Capitolo 10.

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Tre giorni. Erano tre giorni che non si faceva ne sentire ne vedere. Tre giorni che non uscivo dalla stanza. Tre giorni che non mangiavo. Tre giorni in cui sentivo solo le urla di Mike contro Emma. Ero estremamente debole e lui molto, molto arrabbiato. Non volevo ne sentire ne vedere nessuno, glielo avevo detto; voleva portarmi da quel farabutto succhia soldi di uno strizza cervelli e non glielo avrei permesso, per questo sono stata chiusa per questi lunghi giorni nella mia camera troppo grande a sentire Mike sfogare tutta la sua frustrazione su mia cognata, che povera santa non centrava assolutamente nulla.
Ma come potevo anche solo riuscire ad alzarmi dal letto quando venivo letteralmente schiacciata da un dolore così viscerale da entrarmi nelle ossa?? Era riuscito a scovare la parte buona del mio essere, se l'era presa per poi buttarla come fosse un giocattolo che non gli piaceva più. Avevo ancora in mente le parole dette e i gesti fatti, come potevo dimenticare? Sembrava così infattibile..
Odiavo il fatto di non riuscirci dato che non aveva minimamente pensato neanche di mandarmi un messaggio di scuse o altro e, odiavo ancor più me stessa per non riuscire ad odiarlo.
Era forse questo l'amore? Soffrire per qualcuno che ti ha fatta sentire una regina anche se per poco? Vivere per quella persona o non vivere proprio?
Ma come poteva essere un dolore così logorante l'amore?? Come poteva essere che lo volevo vicino a me in quel momento, abbracciarlo e sentire di nuovo i brividi sulla schiena mentre mi sfiorava le labbra, quando lui aveva fatto di me una sigaretta da schiacciare dopo averla finita, un oggetto da usare solo quando si ha noia o non si ha nulla di più divertente ed eccitante??
Come potevo farmi così tanto del male a causa sua? Chi era lui da portarmi alla pazzia?! Come si era permesso di entrare in me così in fondo da trovare la vera me stessa!!?
Ero esausta.

                             🎭💔 💭

Alessandro

Stavo impazzendo. Tre giorni. Tre fottuti giorni che non la sentivo. Non la vedevo. Non sentivo la sua risata ne le sue urla quando la provocavo. Tre giorni che non sentivo le sue labbra, che l'avevo tra le mie braccia mentre la coccolavo come a lei piaceva. Tre giorni cazzo!
Mi sentivo uno schifo. L'avevo distrutta e ne ero anche consapevole. Ma come potevo tornare da lei senza essermi fatto sentire per nulla.. ?
Mi mancava, mi mancava terribilmente. Era diventata una droga dannazione.

Sei un vigliacco.

Oh adesso ti fai sentire brutta traditrice. Beh non è il momento perciò ritornatene da dove sei venuta.

Adesso non dare la colpa a me..

E a chi dovrei darla! Potevi non farmi fare quello che ho fatto.

Io sono te. Tu dovevi impedirlo non io. Quindi la colpa è solo tua.

E purtroppo la mia coscienza aveva anche ragione. Ero troppo arrabbiato e troppo poco lucido.
Ripensando all'espressione che fece quando le dissi di essere una puttana e la feci scendere come aveva chiesto al posto di portarla a casa e risolvere, mi sentivo un verme.
Ero costantemente in ansia. Non sapevo cosa stesse facendo, con chi.. Se era sola, se avesse fatto qualcosa di stupido, se ci tenesse ancora.. Era la cosa in cui speravo di più. Volevo vederla. Dovevo o avrei dato di matto.
Sentì il cellulare squillare e quando vidi il il mittente ebbi una paura tremenda..
- Pronto.. - dissi con voce tremante.
- Ale ti prego devi venire a casa. - aveva la voce anche più tremante della mia. - perdonami se ti disturbo, ma non so più come fare con Val. È ingestibile, ha già avuto un momento del genere quando venne a vivere da me ma adesso non lo so, sembra più spenta, non so come prenderla e.. -
- Mike, Mike calma. Che è successo? Di cosa stai parlando? -
- Val. Val non è più la stessa da venerdì. Non mi dice nulla è troppo chiusa, non parla, non mangia e non esce da quella fottuta camera da tre giorni. Me la sto prendendo sempre con Emma perché non so come fare per farla reagire qualsiasi cosa sia successa. Volevo portarla dallo psicologo che provò a curarla qualche anno fa ma ha iniziato ad urlarmi contro e poi si è chiusa dentro la stanza! Ale non so come ma con te ha un rapporto, beh.. Non se definirlo "speciale", però so che di te si fida e vedo l'amicizia che c'è. Per favore se solo tu riuscissi a parlarci e a farti dire qualcosa o almeno farla riprendere... Sono disperato. - mi aveva seriamente chiamato per lei? Ascoltai tutto molto attentamente e sentire che era stata male talmente tanto a causa mia mi faceva incazzare.
- Arrivo. - Dovevo sistemare le cose e questa era la seconda possibilità che il destino mi stava dando. Questa volta non l'avrei sprecata.

Arrivai a casa Evans e quando Mike mi aprì la porta quasi non lo riconobbi. Aveva profonde occhiaie e gli occhi stanchi, mi fece entrare.
- Caspita amico, che brutta cera.. -
- Non puoi capire come mi sento mortificato Ale. Mi sento un fallimento totale. Sapere di non riuscire ad essere d'aiuto mi fa sentire inutile. E non lo sopporto. -
- Posso capire benissimo. -
- Bene. Oggi ho il turno di notte e devo andare, Emma tornerà non prima delle 6.30/ 7.00 e i bambini sono da mia madre, perciò fai con tutta calma. Mi fido di te Alessandro. - mi venne un groppo in gola enorme, se avesse saputo il vero motivo per cui sua sorella stava in quelle condizioni non penso di sarebbe fidato più e di sicuro mi avrebbe ucciso in quello stesso instante. Bussò alla porta e disse: " Hey piccolina.. Io devo andare a lavorare, Emma tornerà presto. Esci un pochino... Almeno apri questa porta, ti prego bimba. - aspettammo, ma ciò che chiese non accadde. Mi feci dare la  chiave di scorta e gli dissi di andare. Misi la chiave nella serratura e aprì la porta e quando la vidi mi crollò il modo addosso.

Valentina

Mi si spezzò il cuore a sentire la voce di Mike rotta e tremante. Ma se fossi uscita lui mi avrebbe portato dallo psicologo. Ormai non mi fidavo più di nessuno.
Non mi accorsi che una persona era entrata nella mia stanza, troppo presa dai miei pensieri, fino a che non sentì quei brividi lungo la spina dorsale. Ma ciò poteva solo essere una mia impressione.
Quando cercai di chiudere gli occhi e riposare per scacciarlo dalla mente, però, si sentirono dei passi esitanti avvicinarsi al letto. Mi girai di scatto sedendomi sul materasso morbido;
Dio no, ti prego fa che sia solo un'allucinazione perché non mangio da troppo tempo... Non può essere qui, non dopo non essersi fatto sentire, no.
Più lo guardavo, più due parti di me si contrapponevano facendosi la guerra, dichiarando due esiti completamente diversi: la parte razionale che mi diceva di cacciarlo, farlo andare via facendolo prima sentire una merda. E quella irrazionale, folle, che mi diceva di andare da lui abbracciarlo e baciarlo. Di non lasciarlo più, fino a quando lui avrebbe voluto... Ascoltai la seconda e non avrei potuto fare altro senza pagarne dopo le conseguenze.
Scesi dal letto gli andai in contro, per poi prendere il suo viso tra le mani e baciarlo. Rimase sorpreso, ma non ci pensò minimamente altri minuti e mi strinse a se prendendomi dalle cosce e sollevandomi per poi farsi circondare il bacino con le mie gambe e il collo dalle mie braccia. Mi abbracciò come a non volermi più lasciare, come fossi la sua ancora di salvezza e mi baciò disperatamente intrecciando le nostre lingue, prendendomi il viso tra le mani grandi quasi con rabbia. Si prese le mie lacrime, che scendevano lungo il mio viso bagnando anche le sue guance, il mio dolore facendolo trasformare in piacere e, sì , anche amore..
Adagiò sul letto e mi sovrastò guardandomi negli occhi, riprendendo fiato; mi accarezzò i capelli, le guance, mi baciò la fronte, gli occhi e poi il naso per ritornare alle labbra che sfiorò appena. Era distrutto anche lui, glielo si leggeva negli occhi che mi guardavano come se fossi di cristallo, bellissimo e allo stesso tempo molto fragile. Mi tirai su, facendolo sedere, mettendoli sulle sue gambe, mi abbracciò e piansi ancora.
- Ssh. Sono qui e non me ne vado. Perdonami ti prego, sono un verme. Non importa quello che è successo, me lo dirai quando ti sentirai pronta; dovevo fidarmi  subito di te e invece ti ho aggredita e insultata. Mi dispiace e so che di queste scuse non te ne fai nulla perché quello che ti ho fatto è stato terribile. Ho dato di matto quando ti ho visto con quello schifoso e me la sono presa con te, non è una scusante ma perdonami perché sto impazzendo. -
Come potevo non farlo? Annuì e lo baciai ancora ma lui mi fermò.
- Non.. Non hai niente da dirmi? Insomma come può essere così semplice? Insomma sono stato.. -
- Ssh.. - gli posai un dito sulle labbra per farlo zittire - Perché ho scelto di vivere per te. - mi guardò con occhi pieni di rimorso e sensi di colpa, pieni di lacrime ma si trattenne e appoggiò la sua fronte contro la mia. Gli tirai su la testa e gli accarezzai i capelli dolcemente, scendendo sul viso e poi il collo sotto il suo sguardo penetrante. Gli tolsi la felpa grigia che indossava e la appoggiai delicatamente dietro di lui, gli sorrisi piegando leggermente la testa e gli tolsi la maglietta facendogli fare la stessa fine della felpa; misi le mani sul petto nudo e muscoloso vedendolo trasalire per il contatto con le mani fredde per poi chiudere gli occhi e sospirare, si rilassò mentre passavo le dita sui pettorali, suoi bicipiti e gli addominali lasciando baci umidi sulle stesse parti già percorse, aprì gli occhi di scatto e mi guardò famelico; mi fece sdraiare delicatamente e iniziò con una dolce tortura al collo, dando morsi e succhiando la pelle passando al seno scoperto di poco, dalla canottiera scollata, tra i due solchi. Me la tolse e rimasi come lui, con i due petti nudi che si toccavano mentre i nostri cuori andavano all'unisono, mi accarezzò i fianchi, mi baciò il petto e poi il ventre, morse i fianchi per tornare alle labbra e fare lo stesso con esse. Ormai i nostri respiri si mescolavano e tutti e due ansimavamo. Ci baciammo ancora e gli morsi il collo, accarezzandogli la schiena e  infilando le mani nei boxer per avvicinarlo molto di più, s'inarcò e premette il suo sesso al mio, divisi solo dai suoi pantaloni della tuta e dai miei, gli uscì un verso animalesco dalla bocca baciandomi con respiro corto, succhiandomi il labbro inferiore. Gli andai in contro con il bacino quando iniziò a strusciarsi, mi guardò negli occhi e rise facendo ridere anche me.
- Sei..- un bacio - Sei incredibile. - un altro bacio - Incredibilmente splendida e sexy - ancora uno scendendo verso il collo - E sei una peste. - smise la dolce tortura si girò mettendosi di fianco a me, avvicinandomi subito dopo; appoggiai la testa sul braccio guandandolo negli occhi e la mano sul suo petto, mi coprì baciandomi la fronte e poi, finalmente, dopo tre giorni di guerra mi addormentai serena senza la paura di fare incubi.

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