Il sole entrava dalla grande finestra costringendola a chiudere gli occhi. Li riaprì nuovamente ma la luce bianca la costrinse a chiuderli ancora. I piccoli raggi di luce filtravano tra le lunghe ciglia.Rosie inarcò leggermente la schiena per stiracchiarsi ma il dolore la bloccò.
Tornò ferma e ancora ad occhi chiusi, ebbe timore di quel che ascoltò: il silenzio.
Era abituata all'abbaiare dei cani, al clacson delle macchine, alle urla delle persone, al gocciolare dell'acqua che scendeva giù per la grondaia; ai passi rumorosi e pesanti; al rombo delle moto.
Questo silenzio era irreale e la portò in uno stato di angoscia, conformandole la lontanaza dal suo mondo.
<<Buongiorno>> la voce profonda e roca di Tom appena sveglio, la obbligò ad aprire gli occhi.
Mise a fuoco il corpo del ragazzo di fronte a lei. Portava una camicia aperta che lasciava intravedere il suo petto scolpito e i pochi peli che lo adornavano rendendolo ancor più uomo. I capelli era scompigliati e gli ricadevano sulla fronte. Aveva delle leggere occhiaie ma gli donavano.
<<Hai dormito bene?>> le domandò Tom sorridendo, per prenderla in giro; perché lui non poteva immaginarsi a dormire per terra, ma per Rosie, quel parquet riscaldato e quella grande finestra, erano un lusso, più di quanto sarebbe stato un letto in una camera buia. Ma Tom questo non poteva comprenderlo.
Tom si accostò alla ragazza, <<vieni ti aiuto ad alzarti>>. Le tolse la coperta che la sera prima gli aveva messo addosso. Gli passò il braccio destro dietro la schiena posizionando la mano tra le scapole. La mano sinistra le accolse la nuca, mentre Rosie tese le braccia verso il collo di Tom. La tirò su, da prima seduta. Un grosso e sonoro sospiro lasciò le labbra carnose di Rosie. <<Pronta?>> le domandò, lei annuì. Allora la tirò a se e si mise in piedi. Il dolore era talmente forte che per non urlare si morse le labbra con forza. Aumentò la presa sulle spalle di Tom mentre nascose il viso tra la clavicola e il collo del ragazzo.
Lo teneva stretto, aveva paura a lasciarlo andare. <<Ok>> sussurrò Tom. Delicatamente allentò la presa portando le mani sui fianchi di Rosie per mantenerla in equilibrio. Quando poté lasciarla, le portò la sedia a rotelle e la mise seduta.
<<Grazie>> sorrise Rosie.
Tom non aveva mai fatto una cosa del genere e si domandò perché con lei le fosse venuto così naturale.
La portò verso la cucina, ma il bancone era troppo alto, così le diede un vassoio da poggiare sulle gambe.
<<Ci sono delle regole>> disse Tom tornando ad essere lo stronzo e presuntuoso ragazzo che per qualche motivo, quando c'era Rosie, si perdeva.
<<Per questa notte hai dormito per terra, ma non può continuare. Devi dormire nella tua camera. La sera ho degli ospiti; la maggior parte delle volte; quindi vorrei che tu non uscissi dalla tua stanza. Comincerai a lavorare quando ne sarai in grado e te ne andrai tra un mese; meglio che tu lo sappia subito>>.
Rosie guardò Tom, <<vogliamo metterlo per iscritto>> disse prendendolo in giro. Tom rimase serio, ma quando si girò per prendere il latte, gli angoli delle labbra si articolarono in un leggero sorriso.

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La Vagamondo
Historia CortaFaceva male; più la guardava e più faceva male. Non credeva possibile questo dolore, un dolore così forte da lacerarlo dall'interno. Come aveva potuto lasciarla andare? Come? Si domandava.