Dentro e fuori dall'inferno

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Era sera e la ragazza era tranquillamente seduta sul letto, leggendo un libro che le aveva portato Ginny dalla biblioteca. 
Durante il giorno, dopo la visita di Piton, erano venuti a trovarla anche Harry, Ginny, Luna, Ron, la preside e tutta la famiglia Weasley. 
Remus era ancora sdraiato nel letto accanto al suo, immobile, privo di sensi, volse uno sguardo al mannaro e si sentì triste, preoccupata, perché non aveva ancora preso conoscenza? 
Voltò la pagina e poi sentì un gemito provenire dalla sua sinistra, si voltò velocemente, Remus si stava muovendo con fatica nel letto. 
“Buonasera” disse la ragazza, sorridendo.
Il mannaro si voltò verso di lei e la guardò con occhi spalancati.
“Hermione!”
“Ciao, era ora che ti svegliassi”.
“Sei qui! Ma come… Io…”
“Non sono riusciti ad avvisarti prima che ti trasformassi, mi hanno trovato ieri sera, al tramonto” spiegò Hermione. 
“È fantastico!” disse Remus, tentando di alzarsi dal letto, emise un gemito e si prese la testa tra le mani.
“Vacci piano, cowboy” disse la ragazza “Sembra che tu sia stato un lupo mannaro decisamente cattivello questa notte”.
Remus si guardò il petto, quasi completamente fasciato “Sono stato molto stupido, non ho preso la pozione Antilupo come avrei dovuto” si alzò con fatica e si avvinò alla ragazza, la strise forte a sé, il libro che teneva in grembo cadde per terra, mise le mani attorno alle spalle di Remus, la sua pelle era calda e morbida. 
“Professor Lupin!” strillò la voce di Madama Chips, lungo la corsia. Hermione e Remus si sciolsero dall’abbraccio e la videro avanzare verso di loro con passo spedito. “Che diavolo ti salta in mente, alzarti dal letto senza il mio permesso. Guarda! Hai rovinato tutto il mio lavoro!”
Hermione fissò le bende che coprivano il petto di Remus, da candide erano diventate rosso sangue. 
“Mi dispiace” disse Remus, sorridendo. Era troppo felice per aver scoperto che Hermione fosse salva, da potersi dispiacere davvero. 
“Torna subito a letto, Remus. Adesso!”
“Subito” borbottò Remus, tornando al suo letto con fatica. 
“Guarda che disastro” disse Madama Chips, iniziando a togliere le bende insanguinate.
“Scusa, Poppy”. 
“E tu signorina Granger, credevo che avessi un po’ più di buon senso” apostrofò l’infermiera. 
“Non è stata colpa di Hermione” disse Remus, stringendo i denti. La ragazza gli sorrise, abbassò lo sguardo e scorse il petto dell’uomo ferito, si voltò, sentendosi arrossire. 
Remus rise “Hermione, stai diventando per caso ross… AHI!”
“Stai fermo, Remus o giuro che ti faccio male sul serio” lo minacciò Madama Chips, indaffarata. 
“D’accordo, ma quanto dovrò restare qui?”
“Almeno un paio di giorni, hai fatto un bel casino giovanotto!”
“Ma le mie lezioni…”
“Il professor Piton si è preso in carica le tue lezioni, nel frattempo lui verrà sostituito dal professore Lumacorno” spiegò Madama Chips.
“Le conviene guarire preso, professore” disse Hermione, divertita “Piton è un’insegnate difficile già in pozioni, in Difesa contro le Arti Oscure è ancora peggio”.
“Il professor Piton, cara” la corresse Madama Chisp. 
Remus le lanciò uno sguardo divertito. 
“Certo, Madama” rispose Hermione.
L’infermiera finì di medicare Remus e portò loro la cena, Conversarono per tutta la sera, Remus voleva essere sicuro che Hermione stesse bene, la ragazza gli assicurò che era in ottima forma, ma ancora non si sentiva di raccontare quello che era successo. 
Dopo diverse ore di chiacchiere, Madama Chips uscì dal suo ufficio intimando loro di dormire, in quanto avevano entrambi bisogno di riposo. Hermione si stese sul letto, abbracciando il cuscino e poco dopo cadde tra le braccia di Morfeo.

Lui era lì, soprà di lei. 
Sentiva il suo alito fetido. 
Sentiva il suo corpo eccitato. 
La colpiva, la dilaniava.
Provava a lottare, ma lui era troppo forte. 
Provava a dimenarsi, ma il dolore era troppo grande. 
Sentì la fitta di un morso sulla sua spalla e il male divenne insopportabile, straziante. 
La Luna la chiamava, ma lei la respingeva con tutte le sue forze. 
D’un tratto sentì di essere afferrata in un abbraccio di ferro. 
Tentò di lottare. 
“Hermione”.
Tentò di allontanarlo, picchiandolo sul petto. 
“Hermione aprì gli occhi, è solo un incubo”.
La ragazza aprì gli occhi, aveva il fiatone, le guancie bagnate dalle lacrime “Remus”.
“Sono qui; Hermione. Hai avuto un incubo”.
La ragazza si riscosse, le braccia che la tenevano stretta erano quelle di Remus, il petto contro cui si era scagliata apparteneva a lui e non a Greyback.
“Va tutto bene, Hermione. È passato, non può farti del male qui, ci sono io” sussurrò Remus, accarezzandole i capelli. 
Hermione annuì, sentendo nuove lacrime premere contro i suoi occhi “Stai con me”.
“Non me ne vado” rispose Remus, si arrampicò sul letto di Hermione. La ragazza appoggiò il viso sulla sua scapola, accoccolandosi vicino al suo copo caldo. 
Remus le cinse le spalle con un braccio “Dormi, Hermione, va tutto bene”.
“Non mi lasciare sola, rimani qui con me” mormorò Hermione.
“Sono qui, non me ne vado”.

A Strange LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora