Il mese passò in fretta e per una dolce ironia, il trentesimo giorno dalle loro convivenza, coincideva con il party che il padre di Tom aveva programmato per tutti i suoi dipendenti.
Rosie non voleva andare, sapeva che quel posto non le apparteneva, ma Tom la convinse, <<sarà divertente>> le disse.
Così andò in bagno. Si passò un dito sulla cicatrice che deturpava il suo corpo, ma non le importava di averla, era solo un segno in più, di come la vita aveva provato a piegarla e lei si era rialzata.
Passò le dita sulla pelle morbida e bianca.
Si lavò i lunghi capelli e decise di tagliarli; sola come sempre aveva fatto; fin sotto al seno, levando ben venti centimetri.
Con shampoo e balsamo erano lisci, così morbidi che ci passò le dite diverse volte mentre si guardava allo specchio.
Rosie non aveva mai avuto uno specchio, almeno non per tutto quel tempo. Lei si guardava nel riflesso dell'acqua o nelle vetrine mentre camminava, ma non in uno specchio così grandi e le fece strano osservarsi e non riconoscersi. Perché era cambiata. Non assomigliava più ad un senzatetto ma ad una donna in carriera e questo la disturbò, lei non voleva esserlo. Voleva essere quella ragazza che guardava le stelle la notte e non si sentiva sola; quella ragazza che si emozionava se trovava un big mac integro nell'immondizia; quella ragazza che non capiva i cartoni perché non aveva mai creduto nelle favole.
Era strano come Rosie non voleva essere Tom e come Tom non voleva essere Rosie.
Appartenevano a due mondi totalmente distanti. Talmente distanti che quando si incontrarono; collisero. Ed è per questo che ora erano intrecciati, e Rosie non poteva immaginarsi senza Tom e Tom non poteva immaginarsi senza Rosie.
Ma questa volta nessuno dei due lo ammise a se stesso.
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La Vagamondo
Short StoryFaceva male; più la guardava e più faceva male. Non credeva possibile questo dolore, un dolore così forte da lacerarlo dall'interno. Come aveva potuto lasciarla andare? Come? Si domandava.