. <<Non siamo mai stati uniti, i Jefferson hanno la reputazione di essere degli uomini di ghiaccio e non credo che sia per il colore degli occhi>>.

Mi alzai da letto e lo raggiunsi. <<Se tu avessi il cuore di ghiaccio non avresti fatto di tutto per riavermi>> sussurrai, facendolo voltare. <<Non saresti un veterinario che salva delle vite, ma solo un uomo d'affari come tuo padre>> alzai una mano per accarezzargli una guancia. <<Logan tu non sei tuo padre, come non lo è Josh>>.

Il veterinario sorrise e piegò la testa sulla mia mano. <<Josh è tutto mia madre>> disse. <<Forse è per questo che è l'unico in grado di sopportare mio padre>> scherzò, prima di avvolgermi il collo con le sue braccia.

<<Comunque verrò, se è questo che vuoi>> decisi. <<Ti dimostrerò che non è vero che i Jefferson hanno un cuore di ghiaccio>> aggiunsi sorridendogli.

Logan sbuffò prima di ridere. <<Se intendi far sciogliere quello di mio padre allora buona fortuna, non sono nemmeno sicuro che lo abbia un cuore>>.

Scivolai dalla sua presa e gli colpii piano il petto. <<E piantala>> dissi sorridendogli. <<Ci penso io ti ho detto>> risposi con testardaggine.

Prejudices || come backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora