A volte, le ferite più grandi non sono quelle incise sulla pelle, perché col tempo guariscono, ma quelle che hai nel cuore, perché ad ogni respiro si riaprono, e fa male. Fa male sapere che gli altri ti odiano perché sei un pericolo, perché non è abbastanza odiarti da solo...
La sala che mi ritrovo davanti è enorme. L'ascensore si trova su una pedana di metallo collegata al piano inferiore con delle scale, perciò da qui posso vedere tutta la sala.
Si estende per moltissimi metri di larghezza: ci sono diverse pedane che portano ai vari pannelli di controllo, mentre sotto ci sono tantissimi monitor sorvegliati da alcuni ragazzi. Altri, forse venti, invece si muovono da una parte all'altra della sala frettolosamente.
Mi sorprende vedere come sono tutti presi dal proprio lavoro, così tanto da non accorgersi di me. È sorprendente.Poi guardo a destra, e vedo diverse vetrate che rivelano il panorama che c'è fuori.
Non immaginavo che fossimo così in alto: a malapena riesco a vedere la terra spuntare dall'immensità dell'Oceano.
È meraviglioso.
Resto ipnotizzata da quel colore azzurro, che mi attrae e mi fa sentire quasi a casa, come se non fossi da sola. Mi piace.
Mi fa dimenticare quello che ho attorno, quello che mi sta distruggendo, e mi fa sentire leggera. Al tempo stesso, però, mi ricordano anche un paio di occhi che non vorrei vedere, e quando la loro immagine appare nitida nella mia mente la sensazione di leggerezza svanisce, perciò mi costringo a guardare altrove.Perché Adam deve rovinare sempre tutto?
“Finalmente sei arriva...”
Mi volto e vedo Jaden di fronte a me che mi guarda spaventato.Che c'è? Sembra che abbia visto un fantasma.
Si avvicina velocemente, prendendomi il mento tra il pollice e l'indice.
Ah già, la ferita sullo zigomo. Dalla sua espressione, dubito che sia è un semplice taglietto come speravo.
“Cosa è successo?” chiede con la mascella serrata. Non lo avevo mai visto così furioso, e devo dire che mi spaventa. Per questo non gli rispondo, mi limito a scansarmi dalla sua mano.È inevitabile: la sua semplice presenza mi irrita e mi innervosisce, a volte vorrei semplicemente togliergli dalla faccia quell'espressione compiaciuta. Tanto più se prova a toccarmi.
Però... ora che ci penso, con Adam è accaduto il contrario. Entrambe le volte che mi ha toccato non mi è mai dispiaciuto, mi sembrava una cosa naturale. Perché?
Sia Jaden che Adam si sono preoccupati per me, per motivi diversi, ma lo hanno fatto. Eppure io stessa senza che me renda conto ho bisogno solo di una persona: Adam.
Mi odio, perché non dovrebbe essere così; mi odio, perché sembra che dipenda da lui, quando non vorrei aver bisogno di nessuno; mi odio, perché a quanto pare il mio passato è legato a lui ed io non so perché.
Adesso la mia vita è ricominciata, il mio passato non dovrebbe condizionarmi eppure continua a farlo, con lui.“Niente. Non ho fatto niente.”
Lui tira fuori un fazzoletto dalla tasca della sua divisa e lo sfrega sulla ferita.
“Devi farti medicare.”
“Non ne ho bisogno.” dico, allontanando la sua mano dal mio viso bruscamente.
Non deve toccarmi, MAI PIÙ.“Come vuoi.” dice, evidentemente vedendo il fuoco nei miei occhi, perciò ripone il fazzoletto nella tasca dei pantaloni.
“Allora? Perché sono qui?”
“Ah, sì. Seguimi.” afferma incamminandosi verso la rampa di scale, forse un po' preoccupato ma ne dubito.
Non so perché lo faccio, probabilmente perché è la prima volta che lo vedo agitato, ma lo seguo e assieme scendiamo le scale e attraversiamo la sala. Man mano che continuiamo a camminare, i ragazzi qui dentro si fermano ad osservarmi.A quanto pare non si sono ancora abituati alla mia presenza.
Eppure devo imparare ad andare fiera di quello che sono, malgrado debba ancora comprenderlo.
In fin dei conti, la prima cosa che ho pensato di me è di essere figlia del cielo, e invece adesso so di essere l'orgoglio della scienza.
Devo solo imparare.
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WORN DOWN [In REVISIONE]
Научная фантастикаMOMENTANEAMENTE SOSPESA PER PROBLEMI. Il buio. Il nulla. Era qualcosa con cui convivevo da tanto, ma in quell'istante era ciò che avvolgeva la mia mente. Ma non ero l'unica, altri quattordici come me. Ci eravamo risvegliati su una spiaggia deserta p...