Chapter XIV: Sisters; a state of mind

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[LEGGETE L'ALOHA IN FONDO]

Momo mi guardava dal lato opposto del tavolo della sala da pranzo. Era passato tempo da quando ci eravamo trovate così.

Avevo chiesto il permesso al re e ad Harold di fare una cena da sola con Montgomery, avevamo bisogno di chiarirci, di parlare, di scusarci. Sapevo che mi avrebbe portato molto dolore questa guerra di parole che avrebbe preso luogo non molto tempo dopo, ma ora eravamo due e dovevamo spalleggiarci a vicenda.

Momo mangiava la sua zuppa in maniera composta, Luke mi aveva detto della loro uscita pomeridiana e sorrisi ringraziandolo di essersi preso cura di lei. Ero contenta che almeno avesse al suo fianco un bravo ragazzo che l'aiutava durante questa fase della sua vita. Ero sicura che un giorno mi avrebbe capito, ma non sapevo esattamente quando sarebbe avvenuto anche se speravo il prima possibile.

-Momo- iniziai prendendo coraggio -volevo chiederti di scusarmi per averti trascurato dal tuo arrivo a palazzo- lei mi ignorò continuando a mangiare.

Inutile dire che incassai la prima pugnalata diretta allo stomaco, ma non mi arresi.

-Ho anche una buona notizia per te. Se vuoi posso cucirti dei pantaloni, puoi tornare ad indossarli per casa a patto che nelle occasioni ufficiali ti vesta come da protocollo- sorrisi catturando una sua occhiata veloce.

Non capivo se era arrabbiata, delusa, triste. Magari mi stava ascoltando e cercava di valutare ciò che le dicevo. Ma mi sembrava a dir poco impossibile conoscendola.

Spesso mi mancava la Montgomery tutta rosa e fiocchetti innamorata del vicino di casa che andava a scuola spensierata. Momo prima era completamente diversa: rideva sempre, il suo sogno era diventare principessa e tutte le sere riprovava allo specchio i discorsi che avrebbe tenuto quando il principe Harold l'avrebbe finalmente scelta.

-Momo, parlami per favore- la supplicai lasciando cadere sonoramente le posate nel piatto.

Lei alzò la testa puntando i suoi occhi blu nei miei. Era da tempo che non li incrociavo e mi sentii subito in colpa. Era colpa mia se era triste, era colpa mia se Liset era morta ed era colpa mia se tutto quel casino stava succedendo.

-Kristen, cosa vuoi sentirti dire?- ecco la seconda pugnalata fischiare e centrarmi il cuore.

-Tutto quello che vuoi, qualsiasi cosa voglio solo... parlare con mia sorella- sgranò gli occhi posando il cucchiaio nel piatto e appoggiandosi allo schienale della sedia.

-Quindi ora siamo... sorelle- disse con disgusto l'ultima parola.

Presi un respiro portandomi due dita alle tempie. Provai a tenere la calma mentre raddrizzavo la posizione.

-Montgomery, se te ne sei accorta siamo rimaste in due. Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto, davvero! Se avessi potuto lasciarvi fuori lo avrei fatto. Non avrei voluto innamorarmi di Harry, non avrei voluto finire col ricoprire questo ruolo che entrambe sappiamo non sono in grado di reggere, non avrei voluto che mamma e Liset morissero, ma è successo. Lo so che ti sarai sentita come un oggetto in questi ultimi tempi, ma davvero, non posso fare diversamente. Non è facile gestire famiglia e lavoro quando una linea di divisione non c'è. Lo diventa ancora meno per uno non abituato come noi. Sto sbagliando, ma devi darmi una mano a capire dove per potermi aggiustare e rialacciare un rapporto con te. Mia sorella. Non lasciarmi fuori, abbiamo bisogno l'una dell'altra- era rimasta impassiva.

Ciò che mi fece più male non era stato il dirglielo, il non riuscire a trattenere qualche lacrima mentre le aprivo il cuore, ma il fatto che non avesse cambiato posizione o nemmeno espressione durante tutto il mio monologo.

Abbassai lo sguardo sulle mie gambe coperte dal fazzoletto di stoffa, mi morsi un labbro e lasciai un sospiro senza speranza. Ripiegai il tovagliolo e lo posai sul tavolo prima di alzarmi spostando leggermente la sedia all'indietro.

-Se vuoi scusarmi vado in stanza, se mai ti venisse voglia di parlarmi sai dove trovarmi- lei annuì soltanto mentre riprese a mangiare come se nulla fosse successo.

Uscii nel modo più composto che potei dalla stanza e mi diressi verso le finestre che davano sul giardino.

-Lady Kristen, non può uscire da sola dopo l'attacco a Liset- la voce di Castiel mi raggiunse ancor prima che potessi mettere mano alla maniglia della porta finestra.

-Starò a distanza d'occhio, ma la prego devo schiarirmi le idee in solitario- dissi col mio soloto tono sperando di luquidarlo velocemente. Non ero in vena di altri problemi portati da un soldato coi capelli rossi.

-Luke, tampina la porta. Io esco con Lady Kristen- alzai gli occhi al cielo prima di uscire e scontrarmi con l'aria tiepida notturna.

Presi una boccata d'aria camminano difficoltosamente sull'erba umida attorno alla fontana. Mi piaceva il fatto che non ci fosse una zona di cemento che si allungava dalla finestra verso il giardino, bensì piccole costruzioni di pietra e metallo erano state inserite nella vegetazione in modo che diventassero quasi un tutt'uno.

-Turbata, Lady Kristen?- chiese la voce di Castiel direttamente alle mie orecchie.

Non risposi e mi limitai ad incrociare le braccia al petto. Non lo volevo lì assolutamente. Avrei voluto Montgomery, Harold, ma la solitudine era ciò che più agognavo e non potevo avere.

-Non si tenga tutto dentro, fa male sopprimere le emozioni- disse sfiorandomi il braccio. Mi allontanai maggiormente stizzita.

-Maggiore, la prego mi lasci in pace. Faccia il suo lavoro in silenzio, le mie questioni private vorrei che restassero tali- sbottai quasi ringhiando.

Mi afferrò per una spalla in modo che fossi davanti a lui. I suoi occhi si scontrarono coi miei, erano così fondi e dispiaciuti.

-Che le ho fatto?- si morse un labbro imbarazzato.

Sospirai portandomi due dita alla tempia. Bene, avevo ferito pure lui.

-Maggiore, in quest'ultimo periodo non so fare altro che ferire le persone attorno a me. La prego, se tiene alla sua tranquillità, di  on girarmi troppo intorno- sospirai guardando la terra.

La sua mano mi avvolse la guancia sollevandomi il viso. Restai di sasso non realizzando cosa stesse succedendo.

-Ho sempre odiato la tranquillità- e mi bastò un suo sorriso per riprendermi un filino.


ALOHA I'M BACK

Allora. Parto con lo scusarmi per i miei mesi di ritardo e ora vorrei che leggeste due secondi i vari motivi.

1. Una persona a me molto cara (pensate ad una persona che per voi è come l'ossigeno e potrete capire ciò che vi sto per dire) ha avuto un periodo davvero bruttissimo. Ha cambiato stato ritrovandosi senza soldi, con i mesi contati prima di dover porre fine a tutto, senza nessun appoggio se non il mio a distanza. Ora, detta così sembra una cazzata, ma non so se vi è mai capitato di essere/aver vissuto con qualcuno depresso, ma vi assicuro che è prosciugante.

2. Quando questa persona, dopo essersi ammalata anche fisicamente, ha ricominciato a stare bene a causa di una svolta positiva nella sua vita, ho avuto qualche problema famigliare.

3. Nel frattempo ho ricominciato la scuola (4^ liceo linguistico) e chi la sta facendo/l'ha fatta sa cosa vuol dire svegliarsi alle 4 e andare a letto a 12 per cercare di prendere almeno un 6 in tutte le materie (cosa per cui ancora sto ampiamente lottando).

4. Ultima, ma non ultima, la scrittura per me è collegata al mio umore. Più sono stressata più la mia produttività scarseggia. Quindi scusate, ma essendo molto sotto pressione non so quanto riuscirò a scrivere.

Grazie a chi continua a seguirmi, continuerá a leggere la mia storia e chi l'ha giá letta. Abbiamo superato i 160k in The Choice e moltissime letture pure qui. Vi voglio tantissimo bene, davvero.

UN BESO A TUTTI
-Obey

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