End

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Luke e io siamo ancora innamorati come pazzi; che fottuta sorpresa.

Abbiamo avuto qualche battibecco ovviamente; litigi che ci facevano rifiutare anche di respirare la stessa aria. Ma finiscono tutti nello stesso modo; io che corro nelle sue braccia e lui che singhiozza e si scusa. I litigi sono quello che mantiene la nostra relazione forte e vera.

Mi sono anche trasferito con lui; anche se ci sono giorni in cui me ne pento. Si è scoperto che Luke è uno mattiniero e per un mese intero mi ha svegliato alle sei di mattina insistendo per fare yoga di coppia con lui.

Ma di nuovo, significa che c'è un sacco di sesso kinky e gay che include manette che porta Luke da lavoro.

"Un penny per sapere a cosa pensi?"

"I miei pensieri sono fottutamente di valore. Non puoi comprarli per un penny, una banconota da venti dollari forse." Muovo le sopracciglia suggestivo.

Luke sbuffa e toglie una mano dal volante per prendere il suo portafoglio. Tira fuori una banconota pieghettata da cinquanta e me la tira. "Sputa," mi ordina.

"Stavo solo pensando a noi. A quanto siamo durati," gli sorrido, i miei occhi ammiccano ai soldi.

Non mi aspettavo mi desse veramente dei soldi.

Luke ruota gli occhi, un piccolo sorriso sulle labbra. "Voglio i miei soldi indietro," borbotta.

"Troppo tardi, gli hai già dati a me. Sono miei." Affermo infilando la banconota nella mia tasca.

"Va bene. Ma li usi per comprare la cena per entrambi." Farfuglia Luke.

"Pensavo mangiassimo a casa dei tuoi?" Domando guardando il profilo perfetto di Luke.

Luke emette uno strano suono di frustrazione. Battendo la gamba --qualcosa che non dovresti veramente fare mentre stai guidando-- e batte le dita sul volante.

"Te l'ho detto baby. Loro potrebbero non accettarci. Conoscendo i miei genitori, ci butteranno fuori nel secondo che la parola 'sono gay' esce dalle mie labbra." Dice Luke sembrando particolarmente nervoso e spaventato.

"Non può essere tanto male," lo conforto prendendo la sua mano e stringendola.

"Si che può esserlo," risponde Luke accigliato. "Ti ricordi quando mi hai conosciuto? Quando ero uno stronzo omofobo? Beh, i miei genitori sono dieci volte peggio. Mi rinnegheranno."

"Non possono rimanere arrabbiati per sempre. Sono i tuoi genitori, ti vorranno bene comunque," poggio le mie labbra sul dorso della sua mano.

"Sì, forse," risponde Luke senza entusiasmo mentre gira dentro ad un vialetto.

È una piccola casa antiquata; bianca e accogliente. Potrebbe passare per la piccola casetta nella quale la bella addormentata nel bosco stava con le fate.

Luke giocherella con la collana con la croce intorno al suo collo e lentamente spegne il motore. Mi lancia uno sguardo tremante e io annuisco. Scende dalla macchina e io lo seguo mentre cammina verso il portico che porta alla porta.

"Hey mamma, hey papà," mormora Luke miserabile quando sua mamma si precipita fuori dalla porta per accoglierlo con baci e abbracci.

"Luke! È passato così tanto! Non ci vieni a trovare spesso!" La mamma di Luke lo bacia su tutta la faccia. Ha degli occhi azzurro ghiaccio e la pelle chiara.

"Abbiamo chiamato la tua chiesa e ci ha informato che non hai più frequentato dallo scorso anno." L'uomo più grande, che sembra estremamente simile al mio Luke afferma stranito.

Drive ♢ muke [italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora