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La luce del sole entrò dalla finestra svegliandomi controvoglia.
Arricciai il naso e strizzai gli occhi, non ancora pronta per iniziare la giornata.
Un braccio mi circondò la vita sentii il respiro di qualcuno sul mio collo.
All'inizio mi allarmai, poi pian piano ricordai gli avvemimenti avvenuti quella notte.
Un sorriso si dipinse sul mio volto, mentre mi voltavo e abbracciavo Charles, appoggiando la testa sul suo petto.

<< Buongiorno.. >> la sua mano si spostò sui miei capelli, accarezzandoli.

<< Buongiorno.. >> tenni gli occhi chiusi, non volevo alzarmi, volevo starmene a letto.

<< Rachael, devo andare.. >> mormorò serio, anche se capii che non voleva andare neanche lui.

<< Lo so, ma rimani solo ancora cinque minuti.. Per favore.. >> era inutile opporsi, sapevo che era costretto ad andare, e non potevo fermarlo, sarei voluta andare anch'io con lui.

<< Solo cinque minuti. >> mi ammonì scherzando, ridacchiai lasciando un bacio sul petto.

Con un dito passai sul suo addome, passando poi sulla spalla e scendendo sul braccio, godendomi il momento finché sarebbe durato, fino a quando una domanda fece capolino nella mia mente.

<< Quando te ne sei reso conto? >> 

<< Il giorno che ti stavamo portando in ospedale, in macchina. Ho avuta così tanta paura di perderti quel giorno, Rachael.. >> mi strinse di più a se, come se non volesse lasciarmi andare da nessuna parte. Alzai lo sguardo e lo guardai in quei occhi fantastici, in quel momento tristi, pieni di preoccupazioni.
Poggiai le mie labbra sulle sue, per rassicurarlo, e la cosa funzionò.

<< Non me ne vado da nessuna parte, stai tranquillo. >> mormorai senza annullare le distanze.

<< Rachael.. É ora.. >> gli diedi un ultimo bacio, mi allontanai e lo guardai mentre si alzava e raccoglieva i vestiti della sera prima, passandomi gentilmente i miei.

Non appena ci fummo vestiti ed esserci dati una sistemata in bagno, uscimmo dalla stanza, ci dirigemmo verso il laboratorio di Hank, dove lo stavano aspettando gli altri. Potei notare che in quel momento Raven non era nella sua solita forma, bensì era blu. Mi ripromisi che le avrei parlato.
Attaccato alla porta vi era un biglietto, ma non lo lessi, aprii direttamente la porta e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta. Il laboratorio era tutto sottosopra, i tavoli erano rovesciati, tutti gli attrezzi da laboratorio oramai rotti e, in fondo alla stanza vi era un baule grigio. Il baule grigio.

<< Che diavolo é successo? >> domandò Erik, non ricevendo risposta, perché nessuno ne aveva idea.

Charles si addentrò per primo in quel caos, seguito da tutti noi.
Non appena fummo tutti davanti alla cassa ci passò una mano sopra, per poi aprirla. Al suo interno, come avevo immaginato, vi erano situate le tute per la missione progettate da me.

<< Dobbiamo proprio metterle? >> chiese Havok, beccandosi uno sguardo fulminante dalla sottoscritta.

<< Ci ho messo giorni per farle, quindi vedi di metterla. >> lo ammonì, puntandogli un dito contro.

Annuì spaventato. Mi avvicinai alla cassa e presi le tute una ad una, passandole ai proprietari. Esse non erano uguali, ma si adattavano ai loro poteri. Per esempio, quella di Sean aveva le ali, in modo che quando urlasse le onde ultrasoniche lo facciano volare.
Andarono tutti quanti a cambiarsi, io andai a fare compagnia alla mia amica, visto che si cambiava in una stanza a parte.

<< Allora.. >> lei si voltò verso di me, prestandomi la sua attenzione << Non mi devi dire niente? >> lei si lasciò scappare un sorriso mentre si tolse la gonna e iniziò ad infilarsi la tuta.

Un Mare Di Pensieri (X-MEN)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora