Capitolo 13

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Alessia's pov
È l'unico giorno libero che ho, la domenica.
Di solito il programma non è completamente diverso dai giorni lavorativi, un giorno come gli altri.
«Allora quando deciderai di farmi entrare di più nel tuo mondo?» chiedo di nuovo.
Sono solo le nove di mattina e abbiamo già iniziato una conversazione senza fine.
«Quando sarò pronto.» ribadisce.
Fisso Mattia preparare i cornetti per la colazione e mi torna in mente il battibecco di poco fa, inutile dirlo, ha voluto preparare tutto lui.
Appoggio la testa sulla mano, con fare annoiato.
Mattia mi porta sotto il viso il cornetto e un bel cappuccino caldo.
«Pronto a cosa? Pensi che sarai sottoposto alle mie critiche?»
«No Alè è che...è un mondo ancora tutto nuovo per me e sto andando avanti da solo, come ho sempre fatto.»
«Da quanto va avanti tutto ciò?»
«Da quando te ne sei andata.» morde il cornetto.
Distolgo lo sguardo interrompendo la conversazione.
[...]
«Alè!»
Sputo il dentifricio con cui mi sono pulita i denti.
«Dimmi Mattì.»
«Daje che usciamo, te porto a fa 'ngiretto.»
Lo raggiungo alla porta, dove lo trovo già bello che vestito.
«Annamo.» Mi intima.

«E quindi tutto quello che hai fatto in questo periodo è stato scrivere? Scrivere canzoni?»
Annuisce.
«Perché mi hai portata al Colosseo?» cambio discorso.
«Roma, questa è la mia città, la città in cui sono nato e in cui voglio crescere con la musica.» Dice «Mo annamo però che inizia a fa buio.»

Perlustro ogni singolo angolo di questa casa, la casa di Mattia.
Non è molto cambiata dall'ultima volta che l'ho vista, solo qualche quadro in più e lo stesso disordine sul letto del teppista in questione.
«Posso...entrare allora?»
Mattia è già sdraiato sul letto.
«Ormai ce stai...»
Una gran quantità di fogli sono sparsi sulla scrivania e noto con piacere che non è cambiato un minimo e che l'unica che rimetteva in sesto questa camera ero io.
E sto per farlo, di nuovo.
Afferro qualche foglio dandogli qualche occhiata, parole varie a cui non trovo una risposta.
«Lascia.»
«Cos'è?»
«Nulla.» d'improvviso sento sfilarmi tutta la pila di fogli dalle mani.
«Sono queste le canzoni, vero?»
Scena muta «Immaginavo.»
Mi fiondo in cucina e mi verso l'acqua in un bicchiere.
Mattia non mi raggiunge ed è meglio così.
Afferro la borsa e il cappotto che mi ero tolta appena entrata in casa e me lo infilo nuovamente, ritrovandomi dinanzi al portone.
Apro decisa la maniglia e per un momento mi pento, si sente insicuro di tutto ciò che ha fatto e che io ancora non conosco?
Dentro quelle canzoni c'è la sua vita?
La camera che conoscevo come il palmo della mia mano, ora è piena di cose segrete a me, al mondo.
Richiudo la porta alle mie spalle ritrovandomi fuori, col freddo d'inverno.

PARADISE | BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora