Una ragazza generosa

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Tornò nel suo dormitorio verso le cinque e mezza di mattina, sorrise vedendo che Ginny aveva tirato le tende del suo letto a baldacchino. Scostò le tende e si sdraiò sul letto, ripensando alla sera prima, a lei e a Piton, al comportamento di Remus. Era seriamente preoccupata per lo stato di infelicità del Malandrino. La sua mente lavorava a pieno regime e non riuscì più a prendere sonno, verso le sei e mezza sentì Ginny muoversi nel letto accanto, Hermione si alzò e si sedette sul letto dell’amica. 
“Ehi” mormorò Ginny, assonnata.
“Ciao, grazie per le tende” sussurrò Hermione. 
“Cosa è successo? Perché non sei tornata?” chiese GInny, sbadigliando sonoramente. 
“Non ora” rispose Hermione, indicando le altre compagne che dormivano “Vestiti, andiamo a colazione e ti racconterò tutto”.
Mentre l’amica si alzava con fatica dal letto, Hermione si infilò la divisa e prese i libri necessari per le lezioni della giornata.  Finalmente riuscirono ad uscire dalla Sala Comune e durante il tragitto verso la Sala Grande Hermione raccontò gli avvenimenti della sera prima all’amica. 
“Non ci credo” disse Ginny, una volta che Hermione aveva finito di raccontare “Remus e il pugno di Piton e tu ti sei davvero spogliata davanti a lui?”
“Parla piano” l’ammonì Hermione, entrando nella Sala Grande semi deserta “Comunque sì, l’ho davvero fatto. In realtà non so nemmeno dove ho trovato il coraggio di farlo, ma Severus è un tipo difficile, certe volte devo essere davvero spudorata per combattere la sua testa dura”.
“Devi proprio chiamarlo così?” domandò Ginny, rabbrividendo. 
“Come?”
“Severus” rispose Ginny e si servì di uova e pancetta. 
Hermione rise “È il suo nome”.
Ginny le lanciò uno sguardo disgustato “Mi stai facendo passare la fame”.
“Dubito che sia possibile” scherzò Hermione, le sorrise e iniziò a mangiare. 
“A proposito” disse la rossa, appena dopo aver finito il suo piatto di uova e pancetta “Mi ha scritto Harry ieri sera”.
“Ah sì? E che dice?”
“Mi ha scritto che Ron non ci è rimasto molto male che non gli hai mandato niente per il suo compleanno, non ti sarai…”
“Non mi sono dimenticata” la interruppe Hermione “So bene che ieri era il compleanno di tuo fratello, ma davvero si aspettava qualcosa dopo il suo comportamento dell’ultima volta?! Non ero morta per lui? Da quanto ne so i morti non mandano regali di compleanno”.
“Lo sai come è fatto Ron” rispose Ginny, alzando le spalle. 
“Non mi interessa” disse decisa Hermione “Ma a proposito di compleanni, mi è venuta un’idea su come fare a tirar su Remus di morale!”
“Che vuoi dire?”
“Settimana prossima non compie gli anni?” disse Hermione, pensierosa.
“Il dieci, mi pare”.
“Mercoledì, quindi” disse Hermione, contando i giorni e si voltò verso Ginny con un sorriso stampato in faccia “Che ne dici di scrivere a tua madre e organizzargli una bella festa a sorpresa alla Tana?”
“Dico che è un’ottima idea! Sono sicura che la mamma ne sarà entusiasta!” rispose Ginny “Ma dovremmo chiedere il permesso di lasciare il castello alla McGranitt”.
“Eccola” disse Hermione, indicando la preside che stava uscendo dalla Sala Grande “Andiamo!”
“Adesso?”
“Muoviti!” 
Le due ragazze si alzarono velocemente dal tavolo dei Grifondoro e corsero fuori dalla Sala Grande, riuscirono a bloccare la preside alla scalinata principale. 
“Che succede signorine? Cos’è questo bisogno irrefrenabile di parlarmi di prima mattina?” 
“Ecco… Vede io e Ginny stavamo pensando… Il professor Lupin è parecchio giù di morale in questo periodo… Ed ecco, settimana prossima è il suo compleanno e crediamo che sarebbe una buona idea organizzargli una festa alla Tana, sa… Una festa a sorpresa, sono sicura che la signora Weasley né sarebbe entusiasta, ma ecco… Abbiamo bisogno del suo permesso per…”
“Lasciare il castello” concluse la McGranitt. Ginny ed Hermione annuirono vigorosamente “Credo che abbiate avuto un’ottima idea. Penso che farà bene al professor Lupin passare una serata con i suoi amici”.
“Davvero?” chiese Ginny, stupita.
“Certo, signorina Weasley, avete il mio permesso!”
“Grazie preside!” esultò Hermione. 
“Ora se non vi dispiace ho parecchio lavoro che mi attende” disse la preside.
“Certo” risposero in coro le ragazze. 
“Buona giornata”.
Le ragazze si scambiarono un sorriso, mentre la preside saliva le scale e corsero alla guferia per inviare la lettera alla signora Weasley. 
Nel corso della settimana Hermione fu parecchio impegnata. I compiti e la festa per Remus le tolsero tutto il suo tempo libero. Dal canto suo Molly aveva risposto entusiasta alla richiesta delle ragazze. Per tutta la settimana non riuscì a vedere il suo professore preferito, tranne  che a lezione, il peso del settimo anno iniziava a farsi sentire. Quella settimana visse di sguardi e ogni volta che il professore incrociava il suo sentiva il suo cuore sussultare.
Finalmente arrivò il venerdì e Hermione non vedeva l’ora di poter passare un po’ di tempo con Piton, si fermò dopo la lezione di pozioni, dove lui le disse che nel weekend non sarebbe stato al castello, in quanto aveva diverse faccende da sbrigare fuori dalle mura di Hogwarts. Fu un colpo per Hermione, la quale sperava di poter passare almeno una notte in sua compagnia. Sconsolata uscì dall’aula, non era nemmeno riuscita a baciarlo, in quanto quando si stava avvicinando a lui i primi ragazzini del secondo anno avevano fatto capolino nell’aula di pozioni.
Hermione fu di umore nero per tutto il weekend e nemmeno le frasi consolatorie di Ginny riuscirono a tirarla su di morale. Finalmente il lunedì mattina rivide il professore, ma ancora una volta riuscì ad ottenere solo sguardi, la sera avrebbe voluto correre da lui nei sotteranei e non andarsene più. Ma non poteva, il giorno dopo c’era in programma un al quanto difficile test di Aritmanzia e in ogni caso sapeva che il professore di sarebbe infuriato con lei se l’avesse vista nei sotterranei. 
Piton le aveva espressamente vietato di andare da lui durante la settimana, da prima perché era troppo pericoloso, in quanto c’erano più studenti in giro per i corridoi e anche lui riceveva spesso la visita di studenti di Serpeverde in difficolta e in secondo luogo Hermione doveva studiare. Il professore sapeva che il settimo anno era il più difficile e come aveva detto ad Hermione: la ragazza non doveva sprecare il suo tempo con lui, ma doveva studiare. Così rassegnata, Hermione aveva abbandonato l’idea di fare una capatina nell’ufficio del professore.
Finalmente arrivò il 10 di Marzo, giorno del compleanno di Remus. Avevano disposto tutto assieme a Molly Weasley. La donna si sarebbe occupata di preparare la festa e di contattare gli invitati, mentre Hermione e Ginny dovevano portare Remus alla Tana tramite l’ausilio di una passaporta, realizzata in collaborazione con la preside, alle sei di sera. 
Così  alle sei meno cinque Ginny ed Hermione stavano percorrendo il corridoio che portava all’ufficio del professore. 
“Siamo sicure che ci sia?” chiese Ginny, incerta “E se è andato da Teddy?”
“Gin, né abbiamo già parlato, Remus ha detto che sarebbe andato da Teddy alle sette. Stai tranquilla, andrà tutto liscio” rispose Hermione. 
Svoltarono l’angolo e a qualche metro di distanza intravidero il professore fuori dal suo ufficio che parlava con Emily Wallace e una delle sue amiche ridoline. 
“Dannazione! Che ci fa quella lì, mancano tre minuti alle sei!” sbottò Ginny. 
“Sta calma” rispose Hermione, stringendo il mano il barattolo che doveva fungere da passaporta “Vedrai che adesso se ne vanno”. 
Così come aveva predetto Hermione, le ragazze di Corvonero salutarono Remus e se ne andorno, Hermione e Ginny corsero verso di lui.
“Ciao ragazze” salutò Remus, era appoggiato allo stipite della porta e stringeva in mano una scatola di cioccolatini.
“Che volevano le tue ammiratrici?” domandò Ginny, seguendole con lo sguardo. 
“Regalo di compleanno” rispose Remus, mostrando la scatole “Mi chiedo come facciano a saperlo”.
“Inquietante” commentò Ginny. 
Hermione rise “Ti conviene chiudere la porta dell’ufficio Remus”. 
“Perché?” domandò il mannaro. 
Ginny gli fece l’occhiolino e mentre Hermione trascinava il mannaro fuori dalla porta, la rossa la chiuse con un botto. 
“Si può sapere che succede?” domandò Remus, perplesso.
“Dieci secondi” annunciò Ginny. 
“Afferra questo” disse Hermione, porgendo il barrattolo al professore. 
“Ma…”
“Adesso, Remus!”
Il mannaro fece appena a tempo ad appoggiare il dito sul barattolo, quando Hermione sentì il famigliare strappo dietro all’ombelico. Sentì di nuovo il suolo sotto i piedi, non fece a tempo ad aprire gli occhi che senti gridare “Sorpresa!”
Hermione spalancò gli occhi e sorrise, erano tutti lì: i signori Weasley, Harry, Ron, Bill e Fleur, George, Andromeda e Teddy, c’era persino Kingsley.
Remus rimase a fissarli sorpreso, scioccato. Hermione scorse dietro di loro un tavolo dove la signora Weasley aveva preparato una cena a buffet e attaccato sul soffitto c’era un grande striscione con scritto: Buon compleanno, Remus.
Teddy agitò le braccia verso il padre e camminò verso di lui con le gambe mal ferme, Remus lo prese in braccio e lo baciò sulla guancia, mentre si apprestava a ringraziare tutti i presenti. Hermione e Ginny si lanciarono uno sguardo divertito. Raggiunsero il tavolo delle cibarie e iniziarono a mangiare qualcosa, era tutto squisito. 
“Ragazze” disse Remus alle loro spalle. Aveva in mano due burrobirre e le porse loro “Molly mi ha detto che ¨è stata tutta una vostra idea”.
“In verità” disse Ginny, prendendo una delle burrobirre “È stata un’idea di Hermione, io le ho solo dato una mano” si avvicinò al mannaro e gli scoccò un bacio sulla guancia “Tanti auguri, Remus” disse la rossa e si allontanò in direzione di Harry.
“È stata una tua idea?” chiese Remus.
Hermione gli sorrise “Ho pensato che potesse tirarti su di morale”. 
“Sei troppo buona con me, non mi merito tutto questo” rispose Remus, guardandosi le scarpe. 
“Certo che te lo meriti” rispose Hermione, si sporse verso di lui e lo abbracciò.
Remus la strinse forte a sé “Grazie, amica mia”.
Si sciolsero dall’abbraccio, Remus le sorrise di nuovo e raggiunse il ministro. 
Qualche istante dopo sentì un leggero tocco alla spalla, si voltò e vide Ron. “Posso parlarti? In cucina?”
“Se proprio insisti” rispose Hermione, seguendolo. 
“Non mi mandi nemmeno un regalo e organizzi una festa a Remus?” domandò Ron, sedendosi al tavolo della cucina. 
“So essere generosa con chi mi è amico” rispose acidamente Hermione.
“Lo so” disse Ron e distolse lo sguardo dalla ragazza. 
“È solo questo che dovevi dirmi? Me ne torno di là allora”.
“Aspetta” esclamò Ron, Hermione sbuffò “Non era solo questo che volevo dirti, io… Ho capito, quando non mi fatto il regalo di compleanno, ho capito… Perciò… Volevo chiederti scusa, mi manchi, mi manca la tua amicizia, non posso stare in un mondo dove tu non mi parli. So che sono stato un vero idiota l’ultima volta, me ne pento tutti i giorni. So che probabilmente non mi perdonerai, ma tu significhi molto per me e voglio starti accanto, anche se solo come amico”.
“Davvero?”
“Si, Hermione. Mi sono reso conto di aver sbagliato e ti sto chiedendo, anzi… Ti sto implorando perdono. Ho capito che non posso essere così egoista, che non posso legarti a me se non vuoi ed è evidente che tu non vuoi, quindi devo andare avanti, sto cercando di andare avanti. Ho iniziato ad uscire con un'altra”.
“Davvero?” ripeté Hermione, sempre più stupita.
Ron sorrise “Sì, lei non è te… Ma è carina e divertente, sto bene con lei, sto cercando di andare avanti”.
“Sono contenta che tu sia cercando di andare avanti” rispose Hermione. 
“Ho sentito di te e Dean” disse Ron. Hermione lo fissò, quasi incredula da quanto suonasse tranquilla la sua voce. 
“Siamo usciti solo una volta, non c’è niente tra noi” rispose Hermione.
“Ehi ragazzi!” Hermione si voltò e vide Harry entrare in cucina “Scusate, vi ho interrotto?”
“Non fa niente” rispose Hermione. 
“Stanno per tagliare la torta” annunciò Harry. 
“Arriviamo, amico” disse Ron, il prescelto fece un sorriso e uscì.  Ron la guardò “Allora? Amici?”
Hermione gli sorrise “Amici”.
“Molto bene!” esclamò Ron, si alzò dal tavolo e uscì dalla cucina. Hermione sorrise di nuovo e raggiunse anche lei la festa. 
La serata fu molto bella, risero e scherzarono, giocarono e si divertirono. Arrivate le diece e mezza fu ora di ritornare ad Hogwarts, per il ritorno scelsero di viaggiare con la Polvere Volante. Hermione fu la prima ad entrare nel camino dei Weasley, sorrise a Remus e Ginny “Ci rivediamo nel tuo ufficio, professore”.
Gettò la polvere ai suoi piedi e gridò “Hogwarts” subito si sentì trascinare via, ma quado riaprì gli occhi non si ritrovò a guardare l’ufficio del professore di Difesa, ma bensì quello del professore di pozioni.
“Granger?” mormorò Piton, guardandola incuriosito uscire dal camino.
“Strano, devo essere stata dirottata qui. È colpa tua, ti penso troppo e così sono finita nel tuo camino” rispose Hermione, pulendosi dalla fuliggine.
“Vuoi spiegarmi?” domandò Piton, avvicinandosi. 
“Dopo” disse Hermione e lo abbracciò “Mi sei mancato, Severus”.
“Vuoi dirmi perché eri nel mio camino o no?” rispose Piton, sciogendosi dall’abbraccio.
“Ero alla Tana, abbiamo organizzato una festa per Remus, oggi è il suo compleanno” spiegò Hermione, si avvicinò di nuovo e lo baciò, si sentì bearsi del suo sapore, erano giorni che non sfiorava quelle labbra, era in paradiso. 
“Non mi hai detto che andavi ad una festa” rispose Piton, allontanandosi. 
“Come avrei potuto sono giorni che non ci vediamo” disse Hermione, si avvicinò di nuovo e posò la testa sulla spalla del professore. 
“Non è vero” constatò Piton “Ci siamo visti”.
“Hai capito quello che intendevo” rispose Hermione e gli diede un bacino sul collo.
“C’erano Lupin e la Weasley con te?”
“Ovvio no? Lui è il festeggiato e quella è casa di Ginny” rispose Hermione, accarezzandogli il petto delicatamentemente.
Piton l’allontanò “Devi andare”.
“No” protestò Hermione “Fammi rimanere, sono secoli che non stiamo assieme, ti prego!”
Il professore scosse la testa “La Weasley ti starà cercando”.
Hermione si sentì morire, voleva con tutta se stessa rimanere con lui, dormire lì e sapeva che Ginny l’avrebbe immaginato, che per lei non sarebbe stato un problema. Ma Piton non sapeva che Ginny sapeva ed Hermione non poteva ancora dirglielo, era sicura che il professore si sarebbe infuriato. 
“D’accordo, vado” disse Hermione, funerea. Salutò Piton con la mano e corse fuori dal suo ufficio. Trovò Ginny fuori dall’ufficio di Remus che parlava con il mannaro. 
“Scusate” disse raggiungendoli “Sono finita in un altro camino”.
“Chissà quale?” disse Ginny, lanciandole uno sguardo divertito. Hermione la fulminò con lo sguardo. 
“Grazie ancora ragazze, è stata una serata bellissima” disse Remus, quasi commosso. 
“Sono stata felice di notare che hai bevuto limonata per tutta la sera” osservò Hermione, con un sorriso. 
“Sto cercando di fare del mio meglio, lo devo a Teddy” rispose il professore, un po’ imbarazzato “Adesso, su, forza. È tardi” abbracciò velocemente le ragazze e tornò nel suo ufficio. 
Hermione seguì Ginny per qualche piano e poi si fermò “Che hai?” domandò la rossa. 
“Non posso, Gin. Non ce la faccio a tornare al dormitorio, ho bisogno di stare con lui, ho bisogno di vederlo” confessò Hermione.
“Che aspetti allora?”
“Non né sarà felice, non vuole che io vada da lui durante la settimana” rispose Hermione, sospirando. 
“Sono sicura che non farai fatica ad importi” commentò Ginny, strizzando l’occhio destro. 
“Vado!” disse Hermione, decisa. 
“Fatti valere!”
Hermione abbracciò l’amica e corse lungo il corridoio. Entrò nell’ufficio di Piton senza bussare, lui era lì in piedi, aveva tolto la casacca e l’aveva appoggiata su una sedia, la porta che conduceva ai suoi alloggi era aperta, stava andando a dormire. 
“Che diavolo ci fai qui, Granger?” domandò il professore, irritato. 
“Dovevo vederti”.
“Ma la Weasley…”
“Ho detto a Ginny che andavo a dormire e poi mi sono disillusa” mentì Hermione, corse verso il professore e lo baciò “Ti prego, lasciami stare con te”.
“È pericoloso” rispose il professore. 
“Non mi importa” disse Hermione, stringendosi a lui.
“Sei una piaga, Granger”.
“Mi chiamo Hermione”.
“Fa lo stesso” rispose Piton, alzando le spalle. Si diresse verso la camera da letto, Hermione lo seguì.
Hermione lo afferrò per la mano e lo tirò a sé, questa volta fu lei a baciarlo con intesta passione, mentre con una mano gli slacciava i bottoni della camicia bianca. 
“Che fai?” sbottò Piton, allontandola. 
“Sono pronta, Severus”.
“Non dire sciocchezze” rispose il professore, riabbottonandosi. 
“Ascoltami, ci ho pensato molto, ci ho pensato davvero ultimamente. Non so cosa siamo in questo momento, non so dove andrà a finire questa storia. Ma c’è una cosa di cui sono sicura, sono sicura ti te! Continuo a pensare a te, desidero stare con te e voglio essere tua, voglio sentirmi completamente tua” disse Hermione, si avvicinò e lo baciò dolcemente. 
Piton rispose al bacio, poi mise le mani sulle spalle della ragazza e l’allontanò di nuovo “Io… Io non posso”.
“Non puoi o non vuoi?” domandò Hermione, cercando di interpretare i suoi sguardi. 
“Non posso… Io… È la tua prima volta, Hermione” sussurrò Piton. 
“Se vuoi posso passare un salto nel letto di Dean Thomas, se ti fa sentire meglio” scherzò Hermione, sorridendo. 
“Non ti azzardare, Granger!”
“Servus, ascolta…”
“No ascoltami tu, Granger. Io sono un uomo…”
“Non mi interessa che uomo sei, Severus” lo interruppe la ragazza prendendogli le mani “Sei l’uomo con cui voglio stare, sei l’uomo a cui mi voglio donare”.
“È sbagliato”.
“Non lo è, invece” rispose Hermione con fervore, posò delicatamente le labbra sulle sue “Sii mio e io sarò tua”.
Piton le passò la mano delicatamente sulla schiena e poi la baciò, Hermione sentì di nuovo la sua passione irrefrenabile. Cinse il collo dell’uomo con le mani, mentre lui la abbracciava. Lentamente fece scorrere le mani sul petto del professore e iniziò a sbottonargli la camicia. Piton la aiutò e togliersi la camicia, Hermione gli sfiorò il petto, sentiva le cicatrici sotto le sue mani. Piton staccò le labbra da quelle della ragazza giusto il tempo per sfilarle il maglioncino e la maglietta e poi si appropriò di nuovo di quelle labbra al sapore di fragola. Con un gesto molto rapido sguancio il reggiseno di Hermione e quando le sue mani calde sfiorarono i seni della ragazza la baciò ancora con più foga. 
Hermione iniziò a sbottonargli i pantaloni, mentre lui la guidava verso il letto. Cadderro sul letto senza smettere di baciarsi, mentre Piton armeggiava con i jeans della ragazza. Finalmente si liberarono del resto dei vestiti, Piton si fermò a guardare la ragazza nuda sotto di lui “Sei bellissima” sussurrò l’uomo. Hermione gli mise una mano dietro al collo e lo attirò di nuovo a sé baciandolo con passione. Piton le accarezzò la coscia sinistra e lei divaricò le gambe. Il professore si fermò e la guardò, Hermione ricambiò il suo sguardo e annuì. Si insinuò in lei con delicatezza, sul viso di Hermione si estese un’espressione di dolore, Piton si fermò subito.
“Va tutto bene” disse Hermione, sfioradogli la guancia. Lui si avvicinò e la baciò di nuovo, ricominciando a muoversi dentro di lei. Lentamente il dolore mutò in piacere ed Hermione si sentì in estasi. 
Piton iniziò a muoversi più veloce ed Hermione si sentì travolta, provò una sensazione che mai avrebbe potuto immaginare, una sensazione talmente forte che mai avrebbe creduto di provare. Chiuse gli occhi e iniziò a gemere sempre più forte, non riuscendo a trattenersi. Piton le prese la gamba sinistra e la alzò a mezz’aria, continuando a muoversi sempre più veloce. A quel punto Hermione credette di morire, quel piacere era troppo immenso per continuare a vivere. Respirava forte, ansimava, soffocata da tutto quel piacere. Infine, il professore emise un gemito e si lasciò cadere sul corpo della ragazza. Hermione aprì gli occhi, ansimante, non riusciva a regolare il respiro. Accarezzò i capelli di Piton, tentando riprendersi. 
“È stato… È stato…” cercò di dire Hermione, Piton alzò appena il viso guardadola “È stato incredibile…  È stato fantastico!” disse finalmente Hermione, Piton sorrise appena e posò di nuovo il viso sulla scapola della ragazza, mentre lei delicamente gli accarezzava la schiena nuda. 

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