Chapter IX: The dark side of the people

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[Montgomery]

Mi scompigliai i boccoli castani avanzando come una furia verso il giardino. Incontrai Luke lungo la strada, ma dal mio sguardo omicida ebbe la brillante intuizione di lasciarmi in pace.

Come si era permessa? Davvero? Lei non era Kristen, lei non era mia sorella. Mi disgustava anche solo pensarla quella parola.

Mi addentrai tra gli alberi prima di urlare di rabbia. Era un ringhio più che un urlo che vibrò nell'aria spezzando il silenzio perfetto che circondava magicamente il palazzo. Mi portai le mani tra i capelli stringendoli all'attaccatura in due pugni stretti strizzando gli occhi come ad allontanare tutto. Perché era toccato a me?

Mi appoggiai di schiena al tronco di un albero sentendo la rabbia farmi tremare. Era potente e incontrollabile, probabilmente avrei preso a pugni qualsiasi cosa mi fosse capitata davanti in quel momento. Compresa la persona che si stava avvicinando in modo tutt'altro che silenzioso considerando il rumore dei passi che si avvicinavano.

-Montgomery- la voce era quasi sconosciuta sebbene era un abitante del castello. Chiusi gli occhi più forte cercando di riacquistare un'immagine di calma apparente. Ma il tornado di pensieri rabbiosi che affollava la mia mente non sembrava placarsi.

-Se sono qui è perché necessito stare sola quindi te ne potresti andare e lasciarmi da sola?- inveii contro la figura sconosciuta che non volevo mi girasse attorno. Mi sentivo il corpo bruciare da tutta l'ira che mi scorreva nelle vene.

I passi si avvicinarono e sentii due mani posarsi sui miei avambracci.

-Ha bisogno di aiuto- sentii la voce arrochirsi e abbassarsi ancora di più mentre il mio corpo smetteva lentamente di tremare.

-Respiri, faccia degli ampi respiri profondi- continuò quasi a sussurrarmi. A poco a poco sentii la stanchezza impadronirsi di me, la rigidità della mia postura sciogliersi e non potei evitare di scivolare al suolo. Aprii gli occhi intravedendo un elegante completo nero di un corpo maschile accucciato di fronte a me.

-Meglio, no?- mi accarezzò leggermente una spalla con fare quasi paterno. Chi era che stava facendo tutto quello? Alzai il viso e incrociai gli occhi verdi del principe e il suo sorriso pacato.

-Principe Harold...- sussurrai quasi spaventata. Perchè non potevo essere lasciata in pace? Perchè dovevo ritrovarmi mio cognato di fronte? Era tanto chiedere una persona non miliardaria in quella dannata prigione di diamanti?

-Senta, so che per lei è complicato stare qui dentro. So che non è cresciuta con le regole mie e con quelle a cui Kris si sta adattando, appena sarà grande abbastanza avrà il permesso di uscire da palazzo, ma ora cerchi di non trattare male Kris. Per favore Montogomery. Sua sorella sta già faticando abbastanza, ha molto peso sulle spalle, davvero vuole così male a Kristen da volerla vedere crollare?- quelle parole mi entrarono nel petto come lame, ma come mio solito le respinsi tramutandole in rabbia. Nessuno poteva attaccarmi così senza che io mi difendessi.

-Sua altezza..- iniziai con tono derisorio e beffardo come sempre. -Mia sorella non è affar suo, o meglio lo è solo sotto le coperte la notte- lo guardai socchiudendo gli occhi stampandomi un sorrisetto da schiaffi col semplice scopo di irritarlo.

Ma una cosa mi colpì: il mio stesso sorriso si rispecchio sul suo volto. Gli occhi si scurirono leggermente e le fossette scomparirono rivelando un intrigante e malizioso sorriso laterale.

-Non solo la notte se proprio lo vuole sapere, ma sull'utilizzo del letto, o meglio dei balconi, durante il giorno penso che dovrei chiedere a qualcun altro... Luke, le suona famigliare?- mi ghiacciai perdendo improvvisamente la sensibilità del mio corpo. Ci avevano beccati. Il principe mi aveva visto.

Strinsi i pugni e irrigidii la mascella.

-Se spera di attaccarmi con la mia stessa moneta si sbaglia, non sono malleabile come Kristen- lui scoppiò a ridere a quell'affermazione. Ma anche la risata era derisoria. Così non potei fare a meno di ammirarlo da sotto le ciglia, mai mi sarei aspettata che il principe così calmo e autoritario fosse in realtà leggermente come me.

-Kristen malleabile? Al massimo innocente, ingenua e terribilmente emotiva, ma malleabile? Davvero?- e rise ancora di più facendomi arrossire le guance dalla rabbia. Mi stava urtando qualsiasi nervo e non mi interessava che lui fosse il principe. Nessuno poteva prendersi gioco di me.

Non mi riuscii più a contenere e lo schiaffeggiai. Quasi godetti quando il suo viso stupito si girò e la guancia si colorò di un bellissimo rosa rossastro.

-Io la conosco meglio di te Kristen. Lei è la ragazza più dolce e premurosa di questo mondo, non ha paura a caricarsi sulle spalle pesi non suoi. Aiuta tutti senza fare differenza, è umile, semplice e senza pretese. Crede nel bene talmente tanto che è stupida e debole, trova sempre il lato positivo di qualunque cosa. Ma è anche incredibilmente determinata, quasi incute timore da quanto autoritaria può essere e la cosa migliore è che a soli sedici anni è più donna di molte altre sue coetanee...- mi fermai quando notai che gli stavo urlando in faccia esattamente quello che lui voleva sentire: i pregi di mia sorella. Scioccata fissai il pavimento. Era astuto il principe, più di me. Si alzò vittorioso con il solito sorriso da schiaffi.

-Vede, Montgomery, io e lei siamo molto simili. Le dico una cosa: per il bene di sua sorella, trovi un modo per reprimere l'odio- e poi se ne andò lasciandomi lì, da sola, confusa e per una volta non sicura di me, anzi, totalmente spaesata e nuda.

[Kristen]

-Lady Kristen, sta bene?- chiese a un certo punto la voce di Castiel mentre la sua mano mi accarezzava la schiena. Ero ancora accoccolata contro di lui anche se avevo smesso di piangere da un po' oramai.

Dovevo staccarmi da quel contatto. Non era salutare per me.

-Sì, grazie- mi spostai riacquistando la mia normale freddezza e rivestendo di nuovo la mia maschera di autorità asciugandomi gli occhi con un dito. Poi mi alzai prima di inchinarmi come insegnatomi e dirigermi verso la porta.

Castiel mi afferrò per un polso girandomi e facendo scontrare i nostri sguardi. I suoi occhi neri intrappolavano i miei e mi ci perdevo dentro senza contegno.

Quando il suo viso si avvicinò al mio tutto attorno a noi scomparve lasciandomi quella strana sensazione di vuoto sotto ai piedi mischiato alla consapevolezza di avere un unico appiglio per la realtà. Mi trovai a fissare quelle morbide labbra rosee mischiando il mio respiro al suo. Volevo qualcosa di più, volevo un bacio. Volevo assaggiare quelle labbra per un secondo.

Il peccato e il divieto hanno sempre attirato l'uomo, no?

-Senza maschera è più carina- disse poi lui prima di staccarsi lasciandomi nella stanza senza difese, nuda e con un senso di colpa più grande di me.

Non potevo desiderare le labbra di un uomo che non fosse Harry..

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