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Scarlet.

Non poteva essere.

Dopo ben quattro anni, non poteva tornare proprio in quel momento. Non quando finalmente ero felice, non quando stava andando tutto per il verso giusto.

Non avrebbe rovinato la mia vita di nuovo.

Rimasi senza parole quando Silvia disse ciò, non seppi ne cosa dire ne cosa fare. L'unica cosa che mi venne in mente da fare, era urlare. Ma la voce non usciva, era bloccata in gola così come il mio corpo era bloccato e impassibile.

"Scarlet devo parlarti-" Justin entrò in cucina. "Tutto okay? Sei pallida Scar.." si avvicinò e mi posò una mano sulla guancia, accarezzandola.

Il suo tocco fu come una scossa, mi risvegliai e guardai Justin sbattendo velocemente le ciglia. Sentivo le lacrime inondarmi gli occhi e il respiro aumentare.

"Cosa cazzo è successo?" Disse contro Silvia.

Il mio respiro continuò ad aumentare, non riuscivo a mantenere la calma e le lacrime iniziarono a scendere sulle mie guance.

"Le ho detto di suo padre, merda." Silvia si stava sentendo in colpa e lo capivo dal suo sguardo, ma non avrebbe dovuto. Lo sarei venuta a sapere lo stesso in un modo o nell'altro.

"Scarlet, ora cerca di calmarti." Justin afferrò le mie spalle puntando lo sguardo nel mio. Ma non lo guardai, spostavo lo sguardo da tutte le parti e il mio respiro aumentava.

"Cosa sta succedendo?" Matthew entrò in sala e ciò peggiorò solo la situazione. Mi sentivo infuriata con lui per non avermi detto niente prima.

"Vai via!" Urlai contro di lui dando un pugno al tavolo.

"Penso che stia avendo un attacco di panico." Disse Justin preoccupato.

"Uscite, ci penso io." Continuò.

"Ei, piccola guardami." Mi afferrò dolcemente le mani poste sulla mia testa, le lacrime continuavano a rigare il mio viso.

"Justin, non capisci." Dissi con un filo di voce. Mi portai una mano sul cuore, come per mantenerlo al suo posto. Sentivo che sarei svenuta da un momento all'altro se non mi fossi calmata subito.

Ci provai, tentai di fare mente locale e di calmarmi, ma sembrava quasi impossibile.

Dopo tutto il dolore sia fisico che psicologico inciso da mio padre, risentirlo nominare -e soprattutto sapere che fosse così vicino a me- era stato un vero e proprio shock.

"Scarlet, fa come me." Mi afferrò saldamente per le spalle sta volta e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

Iniziò ad inspirare e ad espirare ed io tentai in tutti modi di fare come faceva lui. Fece scorrere le mani su e giù per le mie braccia lentamente tentando di tranquillizzarmi.

Dopo qualche minuto, il mio respiro tornò lentamente normale e Justin mi fece sedere per poi allontanarsi e prendermi un bicchiere d'acqua.

A dieci anni avevo avuto il mio primo attacco di panico, non ero mai andata da psicologi e nessuno mi aveva mai aiutata a superare quei momenti, nessuno oltre mia madre. Gli attacchi erano quasi sempre causati da comportamenti di mio padre nei miei confronti e non ne avevo più avuti da quando io e Matt eravamo scappati. Infatti sentivo la testa girare, anche dopo aver bevuto l'acqua fresca mi sentivo ancora male.

Guardai Justin, in ginocchio davanti a me. Mi accarezzò la guancia e si avvicinò baciandomi le labbra dolcemente.

Qualche secondo dopo però, mi girò la testa e poi vidi tutto nero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19, 2020 ⏰

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