Emozioni contrastanti

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Hermione salì nel dormitorio, molte sue compagne dormivano ancora, ma il letto di Ginny era vuoto. Si infilò velocemente la divisa e corse fuori dalla Torre dei Grifondoro. Come aveva previsto, trovò Ginny al tavolo di Grifondoro che stava facendo colazione. 
La rossa le lanciò uno sguardo di fuoco, Hermione si avvicinò con sguardo basso e si sedette accanto a lei. 
“Scusa” mormorò Hermione, prima che Ginny avesse la possibilità di aprire la bocca. 
“Ti rendi conto” disse Ginny, con voce bassa e ferma “Di quanto mi hai fatto stare in pensiero?”
“Scusa”.
“Non ho praticamente dormito tutta la notte, aspettando che tornassi!”
“Scusa” ripeté di nuovo Hermione, sconsolata.
“Perché non sei tornata? È finita come ha detto Remus o avete fatto pace? Hai dormito di sotto?” 
Hermione alzò lo sguardo verso il tavolo dei professori, Severus era  lì a poca distanza da Remus, mangiava tenendo gli occhi bassi, il suo viso era una maschera di disprezzo. 
“Allora?!” intimò Ginny, alzando la voce, Dean, Demelza e altri Grifondoro si girarono a guardarla. 
Hermione scosse la testa e avvicinò la bocca al suo orecchio “È finita con lui, ho dormito da Remus questa notte”.
Ginny strabuzzò gli occhi, sorpresa. 
“Non è come pensi” sussurrò Hermione “Avevo solo bisogno di un posto tranquillo, lui ha dormito sul divano”.
“Stai bene?” chiese Ginny, mentre Hermione sorseggiava un po’ di tè. 
La ragazza alzò le spalle “Credo di aver aperto gli occhi alla fine, tutto quello che vedevo in lui era una mia illusione, non gli interessa niente di me”.
Sentì la mano di Ginny, posarsi sulla sua spalla “Mi dispiace, tesoro”.
“Passerà” mormorò Hermione “Passa sempre”.
Ginny le strinse la spalla, Hermione si sentì meglio percependo il contatto con l’amica, la guardò negli occhi e le sorrise “Grazie, Gin”.
“Sono qui per te” rispose Ginny, lasciandole andare la spalla. 
Hermione afferrò un muffin e gli diede un morso, se né pentì subito, sembrava di mangiare sabbia. Deglutì a fatica e bevvè un altro sorso di tè. Notò Remus alzarsi dal tavolo dei professori e percorrere la Sala Grande.  Guardò Piton, anche lui aveva finito di mangiare. 
Salutò Ginny, agguantò la borsa e corse dietro a Remus. Riuscì a fermare il professore di Difesa parandosi davanti a lui, vicino alle scale per i sotterranei.
“Ehi, avevi così bisogno di parlarmi?” chiese Remus, sorridendo. 
“Scusa, volevo solo sapere come stai” rispose Hermione. 
“Sto bene, grazie, come prima” disse Remus. La ragazza notò Piton uscire dalla Sala Grande e venire verso di loro, il professore camminava lentamente, con lo sguardo fisso a terra. 
“Ieri sera sei stato davvero dolce e fantastico, Remus. Era tanto che non mi sentivo così con qualcuno” disse Hermione, mettendogli la mano sul braccio con un sorriso. 
“Bè grazie, lo sai che per te ci…” Remus si interruppe vedendo la figura di Piton passar loro accanto “…Sono” concluse sorpreso. Guardò Hermione scioccato, la prese per un gomito e la pilotò verso l’aula di Divinazione di Fiorenzo “A che gioco stai giocando?” domandò Remus, una volta chiusa la porta. 
“Che vuoi dire?” domandò distrattamente Hermione. 
“Hai detto quella frase perché sapevi benissimo che Piton sarebbe passato di lì in quel momento e avrebbe sentito” spiegò Remus, irritato. 
“Non so a cosa ti riferisci, Remus” mormorò Hermione, non curante. 
“Perché lo hai fatto?”
“Fatto cosa?”
“Dacci un taglio, Hermione” ordinò Remus. 
“Rilassati, non è successo niente”.
“L’hai fatto per vendicarti di quello che mi ha detto ieri sera, non è così?” domandò Remus, passandosi la mano sul viso “Sapevo che non avrei dovuto dirtelo! Dannazione, che ti prende Hermione?! Tu non sei vendicativa”.
Hermione sbuffò “Se lo meritava! E poi so essere vendicativa quando voglio, l’ho fatto anche con Ron, al sesto anno. Dovevamo andare assieme alla festa di Natale di Lumacorno e lui si è messo a pomiciare con Lavanda Brown in mezzo alla Sala Comune solo perché Ginny gli aveva detto che due anni prima avevo baciato Viktor Krum. Gli ho lanciato dietro degli uccelli, ha ancora i segni e poi ho invitato alla festa Cormac McLaggen, che Ron detestava!”
“D’accordo, sai essere vendicativa, lo abbiamo appurato!” disse Remus, alzando le mani “Ma io non voglio avere niente a che fare con questo, mi sono già preso un pugno da Piton!”
“Ha detto che non gli importa niente, no? Ti ha perfino dato il suo benestare, allora perché dovrebbe picchiarti?”
“Lo sai che non è così, lo ha detto solo perché era arrabbiato” rispose Remus “E quello che hai appena fatto lo farà arrabbiare ancora di più”.
“Ben gli sta” rispose Hermione, alzando le spalle. 
Remus le lanciò uno sguardo torvo “Lasciami fuori da questa storia, Hermione!” aprì la porta e uscì. Hermione sbuffò e lo seguì, individuò Ginny fuori dalla Sala Grande che l’aspettava, la raggiunse e andarono a Incantesimi.
Dopo la lezione di Incantesimi ad Hermione toccò trascinarsi verso i sotterranei per Pozioni, come le aveva predetto Remus, Piton era una maschera di rabbia, intrattabile e acido. 
Fulminava gli studenti con lo sguardo appena aprivano la bocca e toglieva più punti del solito, anche ai suoi amati Serpeverde. Hermione si mise di impegno nell’ignorarlo e completare la sua pozione. 
“Signorina Granger, ha per caso perso la facoltà di leggere?” le domandò Piton a metà della lezione, aleggiandole dietro le spalle. 
“Come prego?” domandò Hermione, confusa. 
“Sa dirmi cosa c’è scritto alla quinta frase del suo manuale di pozioni?” chiese il professore, guardandola con disprezzo “Perché se fosse in grado di leggere, non avrebbe messo tre goccie di acqua di fiume invece che due” aggiunse senza nemmeno lasciarla parlare. 
“Ho letto il manuale, professore” rispose Hermione, scandendo l’ultima parola. 
“È dunque così arrogante, So-Tutto-Io e idiota da non rispettare le indicazioni?” sbraitò Piton. 
Hermione fissò Ginny, che la guardava terrorizzata, le accennò un sorriso “Mi dispiace, professore Piton. Ma credo che si sia appena dato dell’arrogante, So-Tutto-Io e idiota da solo. In quanto è stato lei, se ben ricorda, a insegnarmi di aggiungere tre gocce invece che due per velocizzare il processo di fermentazione!”
“FUORI!” gridò Piton “Fuori dalla mia aula, Granger! Cinquanta punti in meno a Grifondoro! Non le permetto di usare questo tono nella mia aula! Raccolga le sue cose e SPARISCA!” si diresse con passo pesante alla cattedra e vi sedette, furibondo. 
Hermione fece l’occhiolino a Ginny, raccolse le sue cose e uscì dall’aula di Pozioni. Salì nella Sala d’Ingresso e uscì dal portone, non avrebbe voluto farsi cacciare dall’aula di pozioni, ma non era riuscita a trattenersi. Severus era livido dopo la sua risposta e questo le aveva dato una certa soddisfazione. Chiuse gli occhi, beandosi del sole di primavera. 
Il giorno dopo seguì le lezioni con attenzione, non poteva permettersi di perdere altre materie, lavorò sodo durante tutto, ma durante l’ultima ora del giorno, Aritmanzia. Jack Slooper entrò nell’aula dicendo alla professoressa Vector, che la ragazza era stata richiesta dalla preside. 
Hermione uscì dall’aula confusa, pensando a quale potesse essere il motivo per una sua convocazione e poi capì. Per tutto il giorno non ci aveva pensato, ma quello era il giorno della sentenza.
Salì nell’ufficio della preside, dove vi trovò anche Harry e Remus.
“Buongiorno” salutò Hermione “Mi ha fatto chiamare?”
“Certo Hermione, siediti” disse la preside, indicando una delle sedie vuote. 
“Preferisco stare in piedi se non le dispiace” rispose Hermione, alzò gli occhi sul quadro di Silente, che la fissava con attenzione, il preside le lanciò un sorriso benevolo e la ragazza ricambiò.
“Molto bene” mormorò la McGranitt, avvicinandosi “Credo che tu sappia perché sei qui”.
Hermione annuì.
“È finita, Hermione” disse Harry, prendendole la mano “Quel mostro ha avuto quello che si meritava”.
“È stato eseguito?” mormorò Hermione.
“Sì, nel primo pomeriggio Greyback ha subito il bacio del Dissennatore” rispose Harry, stringendole la mano. 
Hermione rabbrividì.
“Stai bene?” mormorò Remus, scrutandola. 
Hermione emise un sorriso tirato “Sto bene, è come ha detto Harry, quel mostro ha avuto quello che si meritava. Io sto bene, sono salva e lui non potrà più fare male a nessuno!”
“Sicura?” chiese Harry.
Hermione lo abbracciò “Certo che sono sicura”.
“Bene, l’importante è che tu stia bene, Granger” commentò la preside. 
Hermione si sciolse dall’abbraccio di Harry e la guardò “Posso tornare in classe adesso? Non vorrei perdere troppo tempo”.
“Accordato, signorina Granger” rispose la McGranitt “È un’ottima idea visto che da quel che ho sentito già ieri hai perso una lezione”.
“Mezza in realtà” rispose Hermione, sorridendo a mo’ di scusa. 
“Mmm… D’accordo, torna in classe adesso”.
“Ti accompagno!” propose Harry. Hermione annuì e uscirono dall’ufficio della preside.
“Perché hai saltato mezza lezione ieri?” domandò il prescelto, incuriosito. 
“Piton mi ha buttato fuori dall’aula” rispose Hermione, alzando le spalle. 
“Piton? Dall’aula? Ma tu e lui…” le parole morirono in gola al ragazzo, quando vide Hermione scuotere la testa “Non state più assieme?”
“No” mormorò Hermione.
“Ma come? Cosa è successo?”
“Niente” disse la ragazza, stringendosi nella spalle “Credo di aver semplicemente aperto gli occhi su quello che era la nostra relazione”.
“Non so che dire” borbottò Harry, grattandosi la testa. 
“Non devi dire niente, Harry”.
“Mi sa che porto sfiga”.
“Perché?” domandò Hermione, stupita.
“Mi hai detto che stavate assieme una settimana fa e adesso vi siete mollati, dimmi te se non porto sfiga” rispose Harry, allargando le braccia. 
Hermione rise, per la prima volta da giorni, genuinamente divertita “Sei uno scemo, Harry Potter”.
“Arrivati” annunciò Harry, indicando l’aula di Aritmanzia “Ci vediamo dopo, ok?”
“Si a dopo” rispose Hermione, si scostò verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia.
Dopo la lezione di Aritmazia torno in Sala Comune e si buttò su i libri, come aveva fatto per il resto del giorno e riuscì a finire tutti i compiti per il weekend. 
Erano le otto passate, era in Sala Comune e si stava annoiando. Sbuffò e si alzò dal divano, salutò Dean e oltrepassò il buco del ritratto. Scese qualche piano più in giù, osservando gli studenti, camminando lentamente. Si stiracchiò e finalmente raggiunse l’ufficio del professore di Difesa, bussò tre volte e sentì la voce di Remus provenire dall’interno. 
“Ciao, disturbo?” domandò la ragazza, entrando. 
“Ciao! No certo, entra” disse Remus, indicando una delle due sedie davanti alla sua scrivania. Hermione sorrise ed entrò, sedendosi di fronte a lui. 
“A cosa devo la visita?”
“Mi annoiavo” confessò Hermione, alzando le spalle “Ho fatto tutti i compiti, Ginny è andata fuori a cena con Harry, volevano restare qui con me, ma li ho incoraggiati a godersi la loro serata e adesso mi annoio”.
“Io invece stavo giusto correggendo l’ultimo compito di quelli del sesto anno” disse Remus, indicando i fogli davanti a lui. 
“Se vuoi me ne vado”.
“Non essere sciocca” rispose Remus. La ragazza notò un bicchiere con dentro dell’idromele sulla scrivania di Remus e lo prese in mano “Ora non vorrai farmi la predica?” domandò il mannaro, incerto. 
“No” rispose Hermione, si portò il bicchiere alle labbra e lo svuotò sotto lo sguardo stupito del professore. 
“Signorina Granger, lei mi soprende!” esclamò Remus. 
Hermione rise senza gioia “Forse l’alcol non è poi così male per distogliere la mente dai… problemi”.
“Stai bene?” le chiese Remus, preoccupato. 
“Sto bene, tranquillo” rispose Hermione, posando il bicchiere sul tavolo “Ehi quella è la Mappa del Malandrino?” aggiunse indicando un vecchio foglio di pergamena sulla scrivania di Remus. 
Il mannaro alzò lo sguardo dal compito che stava correggendo “Proprio lei”.
“Posso?”
“Certo”.
Hermione prese la pergamena, estrasse la bacchetta e sussurrò “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” l’inchiostrò iniziò subito a delinearsi sulla pergamena. Hermione aprì la mappa e iniziò a osservare incuriosita i puntini che si muovevano. Gazza si aggirava al secondo piano, la preside faceva avanti e indietro nel suo ufficio, Madama Chips si muoveva nell’infermia “Oh mio Dio!” esclamò Hermione, sorpresa. 
“Che c’è? Che hai visto?” domandò Remus, incuriosito. 
“Demelza Robbins e Dennis Canon!”
“Che fanno?”
“Sono nello sgabuzzino del quinto piano!”
Remus rise “Quello da parte al quadro dei Monaci Ubriachi?”
“Credo di sì” disse Hermione, avvicinando il naso alla mappa. 
“Allora di certo non stanno cercando i detersivi di Gazza” rispose Remus, con un ghigno.
Hermione lo fissò, sbalordita “Che ne sai tu dello sgabuzzino del quinto piano?”
“Niente, ma è il più comodo per… Lasciamo stare” rispose Remus, tornarndo al compito. 
“Lasciamo stare un bel niente, racconta!” 
“Non credo di volerlo fare” disse il mannaro, senza nemmeno alzare lo sguardo. 
“Remus!” esclamò Hermione, che stava morendo dalla curiosità. 
“D’accordo!” disse Remus, vinto “Tra gli sgabuzzini di Hogwarts è il più comodo per pomiciare, ma sopratutto per altro”.
“Altro?”
“Hermione, altro! Devo farti un disegnino?”
Hermione si portò le mani alla bocca, iniziando a sghignazzare “Oh e tu come mai sei così informato sugli sgabuzzini di Hogwarts?”
“Ricordi di gioventù” rispose Remus, alzando le spalle. 
“Davvero? Allora era proprio un Malandrino! E chi erano le fortunate che hanno visitato lo sgabuzzino del quinto piano?”
“Non sono affari tuoi” rispose Remus, tentando di tornare al compito “E anche se te lo dicessi, non le conosci”.
“E dai!” supplicò la ragazza.
“La vuoi smettere di tormentarmi e lasciarmi finire di correggere?”
“Non finché non mi dici i nomi” ribadì Hermione. 
Remus sbuffò “Claire Murray, Susan O’Toose e Mary Habbot, contenta adesso?”
Hermione trattenne il respiro “Tutte assieme?”
“Certo che no, scema!” disse Remus, ridendo “Ora posso finire di correggere? Mi manca poco e vorrei finire entro questa sera”.
“Ok, scusa” rispose Hermione, tornando di nuovo a guardare la Mappa del Malandrino. 
“Ho finito” annunciò Remus, cinque minuti dopo. Hermione quasi non lo sentì, in quanto la sua attenzione era stata attirata da un puntino sulla Torre di Astronomia denominato ‘Severus Piton’.
“Hermione mi hai sentito?”
“Sì scusa” rispose la ragazza, alzando lo sguardo “Hai finito? Ti va una passeggiata? Prendiamo un po’ di aria, che dici? Adoro la vista dalla Torre di Astronomia a quest’ora”.
“Ma si dai, perché no, mi farà bene sgranchirmi le gambe” disse Remus, mettendo via i compiti.
Uscirono dall’ufficio e raggiunsero la Torre, chiacchierando. 
“Dai Remus!” gridò Hermione, prendendogli la mano “Voglio vedere le stelle!” trascinò il mannaro su per gli ultimi scalini e lo vide. Severus era lì, appoggiato alla ringhiera, si voltò immediatamente. Benché il suo volto fosse seminascosto dall’oscurità, Hermione riuscì a vedere i suoi lineamenti trasformarsi in un espressione di disgusto. Tenne stretta la mano di Remus, ma lui riuscì a districarsi. Piton passò accanto a loro senza una parola e scese di sotto.
Hermione sorrise, si voltò verso di Remus, ma il suo sorriso svanì subito. Il mannaro la guardava infuriato “Lo sapevi che era qui!”
“No”.
“Certo che lo sapevi! Lo hai visto sulla Mappa! È per questo che sei voluto salire fin qua su, per mettere in atto questa scenetta”.
“E va bene, forse lo sapevo” ammise Hermione, incrociando le braccia.
“Te l’ho detto ieri, Hermione. Non voglio essere messo in mezzo ai tuoi giochetti!” disse il mannaro, alzando il dito contro di lei. 
“Va bene, scusa!” mormorò Hermione, irritata. 
“Non fartelo più ripetere, Hermione. Mi hai veramente deluso!” disse Remus, si voltò e la lasciò sola.

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