6. Lo specchio

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-Oggi è sabato, cosa facciamo?-

- Dovrei comprare un vestito nuovo per la cena da Gaia e Matteo-

- Non ne hai già altr...- stava per concludere la frase quando uno sguardo della figlia gliele fece bloccare in gola, per lui sarebbe bastata una camicia nuova, per gli uomini è semplice, ma sua figlia non era più una bambina e non doveva farle pesare l'assenza di una presenza materna.

-Sto scherzando, ti accompagno a fare spese ti compro quello che vuoi-

Il padre sparecchiò la colazione e Cora andò a prepararsi, amava andare a far visita a Gaia e Matteo, erano di Salerno, ma li avevano conosciuti in vacanza in Calabria, aveva dieci anni ed era in spiaggia con la nonna paterna, che non aveva pazienza di giocare con lei, Cora faceva i castelli di sabbia e una ragazza gentile le raccolse il codino che aveva perso e si sedette a sistemarle i capelli in una bellissima treccia.

Erano vicini di ombrellone e di casetta estiva, Gaia quell' anno era in vacanza con il marito Matteo, erano novelli sposi.

Le volevano un bene infinito, le piaceva aiutare Gaia a cucinare e spesso mangiavano tutti insieme come una famiglia allargata, Matteo era un grande pasticciere e ogni mattina del 23 Luglio le preparava una torta per il suo compleanno.

Il venerdì successivo, sarebbe andata a cena da loro, non vedeva l' ora di coccolare Davide, l'ultimo arrivato di quella dolce famiglia.

Paolo la chiamò, era ora di compere non c'era tempo da perdere!

Lungo il corso principale c'erano tutti i negozi di cui necessitava, prima si rifornì di prodotti di bellezza in profumeria, poi entrò in un negozio di vestiti.

Lasciò il padre all'ingresso e iniziò a studiare gli abiti esposti in dieci minuti aveva già scelto i capi più adatti a lei e si era recata in camerino.

Indossava i capi e volta per volta usciva per farli vedere al padre, anche se non era molto d'aiuto.

Si sfilò di dosso i jeans a vita alta che per suo padre erano solo jeans, ma che una signora al camerino affianco aveva decisamente approvato.

Mise addosso un tubino nero, infilò le decolleté nere appoggiate nel camerino, ma che erano troppo larghe per lei ed uscì, la signora era alla cassa e il padre si era allontanato.

Cora rimase davanti allo specchio, non sopportava la vista della macchia sul collo così prese il suo foulard dal camerino, ne indossava uno quasi ogni giorno.

Si agitò i capelli scuri che le cadevano lisci, e pensò che non somigliava affatto a sua madre, dai capelli biondi e mossi e il carattere deciso, una lacrima le scendeva ora sulla guancia sinistra.  Gli occhi gentili di suo padre si riflettevano ora nello specchio.

Si abbracciarono, e il padre cominciò a parlarle.

- Quando lavoravo nelle Marche il lavoro che svolgevo era monotono e la mia arte mi mancava molto, in pochi mesi caddi in depressione, dopo il lavoro avevo cominciato a bere.

Quando la signora Ada mi chiamò, la tua vita cambiò, tu pensi che ti abbia salvato la vita e invece tu hai salvato la mia, il tuo amore mi diede la forza di dare vita ad un lavoro che amavo e mi fece smettere di bere. Tu mi hai salvato.-

-Ci siamo salvati a vicenda, papà.-


Se bastasse l'impossibile #Fanfiction su Francesco Renga #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora