Non mi trovo più nella macchina rossa di mio padre.
Adesso sono in un salotto in stile barocco. Una luce fioca entra dalle grandi finestre, e una donna è seduta sulla poltrona vicino al caminetto di mattoni. Sta ricamando mentre i lunghi capelli castani le ricadono sugli occhi, e così lei li rimette dietro le orecchie. Non riesco a vederle il volto perchè è seduta dandomi le spalle.
<<Mia signora, il compito è stato portato a termine come avevate richiesto.>>
Mi volto e un maggiordomo sta venendo verso di me, pochi passi e ci scontreremo. Inaspettatamente il maggiordomo mi passa attraverso, come se fossi una nuvola di fumo.
<<Ottimo Sebastiano, puoi andare grazie.>> Il maggiordomo fa un rispettoso inchino prima di andarsene.
Lo scenario cambia di colpo.
Adesso mi trovo in un bosco innevato, e gli alberi alti e sinistri producono rumori altrettanto sinistri quando il vento soffia crudele. Un uomo mi passa accanto, e anche lui sembra non accorgersi della mia presenza. Lo seguo e noto che sta tenendo un neonato contro il suo petto. Il piccolo sta piangendo e urlando disperatamente.
<<Presto sarà tutto finito.>> le rassicura l'uomo.
La neonata è piccola e alcuni capelli le stanno crescendo sulla testolina. Sento il rumore di acqua che scende, così capisco di essere vicina ad un fiume. Così è infatti. L'uomo si ferma sulla riva e da un ultimo sguardo alla bambina prima di gettarla nell'acqua gelida.
<<Noo!>> grido con tutta la forza che ho.
L'uomo guarda la neonata allontanarsi da lui, quasi con uno sguardo stanco e rassegnato.
<<Come ha potuto?!>>
L'assassino non sembra sentirmi, così torna sulla strada da dove è arrivato. Corro verso il fiume, ma proprio quando sto per entrare nell'acqua gelida, lo scenario cambia ancora.
Questa volta sono davanti ad un grande castello scavato nella roccia. Riesco a scorgere un albero sbucare dal centro del palazzo. Un paio di vessilli sono posti davanti al portone fatto di legno e pietre preziose. In vita mia non ho mai visto quel simbolo: una stella ad otto punte con all'interno una sfera argentea.
Lo scenario cambia ancora e questa volta mi trovo in un grande spazio nero come la pece. Una figura fatta di fumo mi si para davanti offrendomi la mano.
<<Vieni via con me.>> sento rimbombare.
Dalla voce capisco che è un ragazzo, e anche abbastanza giovane. Ha una voce profonda e lievemente roca. Sono più che sicura di non aver mai sentito una voce come questa in tutta la mia vita.
<<Puoi fidarti di lui.>>
Questa volta però la voce è di una donna. Ha un tono amorevole e mi sento incredibilmente sollevata, come se con quelle poche parole mi avesse alleggerito lo spirito.
Lo scenario cambia un'altra volta.
Adesso mi trovo davanti ad un cancello dorato. E' aperto, così posso vedere al suo interno. C'è solo una distesa di cielo celeste e blu notte, in lontananza si possono vedere dei piccoli puntini che brillano: le stelle.
Faccio alcuni passi e vi entro dentro. All'inizio volteggio in cielo, ma poi tutto diviene scuro e la felicità sul mio volto scompare. Sto precipitando nel vuoto.
Mi sento un angelo. Posso vedere la mia anima diventare nera come la pece. Sulla mia schiena sono comparse delle ali nere, che mi rallentano di poco la caduta.
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Questione di sangue: Experiment
ParanormalOrietur in tenebris lux tua. Come poter rivelare a tutti la tua vera luce, quando questa ti fa sentire sbagliata? Tutto è in equilibrio precario. La quiete illusoria. Il mondo adesso gira tutto intorno al sangue, che distrugge e confonde ogni cosa...