13.

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Scarlet.

"Justin, vuoi stare attento? È la terza volta che te lo spiego!" Sbuffo mentre lui pareva impegnato ad ignorarmi.

Mi alzai e gli tolsi dalle mani la palla da basket e aveva preso dal mio armadio senza il mio permesso. Mi guardò storto e sbuffò, ma finalmente prese posto nella sedia accanto a me.

Era da tre ore che lavoravamo -o meglio lavoravo" al nostro compito e nonostante tutto eravamo a buon punto. Tralasciando le volte in cui si distraeva ed il mio terribile mal di testa, ma per il resto non pensavo fosse così bravo in storia.

"Perchè hai una palla da basket? Insomma, a quanto ne so tu non ci giochi." domandò, sfogliando distrattamente le pagine del libro di storia. Mi scappa uno starnuto, che sarà stato tipo il decimo negli ultimi due minuti.

"Mio fratello giocava." dico solamente, tirando su col naso e abbassando lo sguardo.

Non mi disse niente, sentii invece che si alzò e poco dopo vidi la sua ombra accanto a me. Si abbassò alla mia altezza, visto che ero seduta sul bordo del letto e poggiò una mano sul mio ginocchio.

"Perchè hai quella faccia triste adesso?" Chiese dolcemente. Questo lato di Justin era nuovo per me, dovevo farci ancora l'abitudine.

"Niente di che, solo mi manca, Justin." Sospirai.

"Non lo vedo da due anni, ci parliamo a ma la pena e non so neanche il motivo. Non ce la faccio più." dissi quasi in un sussurro, mi si formò un nodo in gola, segno che da li a poco sarei scoppiata a piangere.

"Non riesco ad avere contatti con lui di nessun tipo e fidati se ti dico che ho provato qualsiasi cosa." la mia voce era spezzata dalle inevitabili lacrime che stavano per lasciare i miei occhi.

Lasciai che una lacrima abbandonasse il mio occhio. Rialzai lo sguardo su di lui notando che fosse più vicino e che mi stesse guardando, non con compassione, non saprei definire esattamente come.

"Fra qualche settimana è il mio compleanno, lui non ci sarà Juss. Non ci sarà di nuovo." le lacrime abbandonarono il mio viso e strinsi gli occhi, come se in quel modo avessi potuto alleviare la fitta che sentivo nel petto.

Odiavo ricordare, odiavo parlare di Matthew, odiavo questi discorsi perché finivo sempre col piangere.

Sentii le sue mani poggiarsi dolcemente sulla mia schiena e mi spinsero contro il suo petto, mi strinsi subito a lui bisognosa di quell'abbraccio e di quel tocco.

"Io non ne so nulla di questa storia." sussurrò nel mio orecchio schiarendosi la vice.

Il suo respiro caldo si scontrò con la mia pelle, provocandomi dei leggeri brividi. Sciolse l'abbraccio e posò le mani sulle mie guance, il suo tocco mi trasmetteva onde elettrice attraverso la pelle e mi piaceva, non ne capivo il motivo, ma non mi importava.

"Ma sono sicuro che tornerà, sei sua sorella, giusto? Non si può essere dimenticato di te. Ne sono certo." mi rassicurò, accarezzandomi una guancia ancora bagnata dalle lacrime.

"Come fai ad esserne sicuro?" domando con un filo di voce.

"Non lo so, io la penso così." annuii lentamente, continuando a guardarlo.
Gli squadrai il viso, che non mi ero mai soffermata a guardare.

Friends? - Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora