Alba e Cemento

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Quella notte Sam non aveva chiuso occhio. Uscì dalle sue stanze all'alba per andare a correre nel grande giardino del castello.
Si mise dei pantaloni lunghi e leggeri mentre sopra una felpa pesante, dato che faceva ancora abbastanza freddo. 

Cominciando a correre, iniziarono a prendere forma i suoi pensieri.
Per l'ennesima volta si era mostrato debole... si era fatto intimorire da Arrobyn, e questo proprio non poteva sopportarlo. Quell'uomo lo conosceva troppo bene, talmente tanto da capire che il controllo del corpo di Sam non era più suo ma più probabilmente di Arrobyn. Lo aveva in pugno; quell'uomo conosceva ogni sua debolezza, sia fisica che psicologica. Sam non era mai riuscito ad ingannarlo o a nascondergli i suoi sentimenti... e pensare che Arrobyn aveva tentato in diversi modi di renderlo apatico. Lo aveva sottoposto a prove (spesso terribili) proprio per abituarlo a concepire il dolore causato agli altri come la cosa più naturale al mondo. Gli aveva insegnato diverse tecniche di tortura per aver in mano il potere di infondere sofferenza e quindi di estrapolare informazioni dalle sue cavie. Notti intere aveva cercato di renderlo neutrale davanti agli urli delle persone che soffrivano, ma Sam non lo poteva accettare e non lo avrebbe mai fatto. Era troppo diverso dagli altri assassini della Gilda e quasi sempre la sua parte umana era più forte di quella animale.
Non che Arrobyn non fosse in grado di rendere le persone apatiche! Infatti vi era riuscito eccellentemente con Celaena, tanto da renderla fredda e spietata in ogni sua missione, persino se avesse dovuto sterminare di migliaia di persone innocenti. Lei sarebbe stata persino capace di guardare una persona morirle davanti gli occhi...

Sin dai primi giorni in cui Sam era entrato nella Gilda, Arrobyn ripeteva come i sentimenti sono in grado di offuscarci la mente, di come ci rendono impulsivi, vulnerabili e spesso sono proprio loro l'arma più potente per ferire qualcuno.
Per Sam questo concetto era davvero difficile da apprendere a pieno: non capiva come  qualcuno potesse rendersi invincibile disinteressandosi alle conseguenze delle proprie azioni.

Si fermò ormai a corto di fiato. Cercò di rallentare il suo respiro, influenzato dalla corsa e dal nervosismo, causato dai suoi stessi pensieri. Si stese sull'erba fresca e alzò lo sguardo verso il cielo.
Davanti a sé vide due cose: una bellissima alba e le mura del castello che non la mostravano a pieno.
Vide il desiderio dell'alba di poter sovrastare quella muraglia fatta di un materiale assolutamente diverso da lei, più pesante e scuro.

Sam si sentì attanagliare da una improvvisa stanchezza... stanchezza che non gli permetteva di lottare come quell'alba  che invece, ogni giorno, sapeva prevalere e vincere sopra a quelle terribili mura. Non si sentiva libero ma solo oppresso da quell'orribile uomo che ha sempre tentato di portarlo verso il fondo e  verso l'oscurità, proprio come faceva quel muro.

~ ♤ ~

Poco dopo tornò nelle sue stanze, si fece una doccia e iniziò a vestirsi per  l'allenamento che avrebbe dovuto continuare con Sarah. Era davvero preoccupato... come avrebbe fatto ad addestrare quella ragazza in così poco tempo? Si, si era allenato con lei solo una volta, ma aveva capito che non sarebbe bastato spiegarle come tenere una spada in mano e del semplice esercizio. Era come se lei non avesse ancora ben capito cosa volesse dire essere un assassino!

Bussarono alla porta e lui attraversò il salotto per andare ad aprirla. Ad un passo da essa si aprì velocemente e gli finì bruscamente sul naso, facendogli uscire un gemito di dolore. Sarah era entrata nella stanza. 

"Sam, ciao sono venuta prima per veder... Oh no ma stai sanguinando! Cosa ti è capitato?! Fai a botte già di prima mattina? Aspetta dai, ti aiuto io..."

"Stai lontana da me e non provare ad avvicinarti un'altra volta!!!"

"E sei pure di pessimo umore per quanto vedo... Bene! Non vedo l'ora di iniziare l'allenamento" disse Sarah, forzando un sorriso. Sam intanto non la stava più ascoltando ed era andato in bagno, cercando di fermare il sangue. Quella ragazza... era assurda. Probabilmente lo avrebbe ucciso lei prima ancora di partire per la missione, così almeno non avrebbe più dovuto preoccuparsi di prepararla...

"Allora, quali sono i piani di oggi?" continuava a chiedere Sarah, ancora in salotto.

Sam tornò da lei ripulitosi dal sangue: "Oggi si corre"

"Va bene. In quello sono brava" Sam le tirò una occhiataccia, come se non credesse ad una sua  parola "Ehi sono seria! Forse è l'unica cosa che so fare, sai com'è! Quando devi consegnare nel minor tempo possibile dei messaggi, la velocità è al quanto indispensabile!"

"Vedremo Fulmine... vedremo"

~ ♤ ~

"Ok mi hai ingannato" Furono le prime parole  di Sarah appena arrivarono nel grande giardino, dove Sam poco prima aveva corso, all'alba.  Questa volta però non c'era solo la distesa  d'erba, ma anche tantissimi ostacoli di ogni genere. Sam aveva creato un percorso pieno di corde, ostacoli alti almeno 3 metri, bastoni, armi e fantocci da colpire con esse.

"Oggi il mio obbiettivo è la resistenza. Nel minor tempo possibile, dovrai affrontare ogni ostacolo eccellentemente. Se ne fallirai anche solo uno o ti arrenderai davanti ad esso, dovrai ricominciare da capo."

"Ma non ce la farò mai! In palestra non riesco ad affrontare nemmeno uno di questi ostacoli singolarmente ed ora tu vuoi che li superi tutti contemporaneamente e senza mai sbagliare?! Questa trovata è geniale, davvero..." Sbuffò Sarah.

"Devo capire il tuo livello. Per ora non mi hai veramente dimostrato cosa sai fare ma ti sei sempre appoggiata a me, ai miei insegnamenti. Ora devi cavartela da sola, fammi vedere quanto vali Sarah e perché dovrei fiondarmi in una missione rischiosa fidandomi di te."

Sarah non capiva se ritenersi offesa o no... Sin dall'inizio lui l'aveva giudicata e ritenuta una fallita. Non vedeva nulla di buono in lei e questo la feriva. Lo capiva dallo sguardo freddo e distaccato che le riserbava ogni volta che la guardava. Lei da suo canto vedeva un verde profondo, si, ma allo stesso tempo spento. Avrebbe tanto voluto capire quel ragazzo e avrebbe voluto che lui vedesse qualcosa in lei! E che si potesse fidare, proprio come lui era disposto a fare se lei si fosse dimostrata all'altezza delle prove che lui le presentava davanti ogni giorno. Ma lei le avrebbe superate... una per una... e senza paura.

Spostò il suo sguardo dagli occhi del ragazzo al percorso davanti a lei. Notò che ogni ostacolo era fattibile ma veramente pesante, richiedeva molta forza e resistenza. Non si lasciò buttare giù e respirò profondamente.

"Pensi di farcela?" le chiese Sam affianco a lei. Sarah annuì "Bene, allora posizionati all'inizio del percorso." E così lei fece. "Iniziamo, parti quando vuoi."

Respirò a fondo un'ultima volta e lasciò che l'adrenalina le entrasse nelle vene e riempisse ogni parte del suo corpo. Fu così che iniziò a correre più forte che potesse verso quel campo minato.

Sam CortlandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora