La rabbia per quello che vedevo negli occhi di Trystan mi stava ribollendo dentro. Ma per la prima volta non avevo intenzione di reprimerla, né avevo paura del bruciore che sentivo nuovamente sulle mani.
Troppi anni avevo sopperito alle richieste altrui, doveva essere stato così perché se ero in quelle circostante non ero stata capace di farmi valere e di ribellarmi al volere altrui.
Tuttavia, io non avevo più niente della vecchia Eris, comprese le paura: adesso le cose sarebbero cambiate, ero determinata a costruirmi una nuova personalità. E se le persone non mi rispettavano quale umana ma avevano compassione per l'animale da laboratorio che ero, allora era meglio essere temuta.Pertanto repressi i sentimenti e i sensi di colpa per tutto quello che avevo fatto in soli quattro giorni di vita e per tutto quello che avrei fatto di lì in poi.
Non era nei miei piani riversare la mia rabbia su Trystan, non volevo fargli male, ma volevo fargli capire che doveva avere paura di me. Dopotutto gli avevo bruciato le mani, no?
Doveva capire che ero un pericolo, e questa volta per mia volontà.
Accolsi, perciò, il fuoco che si stava già raccogliendo nelle mani e su di esse si formarono due focolari che io stessa alimentavo. Ero io, e per la prima volta non volevo essere altro.Trystan, improvvisamente sorpreso, indietreggiò di un passo quando vide il fuoco e il sorriso sadico che avevo disegnato in volto.
Non aveva paura, ma era confuso.
Portò le mani davanti a sé come per proteggersi, ma non c'era scampo all'odio e alla rabbia che stavo covando dentro.«Eris... c-cosa stai facendo?» chiese balbettando, ed io capii quanto le persone potevano essere false.
Si nascondevano dietro una maschera, fingendosi degli eroi o dei guerrieri che lottavano contro i loro problemi. Quando, poi, si presentavano le vere prove, proprie o altrui, si dimostravano solo codardi e scappavano.
Trystan era uno di loro, mi aveva aiutato solo perché aveva visto le mie debolezze, la vittima di persone malvagie, e, per questo, mi aveva sulla sua coscienza. Ma, anziché aiutarmi a non cadere, aveva solo raccolto ciò che restava di me.
Avevo iniziato ad odiarlo.Adesso, di fronte al pericolo, era terrorizzato, al contrario di me che sapevo cosa volevo fare.
Quello era il mio obiettivo, dimostrare che sarebbe scappato nel momento in cui avrebbe visto i demoni che in soli quattro giorni mi stavano consumando. Era un codardo, ed io una stupida per aver sperato il contrario. Forse cento anni non mi erano bastati.«Non guardarmi più in quel modo. Mai più.» dissi digrignando i denti, mentre le lingue di fuoco continuavano ad agitarsi in aria.
«In quale modo?» domandò di nuovo più confuso di prima, allontanandosi ancora da me.
Possibile che non riusciva a capire?Scaraventai a terra le fiamme, perché ero stanca dei suoi tentativi di fuga. Di fatti si creò un cerchio di fuoco che ci obbligò entrambi al suo interno, ma io non ero in gabbia - il fuoco non mi faceva male -, al contrario di lui.
«Trystan, hai pena di me! Cosa vuoi realmente da me, eh? Aiutarmi perché ti faccio pena? Per dormire sereno la notte? O per vivere la tua vita tranquillamente, senza rimorsi?» urlai al limite della mia sanità mentale, e la disperazione sostituì l'autocontrollo che avevo avuto sino a quel momento. Ero stanca di tutto, di tutti, di lui.
«Ma cos... cosa stai fartenicando Eris? Non è vero! Come ti salta in mente di pensare una cosa del genere, eh?» stava urlando anche lui adesso. Sembrava fuori di sé, come se fossi io quella che non riusciva a capire la realtà che aveva di fronte a sé. Quando era lui in torto. Aveva raggiunto il culmine, non lo volevo più vedere accanto a me.
Dopotutto era semplice, dovevo liberarmi una ad una delle persone a cui importava della mia persona solo per scopi personali, per sentirsi apposto con la propria coscienza. Perciò, feci un respiro profondo e tentai di calmarmi, il fuoco era ormai sparito dalle mie mani.
![](https://img.wattpad.com/cover/85571915-288-k363006.jpg)
STAI LEGGENDO
WORN DOWN [In REVISIONE]
Fiksi IlmiahMOMENTANEAMENTE SOSPESA PER PROBLEMI. Il buio. Il nulla. Era qualcosa con cui convivevo da tanto, ma in quell'istante era ciò che avvolgeva la mia mente. Ma non ero l'unica, altri quattordici come me. Ci eravamo risvegliati su una spiaggia deserta p...