Ecco a voi il secondo capitolo. Spero che mi seguiate. Buona lettura. :)
Il mattino, purtroppo, è sempre drammatico: dovendomi alzare presto e prendere l'autobus, mi sveglio in fretta e furia, svolgendo tutte le mansioni in un batterd'occhio.
Uscii di casa dirigendomi verso quella che era considerata la scuola più prestigiosa di tutta Philadelphia.Arrivai a scuola in ritardo: come al solito mi immergo nei miei soliti flashback, quei flashback che raffigurano mio fratello mentre gioca a basket nel nostro grande e confortevole giardino dietro casa.
Ricordi inconfutabili, ricordi che
rimarranno sempre dentro il mio fragile e tenero cuore.Ero sempre in estremo ritardo e non potevo permettermi di arrivare anche quest'oggi un paio di minuti dopo che suonasse la campanella.
Valcando il grande e maestoso cancello, entrata a scuola guardandomi attorno, cominciai a correre per tutto il corridoio e senza nessun risultato ottenuto, trovai la porta della mia classe chiusa: la professoressa era già dentro e questo era un guaio.
Bussai delicatamente, aprendo la porta in modo cauto e con la speranza che non mi prendessi un rimprovero da quella che chiamavamo "La reginetta del preside".
La signorina Lowel era davvero insopportabile oltre ad essere troppo esigente, pretendendo troppo dagli studenti.
Ecco perché a causa delle sue "esigenze" passo pomeriggi interi a studiare e ad arrugginirmi sui libri.Insegnava letteratura italiana ed era davvero un'arpia.. daltronte era anche la moglie del preside!
<Prego Milton. Si accomodi pure al suo posto. Non deve affaticarsi a venire puntuale la mattina. Noi tutti la stavamo aspettando> disse in modo sarcastico la reginetta, distogliendo lo sguardo verso la sottoscritta e aprendo il fascicolo dei detenuti, ovvero il registro.
<Mi scusi prof> dissi scusandomi immediatamente, prima che ne facesse una tragedia chiamando il suo cavaliere oscuro, pronto ad intervenire in caso di aiuto.
Andai subito a sedermi al mio posto: fila centrale, quarto banco. Accanto alla mia migliore amica, Mitian.
Mitian Susan Anderson. Capelli ricci e rossi quasi arancioni, alta, magra e un viso grazioso: l'esatto opposto di me. È la persona più cara che ho in questo mondo: dolce, disponibile e sempre, ma dico sempre sorridente.
Come fa ad esserlo è un mistero ed è per questo valido motivo che le voglio un mondo di bene. Assomiglia molto a Lion, sopratutto il suo modo di essere tanto generosa e altruista verso il prossimo.
<Signorina Milton, per favore venga alla lavagna> interruppe i miei soliti pensieri, la prof.
Oh no.. era quasi novembre e nella sua materia non avevo neanche una misera interrogazione.
Dopo la morte di mio fratello non riuscivo più a concentrarmi nello studio. Di solito grazie alla sua risata "contagiosa", alle sue squallide battute, riuscivo ad avere degli ottimi voti a scuola.
A volte, anche grazie al suo aiuto, superavo quelle che erano definite le peggiori verifiche dell'anno.
<Stai bene, Aida?> disse sottovoce e con aria preoccupata la mia migliore amica.
Annuii senza proferire parola, per poi dirigermi verso la lavagna.
Non sapevo ancora cosa mi aspettasse.. non amavo stare al centro dell'attenzione.. figuriamoci davanti a tutta la classe!<Vediamo un pò.. parlami con il tuo splendido linguaggio letterario, della vita di.. Giacomo Leopardi? Un grande scrittore italiano a quanto pare..> disse la signorina Lowel con quel suo modo gentile di porsi con gli studenti, oltre che ad indossare quei suoi grandi occhiali da far sembrare i suoi occhi dei vortici cubi di color nero.
Vortici dove primo o poi cadrai, a causa delle sue splendide domande a trabocchetto.
Cominciai una di quelle interrogazioni che sembravano non avere fine.. ma grazie ad alcuni suggerimenti di Mitian, la buona sorte mi aiutò.
Le ore passarono in fretta e finalmente ebbe inizio il suono più bello che uno studente possa sentire in tutta la sua vita: la campanella.
Uscimmo tutti velocemente per dirigerci ognuno nella sua grande villa: lì erano tutti "figli di papà", me compresa, ma che a differenza loro, io non creavo delle classi sociali!
<Ehi Aida, aspettami> gridò alle mie spalle Mitian, mentre correva verso la mia direzione.
<Mitian> dissi con un filo di voce.
Avevo voglia solo di ritornare a casa. Nient'altro.<Tutto bene? Sembra che oggi non hai una buona cera..>
BINGO. Aveva fatto centro. Di solito quando stavo male o qualcosa mi tormentava, lei era la prima -oltre Lion- ad accorgersene.
Ero stanca e molti pensieri mi passarono per la testa. Ad esempio non avevo la più pallida idea di quello che avevano da dirmi i miei genitori tanto da prendersi un giorno libero.
<credo che mi sia salita la febbre.. ti dispiace se per oggi torno a casa prima?> chiesi, sperando in una risposta di approvazione alla mia richiesta.
Di solito dopo scuola andavo da Mitian a ripassare qualcosa per il giorno seguente, ma oggi non ne avevo proprio voglia.
<Oh si, non ti preoccupare. Riprenditi presto e chiamami se hai bisogno di qualcosa, d'accordo?> disse la ragazza dai capelli arancioni, per poi abbracciarmi e dirigersi verso casa, cosa che feci anche io prendendo la strada opposta.
Avevo proprio bisogno di un the caldo accanto al camino, con una copertina e il mio Rufy.
Bene ragazzi. Questo è il secondo capitolo. Spero che la mia storia stia suscitando in voi un pò di suspense. Ne vedremo delle belle. Vi prego di lasciare qualche commentino o una stellina. Bacii :*
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Non tutto è per sempre
Roman d'amourQueste furono le ultime parole che pronunciò mio fratello Lion, dopo quell'incidente. No copy. Please! Tutti i diritti di questa storia sono riservati. Vi auguro una buona lettura amici!