Potevamo arrabbiarci, potevamo litigare e mandarci a quel paese, ma quando arrivava la sera non riuscivamo a stare lontani.
Io e Cameron eravamo un turbinio di emozioni confuse. Lui aveva quel volto dolcissimo che nascondeva un cuore che forse non era poi così gelido e io, invece, forse ero troppo lunatica. Insieme saremmo stati una bomba atomica ma bisognava rendersi conto che ormai nessuno poteva dividerci.
Mi piaceva stare con lui e con Max, davvero come una famiglia. Anche fra le mura della clinica finivamo per stare bene. Io, dentro di me, lo sapevo che Max sarebbe stato bene e Cameron continuava a prometterlo. Sentivo di potermi fidare di lui, anche se era stato quello che era stato, voleva troppo bene a Max per mentire su una cosa del genere.
Avrei voluto urlargli contro parecchie volte nel corso dei giorni, le sue stronzate non smetteva di farle, ma poi lo vedevo sul ciglio della porta a fine giornata, con i suoi occhi stanchi e la sua postura perfetta, e non riuscivo a convincermi che quell'uomo mi avrebbe fatta impazzire.<<Le condizioni di Max sono stabili. Migliora giorno dopo giorno.>>
In un primo momento pensai di averle sognate quelle parole. La mano di Cameron stringeva la mia e Montgomery quel giorno parve pure sorridente, per la prima volta. Tirai un respiro di sollievo prima di guardare l'espressione di Max. Sembrava aver capito. Mi sorprendeva sempre l'intelligenza di quel cagnone così dolce e forte allo stesso tempo, lui capiva davvero cosa stava succedendo e restava lì, a guardarci con quegli occhioni languidi e ti scaldava il cuore solo avvicinandosi a te. Quando guardavo lui e Cameron sentivo di essere davvero a casa.
<<Quindi quando potremmo portarlo a casa?>> chiese Cameron mentre io accarezzavo Max.
<<Domani vi farò firmare dei fogli in tarda mattinata, dopodiché voi e il vostro cucciolo potrete tornarvene a casa vostra e continuare la vita normale di tutti i giorni.>>
Il pomeriggio sembrò passare velocemente, forse perché rispetto agli altri lì in clinica sembrava più leggero. Il mio unico pensiero adesso era la Mustang di Cameron. Dovevo riuscire a fare qualcosa, ma cosa? Non avevo la disponibilità per comprargliene un'altra e nemmeno di riacquistare la sua quindi che fare? Il mio cervello non aveva mai tregua.
<<A che pensi?>> mi fece sobbalzare April entrando in stanza.
<<Ciao April!>> la abbracciai forte <<<Pensavo... Niente, cose fuori luogo. Hai sentito Cam? Ti ha dato la bella notizia?>>
<<Si, sono venuta apposta! Sono felicissima ti giuro.>> mi prese le mani poi e le strinse forte a se <<Cassie non smetterò mai di ringraziarti per quello che hai fatto per Max. Anzi, per tutti noi. Sono davvero felice che tu lo abbia accolto in casa tua e che gli vuoi così bene. Sei una persona speciale.>>
I suoi occhi brillavano. Io riuscii solo ad abbassare lo sguardo, reagivo così quando mi dicevano qualcosa di carino ma la gente che mi stava di fronte capiva sempre che mi faceva piacere sentirmi dire quelle parole.
<<Cazzo se lo è!>> udimmo poi dalla porta.
Cameron era più raggiante del solito. Anche lui stava evidentemente meglio e questo faceva stare mille volte meglio anche me. Le sue espressioni negli ultimi giorni erano state un colpo al cuore, anche tutte le discussioni e le stronzate che continuava a commettere, però il mio cuore andava a cento all'ora quando lo vedevo e ancora non mi capacitavo del fatto che fosse mio. Solo mio.
April ci salutò quasi subito perché aveva lasciato il negozio chiuso apposta e quindi doveva tornare per i clienti, però ci abbracciò entrambi prima di andare via. Adoravo quella donna.
Cam mi fissava.
Io fissavo lui.
Poi ci fu uno scambio di sorrisi e alla fine si avvicinò a me.<<Sei sicura di volere me?>> chiese seriamente, senza cenno di gioco.
<<Che domande! Certo che voglio te.>> gli accarezzai il viso.
Era pieno di insicurezze, ma perché? Pensandoci bene io lo conoscevo ancora poco, ma era comunque stato tutto intenso con lui. Dal primo giorno.
<<Perché?>> sussurrò.
<<Perché non ho mai amato e odiato così tanto una persona allo stesso tempo.>>
Tenevo ferme le mie mani sulle sue tempie e gli stavo ad un centimetro di distanza. Ci guardavamo negli occhi, senza sorridere o avvicinarci per baciarci. Semplicemente io guardavo lui e lui guardava me. Non esisteva cosa più bella al mondo che i suoi occhioni dritti sui miei.
<<Avrei voglia di sbatterti su quel lettino d'ospedale ora subito.>> disse con mezzo sorrisetto.
Io sbuffai in un risolino e lo baciai. Non resistevo più.
<<Puoi avermi quando vuoi.>> gli sussurrai poi all'orecchio.
Cam si alzò in piedi e mi prese in braccio fino ad appoggiarmi davvero su quel letto sfatto. Mi guardò intensamente, accarezzandomi la schiena nel modo più delicato possibile. Poi mi prese per le braccia e le portò su, facendomele distendere completamente.
<<Resta così.>> disse.
Lo guardavo senza fiatare. Era un Dio.
Portò le sue mani giù delicatamente, dal collo, al seno, tormentando la mia mente. Volevo di più e lui lo sapeva.
Sorrideva mentre piano piano scostava la maglia e saliva a contatto con la pelle. Quando sentii la sua mano spostare anche il reggiseno capii che faceva sul serio stavolta.<<Cam...>> sorrisi.
<<Che c'è?>> rispose ma sembrava assente. Guardava il mio seno senza distrarsi.
<<Siamo in una clinica...>> gli ricordai.
<<So dove siamo.>> sussurrò ancora imbambolato.
<<E c'è Max sdraiato lì.>> dissi ancora.
<<Vuol dire che imparerà qualcosa...>> sorrise, ma senza distogliere lo sguardo dal mio corpo.
Mi toccava lentamente, erano carezze che però non erano tenere, erano piene di sesso e voglia. Erano carezze piene di passione che ogni tanto finivano stringendo la pelle.
Gli presi la faccia e lo attirai a me con foga. Continuavo a guardare quella meraviglia di uomo perché era l'uomo più bello che io avessi mai visto. Lo baciai senza pensarci troppo, poi lo baciai ancora, poi ancora. La sua lingua contro la mia mi regalava strane scosse sul ventre che però non potevano essere più piacevoli di così.Solo mentre questi baci stavano cessando per diventare altro, la porta si aprì....
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ESCAPE / Cameron Dallas #Wattys2017
Fanfiction> chiesi, rendendomi conto di non essermi nemmeno presentata. > rispose semplicemente. > > chiese un po' scazzato lui, come se fosse costretto a chiedermelo. Capii subito che non era un tipo facile da trattare. > gli sorrisi e mi girai dall'altra p...