Rimanemmo lì fermi, immobili, osservando quei soldati impassibili da cui, improvvisamente, dipendeva la nostra vita in attesa di comprendere cosa volevano da noi.
Provavo ancora molto dolore in tutto il corpo, ma improvvisamente era passato in secondo piano, concentrata nel capire chi fossero quelle persone.
Ci lanciavamo occhiate confuse tra di noi, eravamo smarriti da tutta quella situazione, come se potevamo esserlo ancora di più.
Cosa succede?, pensai ma, al solo pensiero, quella domanda mi risultò patetica e inutile da pormi.
«Cosa facciamo?» quelle parole uscirono con un filo di voce dalla ragazza che mi aveva tirato fuori dalla duna. Questa volta però la sicurezza che prima ostentava stava vacillando, caduta nel momento in cui la nostra vita era in pericolo. Non era più eroica e sicura di sé, ma aveva paura, quale umana che era, e allora capii che per quanto si possa essere forti tutti arrivano ad un punto in cui la paura ci divora. Chissà perché quella certezza non mi era nuova, anzi, sentivo che per molto tempo era stata il mio capostipite.
In quello stesso momento dalle fila di soldati uscì un uomo, anche lui armato fino ai denti, sulla cinquantina, non molto alto ma robusto, con occhi scuri, dai capelli brizzolati e un po' di barba bianca che risaltava sulla carnagione abbronzata.
Indubbiamente era a capo di quel plotone, non solo perché era il più anziano ma anche per i molti anni di vita vissuta a combattere messi in evidenza dalle profonde rughe e cicatrici che solcavano il suo viso.
Ci mise un po' a colmare la distanza che divideva noi e i soldati, naturalmente posti ad una distanza di sicurezza.
Era accompagnato da due soldati, molto più alti e palestrati di lui.
In uno scontro non avrei avuto dubbi su chi si sarebbe salvato, pertanto capii da subito che doveva essere uno di quei soldati che generalmente si occupavano di affari 'burocratici'.
Il che significava che anche noi dovevamo essere compresi in uno di quegli affari, ma.. allora perché portare un intero plotone di soldati pronti a sparare se necessario?
Di certo avevo capito chi attaccare per primo se le cose dovevano mettersi male. Era un uomo in alto.
Mi stupii di me stessa nel fare quei ragionamenti. Anche se non avevo la mia memoria, evidentemente pezzi della mia vita mi stavano condizionando. Avevo una mente strategica, questo lo avevo capito da come analizzavo tutto con la massima attenzione, eppure era facile per me farmi prendere dalle mie paure.
L'uomo si fermò di fronte a noi assieme ai due soldati. Gli altri ragazzi si erano avvicinati con l'intento di ascoltare ciò che l'uomo avrebbe detto ma lui non si scomodò a parlare. Ci osservava, ci studiava uno ad uno cercando di incutere timore con il suo sguardo truce. Voleva farci cadere ai suoi piedi, sottometterci alla sua autorità. Tuttavia, seppur sapevo che avevamo paura, nessuno spostava il suo sguardo dai suoi occhi freddi.
Nulla di lui lasciava intendere che ci avrebbe aiutato, non ci restava che ascoltare.
A interrompere quella battaglia di sguardi, però, non fu l'uomo, tantomeno i due soldati, fu un ragazzo, poco distante da dove mi trovavo io.
Non l'avevo notato prima, troppo impegnata a restare in piedi, e mi chiesi come avevo fatto. Era molto alto, forse il più alto tra i quindici, con i capelli corvini poco più corti sotto e folti sopra, la carnagione molto chiara e gli occhi, da quanto riuscivo a vedere, di un azzurro cristallino simile a quello del mare. Come tutti i ragazzi indossava una maglietta nera e dei pantaloni, anch'essi neri, che si chiudevano sulle caviglie in un paio di anfibi rigorosamente neri.
«Chi siete?» domandò con un tono piatto. Aveva una voce dura ma, avevo l'impressione, capace anche di assumere note più dolci e tranquille.
Era stato coraggioso, su questo non c'era dubbio. Del resto nessuno di noi lo avrebbe fatto, chi per semplice sfiducia chi per paura.
Aveva catturato l'attenzione di tutti, anche dell'uomo che, per un solo momento, diede l'impressione di essere sorpreso, come se nessuno nella sua vita si fosse mai rivolto a lui con quel tono.
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WORN DOWN [In REVISIONE]
Ciencia FicciónMOMENTANEAMENTE SOSPESA PER PROBLEMI. Il buio. Il nulla. Era qualcosa con cui convivevo da tanto, ma in quell'istante era ciò che avvolgeva la mia mente. Ma non ero l'unica, altri quattordici come me. Ci eravamo risvegliati su una spiaggia deserta p...
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