XIX

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Christian

Aspettai Aurora stringendo il volante della macchina fino a farmi diventare le nocche bianche, mentre osservavo Aurora e il biondino ossigenato parlare, e flirtare. Anche se in modo impacciato e leggermente divertente.

Finalmente, dopo un tempo che mi parve infinito, Aurora zoppicò verso di me, aiutandosi con la stampella. Per fortuna non era nulla di grave e si era rimessa in fretta, anche se un po' mi dispiaceva: non avrei più potuto portarla in braccio per le scale.

All'inizio era vero che lo avevo fatto solo per arrivare prima in classe, ma averla lì, fra le mie braccia e sentirla così vicina... non avrei mai potuto rinunciare a quella sensazione. Non senza sentire un vuoto.

- Scusa, mi sono fermata a parlare con Lorenzo, mi ha detto che sabato pomeriggio passa a prendermi – ammise con aria sognante, buttando la cartella sui sedili dietro per poi venirsi a sedere davanti.

Sospirai, cercando di stare calmo e di ricordarmi che se anche mi piaceva Aurora non avevo la precedenza, quella era di Lorenzo. E io l'avevo anche aiutata!

Ma che cazzo mi era saltato in mente?

Magari se avessi saputo prima che mi sarei preso una cotta per Aurora non lo avrei fatto, anche perché questo aveva complicato parecchio le cose.

Provai a cambiare argomento, riportando l'attenzione su di noi. Me e lei, non lei e il biondino ossigenato.

- Oggi siamo stati dei grandi alla presentazione – ripetei, in modo da elogiarla e farle capire che eravamo una bella squadra. E squadra che vince non si cambia, con un biondino. Ossigenato. Egocentrico. Cosa diavolo ci trova in lui? Sembra appena uscito dal negozio della Pampers!
- Si, ero in asia... ma... si, siamo stati decisamente bravi –

Continuai a sorridere come un ebete, uscendo dal parcheggio nella scuola per preparami a quello di Milano, ma sperai ci fosse stato un po' di traffico, così avremmo avuto più tempo per parlare.

- Il prossimo progetto lo facciamo ancora assieme? –

- Se possiamo scegliere, molto volentieri. – rimase un attimo in silenzio e capii che stava per chiedermi qualcosa, che molto probabilmente mi avrebbe lasciato l'amaro in bocca.- Io... secondo te come dovrei comportarmi con Lorenzo sabato? Non ho mai avuto un appuntamento, e non credo di poter usare come riferimento quelli nei film... tu hai detto che mi avresti aiutato, vale ancora il patto? –

Volevo dirle di no, che doveva mandare il biondino a cagare e uscire con un vero uomo, che abbia le palle e non i capelli ossigenati, ma non mi uscii che un suono scambiabile per un "si".

Sentivo il suo sguardo addosso e per quanto l'idea di continuare ad aiutarla era pari alla mia voglia di studiare il venerdì sera, dissi: - Sii te stessa, se non gli piaci così come sei è un vero idiota –

Non vidi bene la sua reazione, anche perché volevo evitare un frontale con qualche macchina, ma per il resto del tragitto rimase in silenzio, lasciando che la musica di RTL102.5 riempisse i vuoti in macchina.

Quando parcheggia davanti a casa sua notai che tutte le tapparelle erano chiuse e che non c'era la macchina di sua madre, o di suo fratello, in giardino.

- Vuoi entrare? Posso offrirti pizza scongelata, o frati una pasta – propose. Mi aveva già convinto al "vuoi entrare".

Presi la sua cartella e la aiutai a scendere, passandole poi le chiavi di casa dentro lo zaino.

- E se mi dovesse baciare? – domandò improvvisamente, mentre io posavo la cartella sul divanetto.

Sentii il cuore balzarmi in gola e la repulsione più totale all'idea di loro due che si baciano. Come quando, in un modo sconosciuto, inizi a pensare che se tu sei nato vuol dire che i tuoi hanno fatto sesso. È sempre stato un pensiero disgustoso, contando che non capivo come mia madre fosse riuscita a finire a letto con quello stronzo, e averci fatto ben due figli.
Era stata Andrea a mettermi in testa questo pensiero e da allora non ero più riuscito a toglieremo.

- Non ho mai baciato... e se baciassi male? E se non andasse bene? E se invece andasse tutto bene, ma poi mi bacia e la magia finisce? – iniziò ad esporre le sue paure, a mio parere ridicole e insensate.

Eppure non riuscii a trattenermi, avanzai verso di lei e senza esitazione, per la prima volta dopo anni con il cuore a mille, le posai i palmi sulle guancie fresche e avvicinai la sua bocca alla mia.

Non volevo correre troppo, anche perché non avevo idea della sua reazione. Infondo era Lorenzo che voleva, non me. E dubitavo fortemente che un bacio potesse farle cambiare idea.

Sentii i suoi muscoli tendersi, trattenne anche il respiro, ma non si oppose.

Continuai a baciarla, lentamente e delicatamente, assaporandomi il piacere di quel bacio, oltre al fatto di sapere che lo avevo preso prima che il biondino potesse renderle il primo bacio un orrore.

Il rumore della stampella che cadde a terra fu come un ceffone in pieno volto, o un calcio nelle palle, che ci riportò alla realtà.

La fissai negli occhi, di un'intensità diversa dalle altre volte. Era chiaramente scioccata, con la bocca socchiusa e un'espressione abbastanza buffa.

Non riuscivo a parlare, a ragionare.

Non potevo fare nulla per evitare che smettesse di piacerle Lorenzo, e provarci con lei non era sicuramente la maniera migliore.

Infondo lei era stata chiara, mi considerava come il suo migliore amico.

Uscii dalla casa come se stessi andando a fuoco, cosa che non escludevo, e mi fiondai in macchina sentendomi un bambino indifeso. E illuso. 

Ciao a tutti!
So che il capitolo è corto ma cercherò di pubblicare il prima possibile, per fortuna che domani si sta a casa.
  Non credo che manchino molti capitoli, e ho in mente di fare qualcosa, spero, di diverso. 
Xoxo

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