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Hey Jungkook,
mi chiedo se abbia senso scriverti.
Potresti anche non leggerle mai queste lettere, se solo le bruciassi.
Ha davvero senso scrivere e parlare a una persona che non è più con me?

Io ti amo ancora, ma tu, dopo tutto ciò che ti ho fatto passare, probabilmente mi odi. Dovresti.

Probabilmente non ti importerebbe neanche se morissi domani, o dopodomani, o anche ora.
Quindi che senso ha? Probabilmente non vorrai neanche mai leggerle e tutte queste non saranno altro che parole buttate al vento, inchiostro sprecato. Tempo sprecato.

Penso che questa sarà l'ultima lettera che ti scriverò, quindi vedi di mettertela bene in testa.

Mi sento morire senza di te.

Ho paura di morire, senza di te.
Con te al mio fianco, non avevo paura di nulla.

Anche quella volta alla casa degli orrori; se non ci fossi stato tu, probabilmente avrei avuto paura anche quella volta.
Se tu a darmi forza, sei sempre stato tu.

Ricordi quel pomeriggio, a casa mia, quando mi sentisti suonare il pianoforte per la prima volta? Ti misi a piangere. Lo ricordo bene. Le tue lacrime mi fecero diventare gli occhi così lucidi che dovetti fermarmi qualche secondo per riprendermi.
Tu sei la mia debolezza, Jungkook, così come sei la mia forza.
Tu sei il mio tutto e io senza di te non sono niente, solo un guscio vuoto.

Quella volta, ti unisti a me cantando, cercando di adattare un testo da te composto alla melodia da me suonata.
Ne uscì qualcosa di spettacolare, non avevo mai visto né provato nulla di simile in tutta la mia vita. Eravamo il composto perfetto, un'armonia impossibile da riprodurre se non da noi due.
La musica prodotta dalle mie dita su quei tasti bianchi e neri e la tua voce dolce e soffice come lo zucchero filato, si fondevano in un connubio perfetto.
Riesco ancora a sentirlo vividamente, come se stesse succedendo ora, tu? Riesci a sentirlo?

E' stato il più bel spettacolo a cui io abbia mai assistito.

Altre volte, poi, ti ho accompagnato mentre cantavi; ma la prima volta, la volta in cui scoprimmo per la prima volta questa perfetta armonia, la ricorderò fino alla fine dei miei giorni, te lo posso promettere.
Quella melodia risuonerà nella mia mente fino alla fine, mi accompagnerà come una dolce ninna nanna fino all'altro lato.
Così, sarò felice di morire.

Perché tu, e i nostri ricordi, siete tutto ciò che basta per farmi felice, non ho bisogno di altro. Voglio che tu lo sappia.

Quindi... si, penso siamo giunti alla fine.
Non scriverò più, non ho tempo da perdere con chi non piangerebbe neanche la mia morte e che probabilmente non leggerà neanche queste leggere. Sto parlando di nuovo da solo.
E' finita, tutto è finito.
Lo sento.

Non provare ad incolparti per ciò che succederà, tu non c'entri nulla.
Ti amo, Jungkook.

- Yoongi.



Dopo che cominciammo a frequentarci ufficialmente, la nostra vita si fece più facile.
A scuola si era velocemente diffusa la voce, nonostante non l'avessimo apertamente detto a nessuno, e potevamo ormai comportarci come volevamo, senza dover avere paura di ciò che potesse pensare la gente: non ci importava.

I genitori di Jungkook, però, non lo sapevano ancora; lui aveva paura che potessero rimanerne delusi e quindi preferì aspettare ancora prima di dirglielo. Nonostante la cosa mi ferì leggermente, conoscevo i suoi genitori e capivo la sua posizione, non potevo biasimarlo.
"Riguardo i tuoi genitori, invece? Quando me li fai conoscere?"
Chiese una sera.
Con quella domanda, calò di colpo un profondo silenzio e il mio sorriso svanì quasi del tutto, ma cercai comunque di tenerne uno finto per non farlo preoccupare.
Grazie a quella domanda, Jungkook poté finalmente scoprire della morte dei miei genitori.

Qualche anno prima, quando avevo l'età di 16 anni, ebbero un incidente stradale. Mio padre morì sul colpo, mia madre riuscì a resistere fino all'arrivo dell'ambulanza, ma non arrivò mai all'ospedale.
Dell'altra auto, invece, ne uscirono tutti vivi, grazie a mio padre che con una manovra era riuscito a diminuire i danni.
Quella macchina era sbucata dal nulla e, per evitarla, mio padre stava per investire due bambini, due gemelli, che giocavano sul marciapiede; la manovra che fece per non investirli, li portò a sbattere comunque contro l'altra macchina, anche se l'impatto fu minore. Minore, ma abbastanza forte da far ribaltare l'auto dei miei genitori un paio di volte, prima di fermarsi. Dicono sia stata colpa del marciapiede.

Quei bambini, quei due gemelli che avevano rischiato la vita quel giorno, qualche volta li andavo a trovare a scuola, facendo il volontario al doposcuola. Tenevo a quei bambini.
Seppur li odiassi, non potevo fare a meno che vegliare su di loro; i miei genitori avevano dato la vita per loro, e non avrei permesso a nulla e nessuno di rovinargli la vita, a nessuno dei due. Non gli avrei neanche permesso di rovinarsela da soli.
Per questo, li ho sempre protetti dai bulli e da qualsiasi altra cosa che potesse ferirli.
Dopo sette mesi, però, fu diagnosticato ad entrambi un tumore al fegato. Scoprii che era ereditario e che anche gli altri membri della loro famiglia ne avevano sofferto, ma a nessuno si era mai manifestato prima dei 40 anni, per questo avevano evitato di fare controlli frequenti. Però, i sintomi si manifestarono tardi, quando già i tumori erano arrivati a un livello troppo avanzato, si erano espansi troppo per farsi si che si potessero curare.
Qualche mese dopo, morirono entrambi.

Con loro, i miei genitori morirono una seconda vola e la loro morte perse significato.

Quando finii di raccontare il tutto a Jungkook, lui stava già piangendo, mentre io mi asciugavo le lacrime in modo o in momenti in cui non l'avrebbe potuto vedere.
Mi abbracciò come nessuno faceva da anni, e io non ebbi neanche la forza di ricambiare. Ero a pezzi e riuscivo a tenermi insieme solo grazie alle sue braccia che mi stringevano.

"Sai, volevo morire."
Sussurrai con il viso nascosto nel suo collo.
"Quando venni a sapere dei miei genitori, volevo morire. Tanto che ci ho provato, ci ero pure riuscito... il mio cuore non batteva più, ma riuscirono a trovarmi e rianimarmi. E ancora dopo, volevo ancora morire. Fino a un anno fa, volevo solo morire."

Delle lacrime scivolarono lungo le mie guance per poi finire sulla sua maglietta. Strinsi quest'ultima tra le dita, mentre cominciavo a singhiozzare debolmente, ancora incapace di lasciarmi andare, ma fu comunque la prima volta che lasciai vedere qualcuno quel lato debole di me.
E per me, fu una sconfitta.

Dopo avergli fatto vedere questa parte di me, mi sentii in imbarazzo, nudo, per cui mi mostrai più chiuso nei suoi confronti; lui capì al volo e non me lo fece neanche pesare.
In giro a scuola, era ormai lui che seguiva me, mentre io lo calcolavo solo il minimo indispensabile, in pubblico; quando eravamo da soli, la situazione era già migliore, anche se quell'imbarazzo non dava ancora segno di volersene andare.

02 Novembre, la data in cui facemmo l'amore per la prima volta.
Ero finalmente riuscito a sbarazzarmi di quella mia chiusura, anche se non completamente, essendo parte del mio carattere.
Lui, invece, era tutto imbarazzato.
Un imbarazzo che durò pochi istanti però, perché una volta dentro, si lasciò andare alle mie mani sicuramente più esperte.

Il modo in cui reagiva al mio tocco, quello in cui stringeva le mie mani, le lenzuola, il suo volto immerso nel piacere ma anche il suo sguardo pieno d'amore e desiderio.
Tutto ciò mi fece impazzire, e mi fa impazzire ancora ora, al solo pensarci.

Penso che quello fu uno dei tanti momenti in cui mi innamorai di lui un po' di più.

Un po' più alla volta, stavo cadendo in un baratro che mi avrebbe portato a non poter più vivere senza di lui.

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Due capitoli in due giorni, sperando di potermi in parte redimere dopo non aver aggiornato per quasi una settimana, ho avuto proprio un blocco.
Come ho già detto, proverò ad aggiornare sempre il prima possibile, quindi scusate se ci metto un po'.

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e ci vediamo al prossimo~

Just a little more ~ Yoonkook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora