6. A Car

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Qualche ora più tardi il sole sorse.
Piano piano la città si accese, pronta per una nuova giornata.
Il sole spaccava le pietre quel giorno, nonostante la stagione che di norma ostacola il suo calore per imporsi sulla pelle delicata tenuta non abbastanza al caldo da giubbotti imbottiti.

L'autunno era visto da Josh come un freno per gli uomini, una sorta di complesso che manda in confusione le anime delle persone.
Era straordinario come il tempo influisse così ardentemente sull'umore di molti individui, come se durante l'anno le varie stagioni si passassero l'un l'altra l'anima di ogni singola persona e fossero liberi di farci ciò che più pareva giusto, o divertente.

Pure l'anima di Josh era toccata e dipesa dal tempo, altra prova della sua esistenza.

Non c'era bisogno di guardarsi allo specchio per accorgersi della quantità di occhiaie e borse che avevano attaccato Josh, quasi riusciva ad intravederle con la coda dell'occhio.
Josh si stiracchiò bene, assonnato.
Gli occhi faticavano a rimanere aperti e il corpo non sembrava essere pronto ad affrontare la giornata.

Pensò due o tre volte cosa fosse giusto fare: rimanere sveglio o andare a casa a dormire.
Ebbene sì, addosso gli si era appoggiata una tale stanchezza da fargli prendere in considerazione la possibilità di andare a casa.

L'unica ragione che però gli fece decidere di rimanere lì fu Tyler, la voragine nello stomaco che gli si creava al solo pensiero di immaginare Tyler passare per quella strada in sua assenza equivaleva ad un buco nero nello spazio che divorava tutta la terra, non stava esagerando.

Prese dal suo zaino color ocra il suo giaccone verde militare, era l'unica cosa di cui si vantava, gli andava leggermente stretto nelle spalle e le maniche erano più corte delle sue braccia, ma non lo avrebbe cambiato per nessun altro al mondo, ci era molto affezionato, non c'era un motivo particolare ma il concetto era più o meno lo stesso di Tyler, sapeva che qualsiasi cosa fosse successa, lui ci sarebbe stato.

"Non vedo l'ora di vederlo", disse strofinando tra loro le mani fredde, che a stento riuscivano a muoversi.
Il tempo condiziona i muscoli, i movimenti, le ossa, il tuo interno.
Condiziona te.

"Vedi, Tyler, poco importa quanto tu possa provare a stringere i pugni, se il freddo non vuole , tu non li stringerai", disse guardandosi le pallide mani che non chiedevano altro che un po' di calore.
"Non li stringerai, di conseguenza non riuscirai a far rimanere intatto tutto ciò che hai dentro senza andare fuori di testa, non prenderai forza", spiegò ancora.
"Stringere i pugni significa salvarmi da una crisi, Tyler, e non posso farlo, il gelo me lo impedisce", disse ad alta voce.

Erano le sei del mattino, Josh alitava dolcemente sulle punte delle dita e ogni tanto prendeva coraggio e se le appoggiava suo collo, l'unica parte del corpo che era calda e tranquilla ma che, a contatto con le dita gelate che vagavano senza pace coinvolte dal freddo, si infastidiva, poiché tanto era bello per le mani ricevere quel tipo di calore tanto era brutto per il collo interrompere il caldo equilibrio che si era creato, inoltre le mani venivano soddisfatte solo per qualche secondo.

Ore 7.00
Il parco era deserto, non passava nessuno per di lì, erano tutti cosi intelligenti da andare al lavoro in macchina e non a piedi. Bravi.
Il sole persisteva in cielo enorme, ma il suo compito veniva svolto per metà.
Josh ancora si domandava la ragione del tanto freddo improvviso. L'alcol scalda.
Ah giusto.
Era sempre stato freddo, solo Josh non lo sentiva.

Ore 8.00
"È presto, tra qualche ora si farà vivo, ora starà nel suo morbido letto a dormire", si immaginò un secondo quegli occhi di angelo chiusi e appoggiati su un cuscino, si sarebbe accontentato anche di vederlo dormire.

Goner || Joshler [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora