La festa

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Era arrivata la mattina del sabato, ma non un sabato qualunque, il sabato!
Avevo atteso con ansia quel giorno, mi ero girata e rigirata nel letto per tutta la notte, senza riuscire a prendere sonno.
Avevo pensato all'evento, a quanto fossi stata fortunata di incontrare proprio Alex Vause in persona e di ricevere un'invito, credevo che quella poteva essere una buona occasione per entrare a far parte della sua azienda, così mi ero preparata i discorsi, avevo studiato i movimenti e imparato a memoria i gesti da attuare. Non volevo lasciare niente al caso, doveva essere tutto perfetto.
Nelle restanti quattro ore aveva vagato nella mia mente l'immagine di Alex, dal vestito che avrebbe indossato, ai gioielli che avrebbe sfoggiato, al profumo che avrebbe accuratamente scelto e mentre sognavo ad occhi aperti, la sveglia ha suonato insistentemente e il suono rumoroso mi ha preso calci, finché non mi sono alzata dal letto.

La festa iniziava alle nove di sera, mancavano esattamente tredici ore, nelle quali avrei dovuto lavorare, tornare a casa, vestirmi, pettinarmi, truccarmi e arrivare in orario.
Tredici ore non sembravano abbastanza.

Non ero solita a fare colazione, prendevo velocemente un caffè per svegliarmi, dopodiché mi immergevo sotto la doccia fredda e lasciavo uscire la tensione da tutti i pori, infine uscivo di casa, non poco contrariamente, ma ripetevo a me stessa che quella era la vita che avevo sempre voluto vivere, per la quale avevo studiato anni e anni senza sosta.
Adesso  ero indipendente, avevo un lavoro stabile e una casa tutta mia. Ero lontana da casa e quindi dalla mia petulante famiglia... Andava tutto a gonfie vele!

-Buongiorno.- Lorna era sempre in anticipo, anche più di me. Non so a che ora si svegliasse per arrivare così presto in ufficio, il bello è che nemmeno un risveglio mattutino e il traffico di New York la mettevano di cattivo umore.

-Si, si è un buongiorno.- Sorrisi annuendo e le ricordai che giorno fosse, ma lei fu più rapida di me.

-Non importa che mi ricordi che giorno è. So che è sabato e so che stasera hai un appuntamento!- Gioì esaltata, saltellando sul posto come un canguro impazzito.

-Okay, okay..- L'afferrai per le spalle fermando quello scatto improvviso di adrenalina e mi guardai intorno, le persone vicine a noi ci rivolsero sguardi curiosi e divertiti.
Odiavo essere messa al centro dell'attenzione, ma con Lorna era impossibile non attirare lo sguardo su di noi.

-Non è un appuntamento. Tu ti sei convinta di ciò, ma sbagli. È un incontro formale.- Mentre parlavo la fissavo intensamente negli occhi, cercai di sfruttare un contatto visivo per manipolare i suoi perversi pensieri. Le mie mani stringevano con forza le sue spalle, potevo sentire il sangue scorrere più veloce nelle mie vene, mi ero alterata giusto un po', ma mi ritrovai la mia compostezza quando Lorna annuì lentamente e la lasciai la presa.

-Tu stai diventando pazza.- Mi schernì ridendo, con il suo solito accento italiano, al quale non si può niente.

-Tu mi fai diventare pazza.- Conclusi il suo scherzo con un'ulteriore battuta e la presi a braccetto, conducendola verso gli uffici.

......

Erano le sei del pomeriggio quando rientrai a casa. La prima cosa alla quale pensai fu schizzare sotto la doccia, puzzavo di lavoro e pratiche inconcludenti. Lavai via tutto con del sapone alla pesca, doppio shampoo alle mandorle e balsamo al gelsomino.
Quando ebbi finito corsi in camera e mi accorsi di non avere un vestito adatto alla serata, sarei potuta andare a comprarne uno, ma non avevo tempo. Dopo una ardua sfida optai per l'abito più elegante che avevo, o almeno lo era per me.

Un abito lungo rosso, arrivava leggermente sopra le caviglia, aveva uno scollo a cuore e un cinturino ricamato sulla vita.
Non era niente di speciale, ma l'unico vestito decente che avrei potuto indossare.
Infine misi dei tacchi alti neri e abbinai una borsetta nera ornata con delle perle.
Legai i capelli in una crocchia e arricciai qualche ciocca, lasciandola infine ricadere sul volto.
Usai un trucco leggero, mascara per allungare le ciglia, matita nera per approfondire lo sguardo e un po' di blush sulle guance chiare.

Alle otto in punto lasciai l'appartamento e mi intrufolai nel traffico di New York, che quella sera formava file di coda lunghe più del solito.
Avevo già speso una mezz'ora nel traffico e avevo il timore di non arrivare in tempo, così mi rilassai sulle note di una canzone.
La musica riusciva a farmi ritrovare il controllo, riportava la ragione in me.
La musica mi aiutava a vivere meglio e sicuramente mi fu di grande aiuto in quell'occasione.

Arrivai in tempo all'evento, giusto due minuti d ritardo, ma non avevo calcolato la folla che ci sarebbe stata. C'erano così tante persone da formare una fila lunga più di tutto il traffico che avevo appena affrontato.
Ero alle spalle di una donna con un vestito oro, a mio riguardo troppo sgargiante.
Tentai di guardare dentro la sala mentre aspettavo il mio turno, ma un'ulteriore massa di persone mi impossibilitava di vedere qualsiasi cosa.
Quando arrivò il mio turno erano passate le nove e mezzo, erano i primi due giorni nei quali non dovevo ritardare e invece arrivavo sempre in ritardo.

Entrai nella grande sala e fui subito accolta da fiumi di champagne, tavoli organizzati con simmetria nella sala, ricchi banchetti da ogni parte. I camerieri sbucavano come formiche, ovunque mi voltassi c'erano vassoi d'argento che scintillavano e di fronte a me un palco con un leggio sopra.
Ovviamente stavano tutti quanti aspettando Alex: a quanto pare non ero l'unica ritardataria.

Mi sedetti ad un tavolo  che non era stato riservato. Ascoltai i piacevoli commenti di ogni persona nella sala, chiunque aveva una buona parola da spendere per la regina di New York.
Ero stupita di quanto Alex fosse riuscita a progredire in così poco tempo.
Mi ero informata dettagliatamente su internet, più leggevo di lei, più volevo sapere.
Aveva studiato ad Oxford ed era tornata in città con le idee ben chiare, volevo fondare qualcosa di suo, un impero che avrebbe ascoltato i suoi ordini. Era una ragazzina ambiziosa, ma fu proprio l'ambizione a portarla alle stelle.
Con l'aiuto dei suoi genitori riuscì a realizzare il suo sogno, in pochi anni la loro azienda raggiunse l'apice del successo. Divenne l'unica proprietaria quando entrambi i suoi parenti morirono in un incidente stradale.
Su di loro non aveva mai speso una parola, dal che dedussi fosse una persona molto riservata e che facesse divagare ciò che volesse, il resto lo teneva per se... Una mossa molto scaltra.
Era una persona della quale bisognava sempre tenersi in guardia, non sapevi mai quando avrebbe sfoderato la sua stoccata finale, forse era per questo che mi imponevo di tenermi lontana da lei, ma sempre per la stessa ragione desideravo starle vicina.
Dentro di me era il più totale caos.

Alex Vause fece la sua apparizione sul palco alle dieci e due minuti, camminò con eleganza stendendo i più fragili di cuore e chi avesse avuto un cardio più forte, in grado di reggere cotanta bellezza, ebbe la fortuna di ammirarla nel suo splendore.
Il vestito nero le ricadeva sul corpo, la stringeva sui fianchi, mettendo in risalto le sue forme e faceva trasparire le sue braccia, sulle quali si intravedevano i tatuaggi, la gonna stretta fasciava le sue gambe, mentre i tacchi le slanciavano.

In quel momento pensai di non aver mai visto qualcosa di tanto bello in vita mia e credetti di non poter ritrovare più tanto fascino.
Alex era talmente lucente che fece arrossire le stelle in cielo.

-Buonasera a tutti e grazie per esservi uniti a me stanotte.- Iniziò il suo discorso e nella sala calò il silenzio, persino i camerieri si fermarono ad ascoltare -Sono passati tanti anni da quando abbiamo tagliato il filo rosso e aperto le danze. All'ora non avrei mai pensato di raggiungere questi risultati, ma oggi sono la testimone degli innumerevoli successi raggiunti ed è anche grazie a voi che la Company può vantare di essere la prima compagnia negli Stati Uniti. Bene questa sera assisterete ad un altro successo, celebriamo la partnership con la York&Co.- Ci fu una scia di applausi, addirittura una standing ovation ed Alex fu acclamata per minuti interi. I complimenti non finivano più, erano tutti abbagliati dalla sua dote.

Avrei voluto alzarmi e unirmi al coro di applausi, ma rimasi immobile sulla sedia.
Realizzai che da quel giorno avrei lavorato a stretto contatto con Alex, perché le nostre aziende erano entrate in collaborazione e il mio cuore mancò di un battito.

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