Stage

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Hermione corse su per il sentiero fino al castello, i pensieri nella testa le facevano male, il comportamento di Ron, così assurdo e infantile la faceva sentire triste. Entrò nella Sala d’Ingresso, corse verso la scala che portava nei sotterranei, arrivata davanti all’ufficio di Severus, si fermò. Mise le mani sulle ginocchia cercando di riprendere fiato, asciugò un’ultima lacrima solitaria, prese un profondo respiro ed entrò. 
Come sempre Severus era seduto alla sua scrivania, immerso tra i fogli di pergamena. 
“Ciao” mormorò il professore, alzando la testa. 
“Ciao”.
“Ma non dovevi andare a Hogsmeade?”
“Già fatto” rispose Hermione avvicinandosi, fece il giro della scrivania e si appoggiò su di essa. 
“Perché quella faccia?” domandò Severus, scrutandola attentamente. 
“Che faccia? È la mia solita faccia, ho solo questa” mormorò Hermione, alzandole le spalle. 
“Hermione” la ammonì “Guarda che ti conosco, cosa è successo?”
“Ho incontrato Ron” ammise la ragazza, sospirando. 
“Ah! L’idiota, bei amici che ti vai a scegliere”.
“Sev, ti prego. Così non mi aiuti”.
“Racconta, cosa è successo” disse lui, sfiorandole la mano. 
“Ho cercato di parlargli, di spiegargli la situazione, speravo che lui capisse e accettasse, ma è stato tutto inutile. Non vuole capire che ci amiamo, crede che tu mi stia usando” spiegò Hermione, avvilita. 
“Quando mi capita tra le mani…” borbottò Severus, stringendo i pugni. Non finì la frase, si alzò e si diresse all’armadio delle scorte, dal quale estrasse una bottiglia di idromele e se ne versò una generosa quantità.
“Harry ha detto che gli parlerà lui, che lo farà ragionare”.
“Lo aiuto io a farlo ragionare, a colpi di Maledizione Cruciatus” rispose Severus con rabbia e si scolò l’idromele. 
“Sev” sussurrò Hermione, raggiungendolo “Non fare così, è inutile che ti arrabbi”.
“E cosa dovrei fare?” domandò lui stizzito.
“Abbracciarmi” rispose la ragazza, prese il bicchiere delle sue mani e lo appoggiò sulla scrivania, tornò da Severus e lo strinse tra le sue braccia. Appoggiò la testa sulle spalle dell’uomo, mentre i suoi capelli le solleticavano il viso. 
Severus le accarezzò la guancia e lei alzò il viso, guardandolo con intensità “Ti amo”.
“Anche io ti amo, Hermione” rispose Severus e le sfiorò le labbra con un bacio. 
“Hem Hem, scusate”.
“Albus!” esclamò Severus, allontanandosi da Hermione. La ragazza alzò lo sguardo e vide il volto sorridente del preside che li guardava immerso nel paesaggio notturno che Severus teneva sopra il camino. 
“Mi dispiace disturbarvi” disse il vecchio preside. 
“Allora vattene!” borbottò Severus, facendo un gesto con la mano. 
Silente sorrise loro “Sono qui per la signorina Granger in realtà”.
“Per me?” mormorò Hermione, indicandosi. 
“Certo, la preside mi ha mandato a cercati nel castello, sei convocata nel suo ufficio” rispose Silente, sorridendole benevolo “Anzi, meglio che venga anche tu Severus”.
“Guai?” chiese il professore, diffidente. 
“Assolutamente no, anzi” lo assicurò Silente “Vi aspetto nell’ufficio di Minerva” fece loro l’occhiolino e sparì. 
“Andiamo a sentire cosa vuole la McGranitt?” domandò Hermione. 
“Ti ricordo che sono il professore di pozioni di questa scuola” rispose Severus “E ho parecchie cose da fare”.
Hermione gli diede una spintarella “Dai, non fare il rompiscatole, andiamo”.
“Te lo do io il rompiscatole” disse Severus, incrociando le braccia. Hermione si avvicinò e lo baciò “D’accordo piccola peste, andiamo a vedere cosa vuole Minerva”.
Raggiunsero l’ufficio del preside e superarono il Gargoyle, Minerva li stava aspettando in piedi di fronte alla sua scrivania “Severus, Hermione! Prego, entrate”.
“Voleva vedermi preside?” domandò Hermione con gentilezza. 
“Certo, ho ottime notizie” rispose la preside, Hermione la fissò, sembrava quasi emozionata, un’espressione davvero strana da vedere sulla faccia della McGranitt “Hermione, conosci Bertus Johnson?”
“Certo, chi non lo conosce, è il preside della famosa scuola di Salem e uno dei massimi esperti in Incantesimi e Trasfigurazione” rispose Hermione, facendo un passo in avanti. 
“Esattamente, ho sostenuto un incontro con lui questa mattina e ti vuole nella sua scuola”.
“Come prego?”
“Hai sentito bene, vuole che tu vada in America per lavorare al suo fianco. Naturalmente ha saputo dei tuoi sforzi per vincere la guerra e gli ho detto quanto ti sei applicata quest’anno nell’assistere il professor Lupin e aiutare Severus nella stesura dei suoi articoli, quindi ti offre uno stage di sei mesi, almeno per cominciare,  per il prossimo anno scolastico presso l’accademia di Salem, tutto pagato”.
“Sta scherzando? Io, ma come?” disse Hermione, scioccata “Senza il risultato dei miei…”
“Sì, Hermione. Vuole te, dal prossimo settembre, indipendentemente dal risultato dei tuo M.A.G.O, naturalmente se accetti” le rispose la McGranitt, sorridendo compiaciuta. 
“Mio Dio! Bertus Johnson, è un sogno! Certo che accetto!” rispose Hermione, entusiasta.
“Sapevo che non mi avresti delusa, hai tutte le doti necessarie” rispose la preside. 
“Severus non…” iniziò la ragazza voltandosi, ma le parole le morirono in gola, quando vide che il professore se n’era andato. 
“Oh… Ehm… Forse vuoi aspettare per accettare l’offerta di Bertus?” mormorò la McGranitt, notando anche lei in quel momento che Severus era sparito. 
“Io… Sì… No, certo” balbettò Hermione. 
“Vai pure, cara. Prenditi il tempo necessario” disse la preside, comprensiva. 
Hermione la ringraziò e corse fuori dall’ufficio, cinque minuti dopo era già nei sotterranei. 
“Severus” chiamò, entrando nell’ufficio. Lui era seduto alla scrivania, con una bottiglia di Idromele. 
Lui non rispose, si limitò a versare un altro po’ di idromele nel bicchiere.
“Severus perché te ne sei andato?”
“Ho da fare”.
“Non hai sentito quello che mi ha detto la McGranitt?” domandò Hermione con voce tremante. 
“Non sono ancora diventato sordo” rispose il professore e svuotò il bicchiere. 
“E non hai niente da dirmi?”
“Dirti cosa?” ringhiò Severus “Sembra che tu abbia già deciso tutto da sola, il mio parere evidentemente non conta”.
“Sev io…”
“Noi dovremmo essere una coppia!” sbraitò Severus, alzandosi in piedi “Dovremmo prendere insieme le decisioni importanti o almeno consultarci prima, è così che funzionando le cose in una coppia, ma a te della mia opinione non t’importa niente, vero?”
“Severus, non è così, ti prego!”
“Ti ho sempre considerato molto più matura delle ragazze della tua età, Hermione. Evidentemente mi sbagliavo, perché ti sei dimostrata solo una ragazzina egoista”.
“Lasciami spiegare” lo supplicò Hermione. 
“Non voglio le tue spiegazioni, voglio restare da solo. Devo lavorare, riflettere e voglio essere lasciato in pace” rispose Severus, sedendosi. 
“D’accordo, torno dopo” mormorò Hermione, aprendo la porta. 
“Non ti disturbare, devi preparare i bagagli per l’America!” disse Severus, senza alzare lo sguardo. 
Hermione uscì, si sentiva abbattuta, era stata una giornata movimentata. La notizia che Bertus Johnson voleva proprio lei l’aveva riempita di orgoglio e felicità, ma ora aveva mandato tutto in frantumi, era stata precipitosa, troppo entusiasta per la notizia e il suo rapporto con Severus forse ne aveva risentito. 
Salì di sopra e nella Sala d’Ingresso trovò Ginny che era di ritorno dal villaggio. 
“Hermione!”
“Ciao Ginny, ti sei divertita con Harry?”
“Sì, mi ha appena accompagnato, se corri fuori magari fai ancora in tempo a salutarlo”.
“Non fa niente” mormorò Hermione, alzando le spalle. 
“Cosa c’è che non va? È ancora per Ron? Harry ha detto che gli parlerà e vedrai che andrà tutto a posto!”
“No, non è per Ron” mormorò Hermione, salendo le spalle e iniziò a raccontare. 
“Wow! Bertus Johnson? Salem? Bel colpo Hermione” esclamò Ginny, quando la ragazza ebbe finito il suo racconto. 
“Non è ancora detto che ci vada” rispose Hermione, entrando nella Sala Comune. 
Ginny si sedette al primo tavolino libero “Andiamo Hermione, tu non puoi rifiutare e poi ho sentito che Johnson è parecchio affasciante!”
“Sì, grazie, ma in teoria io sono già fidanzata, almeno spero di esserlo ancora”.
“Ma sì non dire così, vedrai che il pipistrello cambierà idea e poi sono solo sei mesi” la confortò Ginny. 
“Vedremo, ora dobbiamo studiare” disse Hermione, alzandosi per andare a prendere i libri nel dormitorio. 
“Dobbiamo proprio?” si lamentò Ginny. 
“Gin, avevamo un patto!”
“Ok, va bene, come vuoi tu” disse la rossa e seguì l’amica su per le scale.

A Strange LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora