Speranza

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-Alex che fai? Aspetta..- Non mi ascoltava minimamente, continuava a trascinarmi per i corridoi fin quando non trovò uno stanzino e mi spinse dentro, chiudendosi la porta alle spalle.

-Ah okay!- Rise sarcastica e mi appoggiai contro il muro di quella che sembrava essere la stanza del custode -Prima mi dici che non vuoi stare con me, adesso vuoi scopare. Chiaro.- Continuai a ridere, ma lei non si voltava verso di me, mi dava le spalle e imprecava sotto voce.

-Vuoi scopare o no? Dai su! Scopiamo!- La derisi aprendo le braccia e sbraitai contro di lei.
Ero arrabbiata per come mi trattava, come si rivolgeva a me e soprattutto per come mi considerava.

-Sta zitta!- Urlò girandosi verso di me. I suoi occhi erano rossi, gli richiuse e inspirò. Quando ritrovò momentaneamente la calma, si avvicinò a me di qualche passo, io le mostrai il palmo chiedendole di restare lontana.
Alex annuì comprensiva e si portò una mano sulla fronte. Qualsiasi cosa avesse da dirmi non voleva uscire fuori. Conoscevo bene Alex Vause e non si spaventava tanto facilmente, però quel giorno lo era, lo leggevo nelle movenze del suo corpo.

-Alex che succede?- Tentai di parlarle, ma lei era persa nei suoi pensieri, lontana da me, dalla realtà, si era rinchiusa ermeticamente in se stessa.

-Se non vuoi dirmelo posso anche andarmene.- Allungai la mano verso la maniglia della porta senza nessuna intenzione di lasciare la stanza, volevo solo far scattare una meccanismo in lei che avrebbe innescato una istintiva reazione.

E così fu.
La sua mano afferrò la mia con forza, la guardai negli occhi e in silenzio la pregai di dirmi cosa stava succedendo.
Qualche parolaccia uscì dalla sua bocca e poi strinse più forte il mio polso, anche lei mi stava pregando silenziosamente di restare.

-È arrivata una chiamata stamani mattina.- Iniziò a raccontare, lasciò andare il mio braccio e si spostò sul fondo della stanza vicino ai detersivi -Era una voce strana, non gli ho dato molto peso arrivano spesso minacce o scherzi telefonici, ma è stato diverso stavolta.- Fece una pausa, la sua voce roca, spesso sensuale, adesso era straziante, sembrava lanciare un grido d'aiuto, un campanello d'allarme.

-Ha detto di essere mia madre. Ha detto che lei.. che lei è viva.- Lo disse con un sorriso a metà malinconico e a metà incredulo.
Nella sua testa le parole saranno sicuramente suonate in modo surreale, si sarà creduta stupida da sola anche solo per averlo pensato.

-Non ci credo Piper. Davvero non ci credo, ma Nick è un mago dei computer e sono andata da lui per rintracciare la telefonata. Veniva dal Michigan.- Si toccò nervosamente la bocca, strinse fra il medio e il pollice il labbro inferiore, questo si gonfiò subitamente e divenne rosso. Smise di torturarlo solo quando ricominciò a parlare.

-Era uno scherzo, lo so, lo so. Ma noi andavamo sempre in vacanza in Michigan e se fosse lei? Se fosse davvero lei?- Venne verso di me, aveva gli occhi spalancati, pieni di speranza. Appoggiò con forza le mani sulle mie spalle e mi scosse leggermente come per dirmi "riesci a crederci?".
No, non ci credevo e in fondo nemmeno lei, ma la possibilità di non essere sola le riscaldò il cuore e le fece perdere ogni senso di razionalità.

-Voglio andare in Michigan. Sì, tenterò la sorte e andrò a cercare mia madre.- Ormai non parlava più con me, si rivolgeva a se stessa, convincendosi che quella fosse la cosa giusta da fare.
Avrei voluto dissuaderla, ma non potevo farlo.
Chi ero io per dirle di non andare? Di non rinunciare all'occasione di rivedere sua madre? Forse mi ponevo tutte queste domande per non affrontare la verità... Non volevo che perdesse la speranza, accesasi nei suoi occhi, di avere una famiglia.

-Piper tu devi venire con me!- Mi puntò il dito contro e sorrise convinta, avanzò di due passi, ma mi spostai verso la porta scuotendo vigorosamente la testa.

-Si Piper tu devi venire. Voglio presentarti mia madre. Diamine tu le piacerai un sacco! Potreste parlare di come abbinare gli abiti e di quale forchetta usare a tavola. Devi assolutamente venire.- Mi accostò sorridente e strinse le mie mani fra le sue.
I suoi palmi bruciavano, era elettrizzata e adesso ci credeva davvero, pensava di poter riabbracciare sua madre.

-Alex pensaci un attimo.- Farfugliai. Non riuscivo più a collegare le parole alla bocca dal modo in cui le sue mani accoglievano le mie
-Potrebbe essere stato chiunque. Non voglio vederti soffrire per una cosa che hai superato anni fa.- Alex mi prese la faccia fra le mani, accarezzò le mie guance con i pollici e mi stampò un bacio sulla guancia, poi riportò lo sguardo dentro al mio

-Piper io sono la stessa donna che credeva di non innamorarsi mai e adesso guardami!- Deglutì. Aveva appena ammesso di essere innamorata di me? Era l'euforia, non dovevo prendere sul serio quella frase -C'è sempre speranza! Ti prego Piper vieni con me, per favore non lasciarmi andare da sola. Parti con me.-

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