<< Spiegami il motivo. Sei la mia migliore cameriera. >> prostestò visiblimente Bob mentre finiva di asciugare dei bicchieri. Era un omone, senza capelli e con gli occhi grigi, poteva incutere paura, ma era buono come il pane.
<< Per motivi personali, te l'ho già detto. >> affermai incrociando le braccia. Mi ero affezionata a lui, ma non potevo lavorare, Charles aveva bisogno di me e volevo essere a sua completa disposizione ventiquattro ore su ventiquattro.
<< Non é per me, vero? Ho fatto qualcosa di sbagliato? >> si passò una mano sulla testa ormai calva, posò lo strofinaccio sul bancone e fece il giro, venendo vicino a me.
<< Assolutamente no. >> precisai. Mi passai una mano sugli occhi e sospirai, decidendo di dirgli la verità. << Il mio ragazzo ha subito un incidente e voglio stargli vicina il più possibile. É per questo che voglio lasciare il lavoro. >>
Si portò una mano sulla bocca, mangiandosi le unghie: lo faceva quand'era nervoso, quando doveva prendere una decisione difficile. Mi sistemai la borsa sulla spalla, pregando che acconsentisse alla mia scelta. Quando annuì ricominciai a respirare, non mi ero resa conto di aver trattenuto il respiro, e lo abbracciai. All'inizio si irrigidì, lasciandosi poi andare e ricambiando il gesto.
<< Lasciami l'indirizzo, così poi ti spedisco la paga. >> mi avvicinai alla cassa, presi carta e penna e scrissi l'indirizzo.
Graymalkin Ln, Westchester County 1407 North Salem, NY 10560.
<< Jimmy non ne sarà felice. >> affermò ridendo.
<< Se ne farà una ragione. >> risposi nello stesso tono, porgendogli il foglietto. Jimmy era un cliente abituale, ogni sera lo trovavi in questo bar a bersi la sua birra. Nessuno sapeva nulla su di lui, eccetto la sottoscritta: era un tipo burbero, ma se lo trattavi con rispetto era anche simpatico. Era canadese, aveva avuto dei problemi con il fratello e si era trasferito a New York qualche mese prima di me, per ricominciare. Era uno dei pochi amici che mi ero fatta non appena mi trasferii.
Salutai un'ultima volta Bob e uscii dal locale, salendo su una delle auto di Charles, diretta a casa.
Fuori faceva abbastanza freschetto, gli alberi oramai avevano perso tutte le foglie, pronti al freddo inverno.Era ormai un paio di giorni che Alex e Sean se n'erano andati. Se dicessi che non mi sarebbero mancati mentirei. Oramai mi ero abituata a stare con tutti loro, ma era giusto che tornassero dalle loro famiglie.
Hank, invece, rimase alla villa, intento a trovare una formula inversa, aiutanto anche nel tenere in piedi la dimora.
Charles era distrutto, passava giornate intere nella sua stanza o nello studio, ogni tanto si sentivano dei rumori, ma voleva rimanere da solo. Un paio di volte sentimmo degli urli, ci precipitavamo nella stanza lo trovavamo per terra, probabilmente caduto, ma non voleva che lo aiutassimo.
Non mi resi conto di essere arrivata: scesi dall'automobile e, non appena varcai la soglia, sentii un gran trambusto.
Curiosa, mi incamminai per i corridoi, trovando con mia grande sorpresa i due uomini che facevano avanti e indietro.<< Che sta succedendo qui? >> entrambi si voltarono e Charles venne verso di me.
<< Rachael! Meno male che sei arrivata, abbiamo un sacco di lavoro da fare! >> nei suoi occhi vi era una scintilla che non vedevo da giorni, e le sue labbra avevano un sorriso che avrebbero potuto contagiare chiunque.
<< Vuole aprire una scuola per mutanti. >> spiegò in poche parole Hank.
<< Voglio che questa casa diventi un luogo dove quelli come noi si possano rifugiare e imparare a controllarsi. >> chiunque avrebbe potuto vedere la felicità con cui parlava di questo.
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Un Mare Di Pensieri (X-MEN)
Fanfiction"STORIA SOSPESA" Dal Capitolo 2: Charles tolse la mano e mi guardò, sperando in qualche mia reazione. > > mormorai. Non ne ero convinta, l'uomo ha paura di ciò che non conosce. Semmai avessimo fermato Shaw questo non voleva dire che non avremmo più...