Act 4. I'm in love now

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Yeah, I've been feeling everything, 

from hate to love,

from love to lust,

from lust to truth. 

I guess that's how I know you.

~ Ed Sheeran, Kiss me

~ Ed Sheeran, Kiss me

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Clary passò il tampone sulla ferita e i muscoli di Jonathan si tesero come corde. – Così impari ad essere incauto.

– Non è colpa mia se quel Kuri stava per tagliarti in due!

– L'avevo visto e lo avrei schivato, se non ti fossi messo in mezzo! – lo rimbeccò lei. Prese lo stilo e disegnò un iratze sulla pelle candida del fianco, che si rimarginò in pochi secondi.

Dove prima c'era uno squarcio, restava solo una linea rosea, che a breve sarebbe sparita del tutto.

– Dopo due anni che stiamo insieme dovresti aver perso il vizio di fare l'eroe, ma tu no, devi sempre...

Jonathan la baciò. La prese per i fianchi e se la tirò addosso. Le risalì la schiena con i polpastrelli da sotto l'ampio maglione bianco e sorrise sulla sua bocca, quando lei rabbrividì.

– Jonathan... – sospirò la ragazza, ad occhi socchiusi. – Non dovremmo. La tua spalla...

– La mia spalla sta bene. – la zittì. – Ha preso solo una bella botta. – Mosse il braccio per dimostrare che non era lussata e trattenne una smorfia di dolore. – Vedi? È solo indolenzita. Fare l'amore con te è l'unica medicina che mi serve.

Clary arrossì. Non sarebbe mai abituata a sentire quella parola uscire dalle labbra del ragazzo, nemmeno in un milione di anni. – Se dovrai andare all'ospedale, sappi che non ti accompagnerò. – minacciò, ma non si oppose alla sua lingua calda che le esplorava la bocca, né alle sue mani grandi e callose che accarezzavano la pelle chiara in cerca dei suoi punti di piacere. Tremò e gemette. Si lasciò spogliare e distendere sul divano. Si perse nei suoi occhi neri e gli accarezzò la schiena. Ne conosceva ogni cicatrice, ormai, ma ogni volta che ne sentiva la ruvidezza sotto le dita continuava a chiedersi come Valentine avesse potuto fare una cosa del genere a suo figlio. Risalì dai fianchi alla nuca e seguì la linea del collo fino alla mandibola e agli zigomi alti. – Jonathan... – mormorò.

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