Rimasero fermi, ansanti, scioccati. Si guardarono per oltre un minuto, Hermione tentava di dare una spiegazione logica alla situazione, cercava di capire come fosse possibile , perché si erano dati quel bacio di rovente passione.
Guardava Piton e lui la fissava, tentava di leggere qualcosa attraverso gli occhi scuri del professore, ma non riusciva a vedere nient’altro che stupore e paura.
“Vogliamo parlarne o restare qui a fissarci per tutta la sera?” disse infine la ragazza.
“Io... Sei stata tu ad iniziare” biascicò Piton, puntandole il dito contro.
“È vero, ma sei stato tu a finire” rispose Hermione.
“Non scherzare, qui non stiamo parlando di chi è stato il primo a tirare una stupida palla di neve” disse Piton, si passò la mano sul viso “E darmi del tu non aiuta di certo la situazione”.
“Come faccio a non darti del tu, dopo quello?” disse Hermione, indicando la porta dove fino a pochi istanti prima era avvinghiata al professore.
Piton si mise le mani nei capelli “No, no, no! Ho baciato un’alunna, dannazione!” disse il professore, andò al camino e si appoggiò con entrambe le mani al muro, guardando le fiamme “Come diavolo è possibile che io abbia baciato una studentessa? Porca puttana!”
Hermione guardò la schiena del professore, sentendosi ferita, l’unica cosa a cui teneva Piton era la sua reputazione, il suo status di insegnante.
“È questo che ti preoccupa? Essere licenziato?” domando Hermione, avvicinandosi a lui “Puoi stare tranquillo allora, non lo dirò a nessuno e ammettiamolo, anche se lo facessi, chi mi crederebbe?” e gli sorrise a mo’ di scusa.
“Non scherzare” disse Piton, voltandosi verso di lei.
“Non sto scherzando” rispose Hermione, con veemenza.
“È una situazione piuttosto complicata”.
“Lo capisco” disse Hermione “Non sono stupida e non lo dirò a nessuno”.
“È tutta colpa tua, Granger!”
“Colpa mia?”
“Guardati, dannazione!” sbraitò Piton, indicandola.
Hermione si guardò, alzando le braccia, esaminando il suo corpo “Non capisco”.
“Ti sembra il caso di andare in giro conciata in quel modo?” domandò Piton, indicando la sua minigonna decisamente arrabbiato.
“Cosa centra adesso il mio abbigliamento?”
“Va al diavolo!”
“Bè si da il caso che avessi un appuntamento, sei tu che mi hai trascinato qui prima che potessi andare a cambiarmi! Quindi se vogliamo metterla così, è tutta colpa tua” rispose Hermione, incrociando le braccia.
“Adesso basta, vattene!” ringhiò Piton, indicando la porta.
“Cosa? No! Dobbiamo parlare di quello che è successo” replicò Hermione, decisa.
“Quello che è successo non è mai successo” disse Piton, prendendola per un braccio.
“Ma che…”
“Ho steso un velo pietoso su quello che è successo”
“Ma…”
“Per quanto mi riguarda non è mai accaduto!” aggiunse, aprì la porta e spinse fuori la ragazza, per poi sbattere la porta.
“Oh sì certo, un comportamento molto maturo!” gridò Hermione, togliendosi i capelli dalla faccia “Ehi! Il mio mantello!”
Hermione attese, la porta si aprì di pochi centimetri e Piton buttò fuori il suo mantello.
“E poi dovrebbe essere lui quello più adulto” apostrofò Hermione, raccogliendo il mantello.
Corse lungo il corridoio, andò direttamente nel dormitorio, senza fermarsi in Sala Grande per la cena e si sdraiò sul letto.
Per tutta la sera continuò a pensare a Piton e a quel bacio. L’atteggiamento del professore la faceva infuriare, come era possibile cancellare un bacio del genere?
Continuò a pensarci anche per gran parte della notte, non riuscendo ad addormentarsi. La mattina dopo si svegliò molto tardi, assonnata, demoralizzata.
Scese in Sala Comune dove trovò Ginny seduta su un divano.
“Buongiorno, dormito fino a tardi eh? Scusa se te lo dico, ma hai una faccia orribile” disse Ginny.
Hermione alzò le spalle “Ho dormito poco e male”.
“Mi ha scritto Harry questa mattina” mormorò Ginny, alzandosi dal divano.
“E?”
“Mi ha detto che ieri inavvertitamente ha detto a Ron che sei uscita con Dean, bè, diciamo che non la presa bene” rispose Ginny, incerta della reazione dell’amica.
“Non mi importa quello che pensa Ron, sono problemi suoi” rispose Hermione, vagamente interessata.
“Harry era preoccupato, aveva paura che ti arrabbiarsi perché si è fatto sfuggire con Ron di te e Dean”.
Hermione sospirò “Di ad Harry di non preoccuparsi, davvero, non mi importa”.
“Va bene” rispose Ginny, facendole l’occhiolino “E con Dean come è andata?”
“È andata”.
“Tutto qui? Voglio di dettagli” disse Ginny, molto incuriosita.
“È stato divertente, lui è gentile e carino”.
“Non mi sembri convinta” osservò Ginny “Vuoi dire che non uscirai più con lui? Ieri mi sembravi molto a tuo agio”.
“Non lo so, sono confusa” rispose Hermione, desiderando altro che il silenzio.
“Confusa?” chiese Ginny, come se non avesse compreso le parole dell’amica.
“Sì confusa”.
“Ok”.
“Senti vado a far colazione, ti metti su quel tavolo e mi aspetti? Abbiamo un sacco di compiti da fare” rispose Hermione, indicando uno dei tavoli liberi.
“Certo, ma sei sicura di star bene?”
“Benissimo” rispose Hermione e uscì di corsa dalla Sala Comune, scese al pian terreno e passò davanti alla Sala Grande, prima di far colazione voleva andare da Piton e chiarire quella storia una volta per tutte.
Arrivò davanti all’ufficio del professore e bussò diverse volte senza avere risposta, andò nell’aula di pozioni e la trovò vuota, tornò all’ufficio di Piton e bussò di nuovo, ma lui non rispose “Sono Hermione, lo so che sei lì dentro”.
Aspettò altri cinque minuti e poi se ne andò, rassegnata. Passò di nuovo davanti alla Sala Grande, ma non entrò, il comportamento del professore le aveva fatto passare la fame. Tornò in Sala Comune e si buttò sui libri.
Per tutto il giorno studiò, cercando di non pensare a Piton, grazie ai libri riusciva a tenere la sua mente concentrata e a non pensare ai fatti della sera prima. Studiò instancabilmente fino alla sera, senza mangiare, quando finalmente alle sei passate alzò la testa dal dizionario di Antiche Rune.
“Possiamo andare a cena adesso? Sto morendo di fame e mi è venuta un’infiammazione al tunnel carpale a furia di scrivere” si lamentò Ginny.
“Devo passare prima in biblioteca, ci vediamo tra mezz’ora nella Sala Grande?” buttò lì Hermione, stiracchiandosi.
“Non puoi andare dopo cena?”
“Dopo cena la biblioteca è chiusa” rispose Hermione.
“Va bene, lascia qua i libri, te li porto io nel dormitorio, così facciamo prima” propose Ginny, alzandosi dal tavolo.
“D’accordo, a dopo” disse Hermione e uscì dalla Sala Comune.
Si sentiva il corpo intorpidito, le dita formicolanti. Camminò velocemente lungo il corridoio del settimo piano, ma non andò in biblioteca, scese nei sotterranei, decisa una volta per tutte a parlare con Piton.
Bussò alla porta del suo ufficio e sentì un rumore di vetri infranti. Andiamo aprì, so che ci sei e sai che sono io, per quanto vuoi continuare a nasconderti dietro a quella porta pensò Hermione, arrabbiata. Si guardò attorno, il corridoio era deserto, inspirò, controllò di nuovo che il corridoio fosse sgombero e decise di tentare il tutto per tutto.
“Sono Hermione, so che sei lì dentro” disse la ragazza a voce alta “Vuoi aprire, così possiamo parlare di quel bacio?!”
La porta finalmente si aprì ed Hermione venne trascinata con forza nell’ufficio.
“Sei IMPAZZITA?!” gridò Piton, sbattendo la porta.
“Rilassati”.
“Rilassarmi? Rilassarmi? Io ti uccido, Granger!”
“Non c’era nessuno nel corridoio, ho controllato, era solo un espediente per farti aprire quella dannata porta” si giustificò Hermione.
“Un espediente? Come è possibile che tu abbia così poco ritegno?! E smettila subito di darmi del tu!” sbraitò Piton, infuriato. Hermione si mise una mano in fronte, le girava la testa, sentiva le gambe molli.
“Si può sapere che hai?”
“Niente, sto bene” mormorò Hermione, ma le gambe le cedettero.
“Granger!” esclamò Piton, afferrandola.
“No, sto bene, mi capita quando non mangio” borbottò Hermione, tentando di rimettersi in piedi.
“Non mangi?”
Hermione si rimise in piedi, la testa le girò più forte e svenne tra le braccia del professore.
“Stupida!” mormorò Piton, alzandola di peso “Che tu sia dannata, che diavolo combini?!” la posò su una delle sedie davanti alla sua scrivania.
Hermione si riprese, mettendosi la mano sulla fronte “Cosa è successo?”
“Sei svenuta, ecco cosa è successo, stupida ragazzina” ringhiò Piton, prendendo una boccetta dall’armadio delle scorte.
“Non sono una ragazzina, non chiamarmi così!”
“Ti chiamo così se ti comporti come tale”.
“Vogliamo davvero parlare di comportamenti infantili, perché il tuo mi sembra…”
“Sta zitta” la interruppe il professore “E bevi”.
“Cos’è?” domandò Hermione, confusa.
“Pozione ricostituente” rispose Piton, sedendosi sulla sedia accanto a lei “Si può sapere cos’è questa storia che ti stai affamando? Cerchi di dimostrare qualcosa con il tuo comportamento idiota?”
“Non mi sto affamando” rispose Hermione, con decisione “E non sto cercando di dimostrare niente! È stato un caso”.
“Mpfh! Un caso? Non insultare la mia intelligenza, non ci si dimentica di mangiare per caso”.
“Non è che mi sono dimenticata per caso, è stato un caso” disse Hermione, annuendo .
“Potresti parlare in modo più comprensibile, Granger? Non tutti possiedono il tuo cervello contorto”.
Hermione sbuffò “Ieri sera ero troppo sconvolta per andare a cena e questa mattina sono passata da te prima di colazione e davanti al tuo stupido comportamento mi è passata la fame. Oggi ho studiato tutto il giorno e non ho mangiato niente. Finito di studiare, ho pensato di passare da te, prima di cena”.
“Stai forse cercando di scaricare la colpa su di me?” domandò Piton, irritato.
“No, non sto dando la colpa a te” gli disse Hermione, spazientita.
“Quindi non mangi da ieri a mezzogiorno?”
“Sì e no. Ieri mi sono svegliata tardi e non ho fatto colazione, a pranzo ero nervosa per l’uscita a Hogsmeade con Dean e ho mangiato non più di qualche boccone” precisò Hermione, togliendosi i capelli dal viso, iniziava a sentire gli effetti della pozione ricostituente.
“In pratica non fai un pasto decente da due giorni, complimenti, sei davvero un’idiota Granger!”
“Lo ammetto” disse Hermione “E adesso che lo ammesso possiamo parlare di quel bacio?”
Piton si alzò dalla sedia “Non mi hai sentito ieri sera quando ti ho detto che quel bacio non è mai successo?”
“Ho sentito vagamente qualcosa del genere e ritengo che sia un atteggiamento alquanto immaturo, non è così che si affronta una situazione del genere” rispose Hermione, stanca del suo comportamento.
“Non credevo che tu fossi esperta in situazioni del genere, per quale altro motivo potresti dare un giudizio come quello che hai appena espresso?” ringhiò Piton.
“Sei un prepotente e un testardo” ribatté Hermione, alzandosi.
“Ti consiglio di frenare la lingua, Granger! Non ho nessun problema a sbatterti fuori dal mio ufficio a calci!” sbraitò Piton, sempre più irritato.
“Bè scusa, evidentemente sono stata così idiota da pensare che con te si potesse parlare e ragionare come si fa con una persona civile” disse Hermione, incrociando le braccia e lanciandogli uno sguardo torvo.
“Fai un favore ad entrambi, vattene fuori dalle scatole e fila a mangiare!”
Hermione non rispose, si limito a continuare a guardarlo male.
“E poi sarei io quello testardo?” disse Piton, agitando le braccia “Perché vuoi fissarti su questa storia? Perché diavolo vuoi parlare a tutti costi di quello stupido bacio?!”
Hermione continuò a rimanere in silenzio, non per testardaggine, ma perché non sapeva come rispondere alle domande del professore.
“Allora?” intimò Piton, spazientito.
“Perché per me non è stato uno stupido bacio!” gridò Hermione, Piton la guardò scioccato “Perché non ho mai provato una cosa del genere, nessuno mi ha mai baciato in quel modo, non pensavo nemmeno che si potesse essere baciati in quel modo, che si potesse provare qualcosa di tanto forte. Per te sarà pure stato qualcosa di stupido e insignificante, ma io sono stata stravolta da quel bacio. Non riesco a capire come sia possibile che io abbia provato sensazioni così forti, non riesco a trovare un punto logico in questa storia e ho bisogno di logica. Ma qui non c’è niente di logico! Sono stata stravolta, tu mi hai stravolto e questo non ha senso”.
Piton non rispose, la fissò, colpito da lei, scioccato dalle sue parole. Hermione attese, aspettando una risposta, alla fine lo guardò con rammarico e decise di andarsene.
Prima che riuscisse a raggiungere la porta lui l’afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi. Hermione lo guardò negli occhi, senza paura.
“Sei una stupida” sussurrò Piton.
“Lo so” disse Hermione, abbassando lo sguardo. Sentì il tocco leggero del professore sulla sua guancia e alzò lo sguardo, guardò la mano di lui ancora vicina al suo viso, fissò i suoi occhi scuri.
“È come guardare una forza irrefrenabile che tenta di spostare un oggetto inamovibile” mormorò Piton.
Hermione sorrise “Io sono la forza irrefrenabile o l’oggetto inamovibile?”
“Vattene… Prima che…”
“Prima che?” tentò Hermione.
“Non farmelo dire”.
“Perché?”
“Fuori dai piedi, Granger!”
Hermione sospirò “D’accordo, è meglio se vado a mangiare qualcosa” mormorò la ragazza e uscì dall’ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
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A Strange Love
FanfictionLa storia si svolge dopo la fine della guerra, Hermione si reca a Hogwarts per l'ultimo anno di scuola, dove Piton è tornato a insegnare pozioni. La ragazza si sente sola, senza i suoi amici, ma trova ottimi confidenti in Ginny e nel nuovo professor...