46.Come una seconda madre.

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La serata con Simone era scorsa molto bene, mi ero divertita molto al luna park.Per una serata era riuscito di nuovo a farmi sorridere, avevo anche scordato che qualcuno aveva curiosato nel mio computer.Roba da pazzi.Peccato che qualcos'altro occupasse sempre i miei pensieri, qualcosa mi distraeva dalle cose belle che la vita cercava di porgermi.Quella cosa, anzi persona, era proprio Lio.Avevate presente quando avvertivo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco?Quella sensazione strana che mi portava a pensare che qualcosa sarebbe successo, che mi avvertiva, mi diceva di stare sull'attenti.Ecco, quest'oggi la sentivo, ma non avevo idea del perché.

Il pomeriggio era appena arrivato, avevo terminato pranzo e non avevo idea di che cosa fare.Il difetto dell'estate era che a volte non sapevi che cosa fare durante la giornata.Mia madre era al piano di sotto che scriveva una pila di biglietti per non so cosa, forse per il suo lavoro mentre mio padre come ogni giorno era a lavoro.Un mercoledì più noioso di questo non poteva esserci.Alzai le gambe fasciate dagli shorts neri sportivi e osservai i miei piedi coperti dai calzini viola, o Violet come diceva la mia compagnia di classe Nicole.Avevamo creato una sorta di fissa per il colore viola.I calzini dello stesso colore del soffitto della mia camera.

«E se cambiassi la disposizione dei mobili nella camera?»pensai ad alta voce.

Non mi dispiaceva l'idea e decisi di passare il tempo immaginando la disposizione diversa, il modo in cui spostare i mobili, anche questi ultimi da cambiare.Mi sarebbe piaciuto davvero tanto.Quindi per metà pomeriggio mi ero scervellata appiccicata al computer osservando il catalogo di mobili online.Desideravo tanto un letto ad acqua come la mia migliore amica perché era davvero comodo e ti sembrava di navigare sul mare.Questo era a mio vantaggio perché io amavo il mare, da impazzire.La giornata procedeva bene quindi, anche se la morsa che mi bloccava lo stomaco non voleva scomparire dal mio corpo.Andava tutto al meglio, che cosa doveva mai succedere?

«Elena?Puoi scendere un attimo?»sentii gridare da mia madre al piano di sotto.

Chiusi il portatile e il quaderno in modo che nessuno frugasse tra le mie cose aperte a quanto pare per i passanti nella mia camera e uscii dalla camera.Sempre osservando i miei calzini viola raggiunsi il salotto cercando mia madre che per sfortuna non riuscivo a trovare.Doveva essere fuori a quando pare.Uscii non facendo più caso ai miei piedi scalzi e camminai sull'erba del mio giardino vedendo mia madre seduta al tavolino fuori.

«Dimmi.»sospirai.

Alzò lo sguardo e mi scrutò per alcuni secondi poi sbottò «Non camminare scalza!»sbuffai passandomi una mano tra i capelli e aspettai che lei mi spiegasse il motivo per cui io ero qui.Stiles correva nel prato e non appena mi notò mi raggiunse scodinzolando.

«Devi portare a spasso Stiles.»mi ordinò.

Sbuffai prendendo il guinzaglio dal tavolo e il cane non appena notò l'oggetto tra le mie mani cominciò a saltare felice attorno a me.Come era dolce.Ridacchiai e corsi dentro casa per non farlo attendere troppo, dovevo prendere il telefono e le chiavi e infine indossare delle scarpe.Non sarei uscita di certo scalza.Legai il cane al guinzaglio per poterlo portare a spasso e salutai mia madre prima di uscire fuori dal cancello di casa mia.

Non avevo una meta precisa, ma potevo portarlo al parco per i cani dove finalmente era permesso loro di poter passeggiare tranquillamente senza disturbare.Potevo passare per la vecchia stradina ancora molto trafficata, ma comunque tranquilla e spaziosa per passeggiare.L'ultima volta che avevo portato a spasso Stiles era stato due settimane fa, la prima volta, e come tragitto avevo scelto una passeggiata semplice nel quartiere perché dopo sarei uscita con i miei amici e non avevo molto tempo da perdere.

Sinfonie e fuoco (INAI's series) (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora