Chapter VIII: so close so far

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Mi fermai a fissare la porta con la mano a mezz'aria. Respira Kris, dentro e fuori. Mi morsi un labbro. E' solo mia sorella in fondo, perché ho così paura? Perché mi sembra di dover parlare con una estranea?

Bussai alla porta espirando e preparandomi al peggio. Mi raddrizzai con la schiena e indossai la mia maschera di freddezza che oramai mi apparteneva.

-Kris?- disse Montgomery alzando un sopracciglio dal basso verso l'alto. Era incredibile, quanto quei pochi anni di differenza adesso sembrassero accentuarsi.

-Vorrei parlarti, se mi concedi- lei scoppiò a ridere aprendo di più la porta e facendomi segno di entrare. La stanza era bianca e spoglia, non era la stanza di Momo.

-Buongiorno maestà, vi lascio sole. In caso aveste bisogno sono fuori dalla porta- ringraziai l guardia che aveva parlato vedendolo uscire e non evitando di notare come gli occhi di Momo lo seguirono fino a quando non se ne fu completamente andato. Le piaceva.

Sorrisi guardandola e mi coprii la bocca con la mano per mantenere il contegno. Ma in fondo di che mi preoccupavo? Era mia sorella!

-Che c'è da sorridere, maestà?- si sedette su una sedia posta di fronte al letto e potei vederla afferrare una chitarra e posarsela sulle gambe.

-Montgomery, la sai suonare?- chiesi stupita sedendomi di fronte a lei. Pensavo di no, in fondo era sempre vissuta come quattro...

-Kris, ti ricordo che io e Liset siamo state tre per un po'- pizzicò le corde con delicatezza lasciando la mente vagare. Era così cambiata...

-Perché sei scappata?- mi morsi un labbro giocherellando con le dita dal nervosismo. Avevo quasi paura della sua risposta.

-Perché questa non è la mia vita- disse semplicemente continuando a strimpellare note ordinate dal suono leggero e appena udibile. In effetti però come darle torto? Lei non era fatta per star rinchiusa in una torre di cristallo, ma vedere come fosse cambiata così tanto in poco tempo... era quasi doloroso.

-Se tu me ne avessi parlato...- provai, ma lei mi interruppe bruscamente.

-Tu cosa? Cosa avresti potuto fare? Sei una pedina insignificante qua tanto quanto lo sono io! E poi parlarti? Kris, sei imballata di impegni, non hai tempo pure per me e Liset- e quelle parole dette con acidità mi colpirono il cuore come mille pugnali. Era davvero quello che pensava? Davvero mi considerava inutile? Davvero le stavo abbandonando a loro stesse? Ma soprattutto... era vero tutto quello che aveva detto?

-Montgomery, ti ho comunque dato un tetto sulla testa, sto venendo meno ai miei doveri coniugali per potervi permettere di star qui il più possibile, ti chiedo soltanto di parlarmi se hai dei problemi. E un po' di rispetto sembra il minimo che tu possa avere nei miei confronti considerando anche che sono la maggiore- mantenni il tono calmo come mi aveva insegnato la regina nonostante dentro di me stessi esplodendo dalla rabbia.

Momo buttò a terra lo strumento alzandosi dalla sedia con occhi di fuoco. Ecco il carattere non pacato di Montgomery che usciva e si faceva riconoscere.

-Ti aspetti pure un grazie? Grazie mia gentile e magnanima regina di aver accolto due povere orfanelle nel tuo castello? Dov'è finita Kristen? Dov'è finita mia sorella? Tu non sei nient'altro che l'immagine vuota di quello che c'era al suo interno. Kris si arrabbiava, aveva sentimenti, si spezzava la schiena e soprattutto non si sentiva superiore a noi. Ora? Tu chi sei?- urlò tutto digrignando i denti e coi pugni chiusi.

-Ho un ruolo da ricoprire e mi devo adattare a questo. Questo è il mio dovere, questo è ciò che ho scelto. Ogni tanto bisogna crescere Montgomery e fare delle scelte nella vita...-

-Quindi rinunciare al tuo essere per entrare nei panni di una persona che non sei è giusto?- e con quella frase mi spiazzò. Non riuscivo a pensare perché sapevo che in fondo aveva ragione.

-Come pensavo- poi sorrise beffardamente prima di girarsi ed uscire dalla camera sbattendo la porta.

Era quello che si vedeva dall'esterno? La mia inettitudine? Io non ero adatta a quel ruolo, tutti lo sapevano. Io ero impulsivo, ero profonda nei sentimenti e la freddezza dei nobili non era cosa da me. Io ero una lavoratrice, un'abitante del popolo, non ero fatta per palazzi costosi, vestiti laboriosi e lo studio. Mi fissai le mani callose rovinate dai lunghi anni passati alle fabbriche, alle cene fatte di acqua e verdura quando andava bene, le coperte come unica fonte di riscaldamento... Io non ero una regina e mai lo sarò. Montgomery aveva ragione, io non ero più me stessa. Stavo diventando come loro.

Scoppiai a piangere seduta sul letto di mia sorella. Non era quello che volevo. Io non volevo quella vita.

La porta si aprì d'improvviso rivelando lo sguardo serio di Castiel che silenziosamente entrò nella stanza richiudendosi l'uscio dietro di se.

Non disse niente, mi guardò piangere in silenzio tenendo uno sguardo rigido. Si sedette affianco a me e quando mi avvolse in un abbraccio non potei fare a meno che lasciarmi andare del tutto contro di lui troppo scossa ed esausta di tutto. Piangevo senza ritegno, non mi interessava di non star rivestendo la mia immagine, ma ne avevo bisogno. E per qualche strano motivo in quel momento non avevo assolutamente bisogno delle parole rassicuranti di Harry, ma solo del corpo e del silenzio di Castiel che sembrava capirmi meglio di chiunque altro lì dentro.

Mi spaventai da sola di quel pensiero. Non era concesso, non poteva accadere.

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