L'ossessione di Ron

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Nei giorni che seguirono Hermione continuò a far visita regolarmente ai suoi genitori, che purtroppo continuavano a non riconoscerla, benché il guaritore O’Sheen le avesse assicurato che avrebbe guarito la loro confusione, la ragazza era molto preoccupata. 
Il clima alla Tana era molto disteso e allegro, Hermione era molto felice di aver deciso di stare con i Weasley e benché Ron le avesse rivolto solo qualche parola da quando era arrivata alla Tana, si sentiva bene e riusciva a preoccuparsi meno per la sorte dei genitori. 
La mattina di Natale venne scaraventata giù dal letto da Ginny, la qualche saltellava in giro per la camera scartando i suoi regali. Tra uno sbadiglio e l’altro Hermione si mise a scartare la pila di regali  disposti ai piedi della sua branda. Ginny le aveva regalato una sciarpa di lana bianca, dicendole poi che sarebbe stata benissimo che il suo berretto di lana, Harry le aveva regalato una penna d’oca con la punta d’argento, mentre i signori Weasley un caldo maglione di blu con una H argento ricamata davanti. Mise sul letto le scatole di cioccorane e api frizzole inviate da Hagrid e il libro sulle creature magiche regalatole da Remus. 
“Quello di chi è?” chiese Ginny, guardando Hermione scartare il suo ultimo regalo. 
“Di tuo fratello, immagino” rispose Hermione, scartando la carta e trovandosi tra le mani una confezione di Gelatine Tutti Gusti + 1.
“Il minimo sindacale” commentò Ginny “Scommetto che spera che ne troverai una al gusto di caccole”
Hermione mise la mano sulla bocca di Ginny e tese l’orecchio. Harry e Ron stavano scendendo dalle scale per andare a colazione “Davvero non capisco perché non possiamo stare nel tuo appartamento a Londra” disse Ron. 
“Perché tua madre mi ha invitato a passare le vacanze qui” rispose Harry esasperato. 
“Già e non sei il solo”
“Senti lo so che non ti va di vedere Hermione, ma sta passando un momento difficile e ha bisogno di noi. Oggi ci sarà anche Remus, quindi vedi di comportarti un modo civile e…” il resto della conversazione si perse, in quanto i ragazzi erano scesi al piano di sotto. 
“Certe volte butterei Ron giù dalle scale” commentò Ginny, libera di nuovo di parlare. 
“Lascia stare” mormorò Hermione, sconsolata. Si tolse il pigiama e infilò il maglione che le aveva fatto la signora Weasely. 
Il pranzo di Natale passò in un lampo, monopolizzato da Teddy, tutti volevano tenerlo in braccio, giocare con lui e coccolarlo. Hermione non poteva dar loro torto, non aveva mai visto un bambino tanto bello e dolce. Alle tre del pomeriggio Hermione si assentò dalla gioia di casa Weasley per uscire in giardino a prendere una boccata d’aria, era giunto il momento di lasciare i Weasley per andare al San Mungo, la ragazza si sentiva un peso sul cuore, pensando ai suoi genitori. 
“Così ti prenderai un malanno”
Hermione si voltò e vide Remus che la raggiungeva con il suo mantello stretto tra le braccia. 
“Non fa così freddo” disse Hermione “Non serve che mi porti il mantello”.
“Mettitelo”
Hermione sorrise e si mise il mantello “Grazie per il libro, è davvero affascinante”. 
“Ti ho visto molto interessata alla materia durante l’assistentato e anche molto interessata all'insegnamento, bè se vuoi cercare di rubarmi il posto di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, quello è il primo passo” rispose Remus, con un sorriso. 
“Non è molto saggio da parte tua” disse Hermione, ridendo “Darmi le armi per soffiarti il posto”.
“Non sono mai stato una persona saggia”.
“Io invece credo di sì, ma in ogni caso non so ancora se voglio insegnare. So che devo decidermi, ma vorrei fare qualcosa di importante per il mondo, aiutare gli elfi domestici e le altre creature… Non so” disse Hermione, alzando lo sguardo sugli alberi innevati “Devo andare a trovare i miei genitori” aggiunse con aria triste. 
“Stai bene?” chiese il mannaro, lanciandole uno sguardo investigatore. 
“Sì, è solo che…”
“È Natale e non poterlo passare con i tuoi genitori ti rattrista” concluse Remus. 
“Che senso ha andare a trovarli se non mi riconoscono?” domandò Hermione, sconsolata.
“Devi avere pazienza Hermione, vedrai che ti riconosceranno” le assicurò Remus “Verrò con te se vuoi”.
“No, davvero. Non devi disturbarti, è Natale, il primo Natale di Teddy, devi passarlo con lui” rispose Hermione. 
“Adesso Teddy sta dormendo e sono sicuro che Molly non avrà problemi a guardarlo se si sveglia prima che torniamo” rispose Remus, sorridendo. 
“Ma…”
“Niente ma” disse Remus, alzando la mano come per fermarla “Vengo con te”.
Hermione sorrise e lo abbracciò stringendolo forte. 
“Mamma dice che è pronta la cioccolata”
Hermione si sciolse dall'abbraccio di Remus e vide Ron che li guardava con aria torva, prima che lei potesse dire qualcosa tornò in casa, sbattendo la porta. 
“Fantastico, ora avrà quel muso per un mese” borbottò Hermione. 
“Mi dispiace, posso parlargli se vuoi”.
“Non fa niente, non ho tempo di pensare a Ron, vado a prendere i regali di Natale per i miei”.
“Ti aspetto in cucina” rispose Remus, aprendole la porta. 
Il Natale al San Mungo fu parecchio deprimente ma fortunatamente Remus era con lei e questo la tirò parecchio su di morale. 
I giorni rimasti prima del suo ritorno ad Hogwarts stavano diminuendo sempre di più ed Hermione era sempre più preoccupata di cosa dover fare quando il giorno della partenza sarebbe arrivato. Non poteva tornare a scuola senza la certezza che i suoi genitori fossero guariti e non poteva perdere troppi giorni di scuola, era frustata. Il 3 gennaio stava scendendo il cucina, pronta per andare al San Mungo, Harry le aveva promesso di accompagnarla. 
“Ti dico che li ho visti, il giorno di Natale” disse la voce di Ron, dalla cucina. Hermione si fermò in cima alle scale. 
“Hai visto cosa esattamente?” rispose Harry.
“Lupin e Hermione, che si abbracciavano”
“Anche io ho abbracciato molte persone a Natale”.
“Non si abbracciavano per via del Natale, era prima che lei andasse al San Mungo con lui. Insomma, chi abbandona suo figlio in casa di altri per andare a visitare i genitori di un’alunna”.
“Hermione non è solo un’alunna, sono amici. Siamo tutti amici”.
“Amici eh? Ti dico che non si abbracciavano come fanno gli amici, forse si stavano anche baciando. Era troppo lontano per vedere bene e…”
“Adesso basta” lo interruppe Harry “Sono stufo di sentire le tue congetture e l'ossessione che hai per quei due”.
Hermione aveva sentito abbastanza “Sono pronta!” esclamò, entrando in cucina. 
“Benissimo! Andiamo allora” esclamò Harry, alzandosi dal tavolo. 
“Ciao Ron” salutò la ragazza, lui fece un gesto con il capo e salì di sopra. 
“Continua a fare assurde teorie eh?” sussurrò la ragazza. 
“Hai sentito”
“Sì, ma non ho tempo di preoccuparmi anche per lui. Ho deciso di ignorarlo finché non capirà da solo che sta sbagliando, non serve a niente corrergli dietro e cercare di fargli cambiare idea, è sempre stato così con Ron, deve capire le cose da solo, anche se purtroppo a volte ci mette un po' a capirle” rispose Hermione, prese la mano del prescelto e girò su se stesso. L’atrio del San Mungo era sempre affollato, si fecero largo tra la gente e salirono al secondo piano. Entrando nella camera 243 trovarono il guaritore O’Sheen che stava visitando sua madre, la donna balzò sul letto e sorrise a Hermione “Tesoro, finalmente sei arrivata! Quest’uomo mi sta facendo impazzire, continua a borbottare cose di incantesimi e pozioni, lo sai che non sono mai stata brava a capire queste cose, potresti tradurre tu Hermione?”
La ragazza rimase basita, Harry le afferrò il braccio, mentre il guaritore O’Sheen li raggiungeva “È successo cinque minuti fa, sua madre si è svegliata e ha cominciato a chiedere di lei”.

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