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1960

Stavo percorrendo i lunghi corridoi dell'università di Oxford alla ricerca del mio ragazzo.
Quella mattina avevo scoperto che dovevamo pagare l'affitto del nostro appartamento, ed eravamo in ritardo. Se l'avessi saputo prima sarei andata a pagarlo, ma qualcuno non mi aveva detto niente e non aveva dato la sua parte. Era da tre mesi che pagavo solo io tutto quanto, e mi ero stufata.
Chiesi ad un paio di ragazzi se per caso l'avessero visto, ma niente.
Inciampai nei miei piedi, rischiando di prendermi una storta.

Maledetta me, proprio i tacchi alti dovevo mettere oggi!

Quando lo trovai - finalmente - quello che vidi non mi piacque per niente. Le sue labbra erano attaccate a quelle di una ragazza dai capelli biondi, e non c'era niente di casto in quel bacio. Mi avvicinai a passi spedito dai due, con la rabbia a mille, e, appena mi schiarii la voce, Trevor si staccò velocemente colto di sorpresa.

<< Oh.. Ehm.. Rachael! >> balbettò passandosi una mano fra i capelli neri << Tu cosa ci fai qua? >>

<< Ero venuta per chiederti i soldi per l'affitto, ma mi sa di aver interrotto qualcosa! >> commentai leggermente arrabbiata.

<< Ehm, si.. Te lo volevo dire.. >> mise un braccio intorno alla bionda e poi si rivolse di nuovo verso di me << Lei é Christine. Mi dispiace Rachael. >>

Non essendo una stupida, non ci misi molto a fare due più due. Non avrei pianto, non gli avrei dato quella soddisfazione. Non mi sarei mostrata debole davanti a lui.

<< Sei un infame. >> borbottai arrabbiata.

Non solo mi aveva lasciata, ma me l'aveva presentata mentre mi piantava. Gli tirai un ceffone, facendo girare la maggior parte delle persone presenti, e poi me ne andai.
Mentre mi allontanavo sentii una strana sensazione propagarsi in tutto il mio corpo, non so dire di cosa si trattasse. Tirai un urlo pieno di rabbia e frustazione, e una specie di scossa fece traballare tutto il piano.
Mi fermai per vedere se tornasse, ma niente.

Sarà una mia sensazione.

Continuai per la mia strada infuriata, ma ad un certo punto sentii un'esplosione e delle urla provenire da dietro di me.
Mi voltai e vidi un enorme buco sulla parete a sinistra. La cosa peggiore era che le pareti continuavano a spacciarsi e da esse fuoriusciva molta acqua.
Terrorrizzata, incominciai a correre più veloce che potei, sbattendo contro gli studenti che facevano lo stesso, fino a ritrovarmi nei cortili dell'università.
Stanca di quegli orribili tacchi, me li tolsi e continuai a correre senza una meta precisa, volevo solo andarmene da tutto ciò.
Dovevo sembrare una pazza - da come mi guardava la gente -, ma non m'importava. Se anche loro fossero state lasciare dal loro partner e avessero visto quello che é successo in quella scuola, sarebbero anche loro come me.
Riconobbi il parco dell'università, perciò decisi di dirigermi sulle sponde del Water Eaton.
Tirai un sospiro di sollievo appena vidi il corso d'acqua con i miei occhi. Mi avvicinai ad esso, mi sedetti sul praticello verde e immersi i piedi al suo interno, ripensando a tutto quello che mi era successo in quella mattinata.
Quel verme mi aveva presentato la sua nuova ragazza mentre mi stava lasciando. Questo pensiero mi fece salire un moto di rabbia e tristezza contemporanemente. Delle lacrime uscirono dai miei occhi, diventando pian piano un vero e proprio pianto liberatorio.
Mi vennero in mente tutte le carezze, i baci, gli abbracci, le notti trascorse insieme, le cene romantiche, le passeggiate, i battibecchi, gli scherzi... Tutto quanto.

Mi ha solo presa in giro.

Le lacrime di tristezza si trasmorarono in lacrime di odio.
Tirai un urlo pieno di rabbia, ed accadde una cosa che non mi sarei mai aspettata. Balzai in piedi spaventata per quello che avevo appena visto.
L'acqua continuava ad alzarsi, come se fosse sotto il controllo di qualcuno. Mi avvicinai lentamente, incuriosita da quella specie di fontana naturale. Cautamente ci avvicinai la mano ed essa, come per magia, si avvicinava a me. Ci vollero due secondo prima che l'acqua iniziasse a fluttuare intorno a me, e ne restai ammaliata. Provai a muovere un braccio verso destra, come per indicarle una via, e lei eseguì l'ordine. I miei occhi s'illuminarono a quella vista: riuscivo a controllare un elemento naturale, era una cosa magnifica.
Però, nella mia mente comparve una domanda a cui non seppi rispondere.

Un Mare Di Pensieri (X-MEN)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora