Una possibilità per parlare

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Non sapeva come aveva fatto a trascinarsi fino alla Torre dei Grifondoro quella sera, dopo un tempo interminabile si era alzata da terra e aveva mosso i piedi, senza accorgersene, ritornando al dormitorio.
Aveva sbagliato, aveva perso tutto. Severus provava qualcosa per lei e lei aveva mandato tutto in frantumi.
La mattina raccontò a Ginny gli avvenimenti della sera precedente, la rossa era rimasta decisamente scioccata nel sentire cosa era successo tra lei, Remus e Severus. Aveva pianto, con disperazione e consapevolezza che Severus non l’avrebbe forse mai perdonata. 
Alla fine si era alzata dal letto e si era cambiata, lei era Hermione Granger e non si arrendeva, non si era mai arresa in vita sua e non l’avrebbe fatto nemmeno adesso. Avrebbe ritrovato la giusta strada e riguadagnato la fiducia di Severus. Scesa a colazione e mangiò velocemente, Piton non era in Sala Grande, ma lei era più che mai decisa a riconquistarlo. 
Dopo colazione tornò di sopra, doveva fare i compiti e studiare un piano di attacco per ritornare tra le braccia del suo professore. 
Arrivata al quarto piano, svoltò l’angolo e si trovò a guardare Remus, che camminava verso di lei. Hermione venne presa dal panico, il professore alzò la testa e la vide. Lei svoltò a sinistra e si infilò nel bagno delle ragazze. Si portò le mani alla gola, cercando di respirare. Era troppo presto, non poteva ancora affrontare Remus, non dopo quello che era successo la sera prima. Si sentì una codarda, si vergognò di sé stessa, ma rimase immobile nel bagno per almeno dieci minuti. Finalmente, dopo un lungo respiro, uscì dal bagno. Remus era ancora lì, appoggiato al muro, che la aspettava. 
“Se hai finito di nasconderti, protemmo parlare” disse Remus, indicando l’aula a pochi metri di distanza. 
“Io… Scusa” mormorò Hermione.
Seguì Remus nell’aula vuota e si sedette sulla cattedra. 
“Hermione, vuoi guardarmi, per favore? Ho passato tutta la notte a vomitare per la fattura che mi ha fatto Severus, potresti almeno alzare lo sguardo” disse il mannaro, con il suo tono pacato. 
Hermione alzò lo sguardo “Scusa”.
“Smettila di scusarti” disse Remus, in tono fermo. Le prese la mano “Cosa è successo ieri sera con Severus?”
“Ho scoperto che sono stata stupida ed egoista” rispose Hermione, sentendo di nuovo le lacrime premere contro i suoi occhi.
“Continua”.
“Gli importava davvero di me e io l’ho ferito”.
“Lo so”.
“Ora mi odia”
“Cambierà idea, vedrai” l’assicurò Remus, sfiorandole la guancia con la mano “Gli parlerò io”.
“Non cambierebbe niente, io ho fatto il casino e io devo rivolverlo” rispose Hermione, afferrando la mano del malandrino.
“Sono qui se hai bisogno di me. Te l’ho detto, non cambierà niente tra di noi, avrai sempre la mia amicizia, perché in questi mesi è stata la tua amicizia e il tuo aiuto, che mi hanno impedito di cadere a pezzi” mormorò Remus, abbracciandola.
Hermione posò il viso sul suo petto, sentiva il suo cuore battere, lentamente. Lo afferrò per i fianchi e lo allontanò “Non posso”.
“Che vuoi dire?” domandò il mannaro, sorpreso.
“Quando sto vicino a te, sento… L’impulso di baciarti, perché ieri sera quando ti ho baciato, il dolore è scomparso. Mi sentivo bene, mi sentivo di nuovo me stessa. Sentivo di potermi finalmente lasciare andare, di poter vivere senza più agonia e restrizioni. Pensavo di poter scacciare il dolore venendo a letto con te, ma invece il dolore era sempre lì e sarebbe ritornato. Ieri sera, ho deluso me stessa, ho deluso te e ho deluso Severus, l’unico che è veramente in grado di mandare via il mio dolore”.
“Hermione, io…” tentò di dire Remus, ma Hermione gli mise una mano sulla bocca. 
“Ti prego, cerca di comprendere, devo stare lontana da te, almeno per il momento. Perché se ti stessi vicina, cadrei nella tentazione di far sparire tutto almeno per un po’, cadrei nella tentazione di un falso benessere, ti bacerei di nuovo e verrei a letto con te”.
Remus annuì “Lo capisco”.
“Mi dispiace, Remus”.
“Va bene, Hermione, davvero” rispose Remus “Aspetterò che tu sia pronta e quando sentirai di potermi di nuovo starmi vicino, di poter essere mia amica e ti guarderai indietro, io sarò lì ad aspettarti”.
“Grazie, Remus”.
“Ora va” disse il mannaro, si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte “Corri da Severus e fagli cambiare idea”.
Hermione uscì dall’aula e scese nei sotterranei, all’inizio voleva studiare un piano, ma ora sentiva solo il bisogno di vederlo, di parlare con lui. 
Stava per bussare alla porta dell’ufficio del professore, quando sentì due voci distinte provenire dall’interno. Appoggiò l’orecchio alla porta e riconobbe la voce di Severus e della preside. Forse la fortuna era dalla sua parte quella mattina, decisa di aspettare, si appoggiò al muro e si lasciò scivolare. 
Aspettò cinque minuti seduta in corridoio, quando finalmente la porta dell’ufficio si aprì. 
“Allora ti aspetto alle diciannove, Severus” disse la McGranitt, uscendo dall’ufficio “Oh buongiorno signorina Granger” aggiunse, vedendola. 
“Buongiorno preside” disse Hermione, alzandosi. Piton le lanciò subito uno sguardo di ghiaccio “Avrei bisogno di parlare con lei, professore”.
“Adesso non ho tempo, Granger” rispose Piton, guardandola di nuovo male. 
“Suvvia Severus, non fare lo scorbutico” disse la McGranitt “La signorina Granger ti ha diligentemente aspettato, potresti concederle cinque minuti”.
Piton annuì, stringendo i denti e fece cennò con la testa alla ragazza di entrare. 
“Grazie preside” mormorò Hermione, entrando nell’ufficio “Buona giornata”.
“Buona giornata a voi” rispose la McGranitt. 
Piton la seguì e chiuse la porta alle sue spalle. Scansò Hermione e si diresse all’armadio delle scorte. La ragazza si sentiva la gola secca, come se arrivati a quel punto non sapeva più che dire. 
“Severus, io…” tentò Hermione, ma Piton la zittì alzando la mano. 
Si avvicinò a lei e le prese la mano, Hermione sentì il suo cuore accelerare “Ok, la vecchia si è tolta dai piedi, ora fuori”.
“Come?” esclamò Hermione, mentre Piton apriva la porta. 
Hermione cercò di lottare, di resistere, ma Severus era troppo forte “Ho detto FUORI!” le spinse fuori dall’ufficio e le chiuse la porta in faccia. Hermione batté il pugno sulla porta, imprecando. Si guardò, intorno, fortunatamente il corridoio era deserto. Il suo tentativo di parlare con lui non aveva funzionato, se voleva parlare con lui, doveva fare in modo che fosse obbligato ad ascoltarla. Sbuffò sonoramente e tornò alla Torre dei Grifondoro, raccolse il tema di Trasfigurazioni e si diresse in biblioteca, cercando di pensare a come poter farsi ascoltare da Severus. 
Per più di un’ora non riuscì a concludere molto, non riusciva rimanere concentrata sul tema di Trasfigurazione, si diede un colpo di fronte, dove concentrarsi, smettere di pensare a Severus, i M.A.G.O erano sempre più vicini e lei doveva studiare!
Si alzò dal tavolo dove stava studiando e si diresse al reparto di Trasfigurazioni, cercando un libro che potesse aiutarla a scrivere il tema.
“Le consiglierei il tomo verde!”
Hermione sobbalzò, spaventata “Professore!” esclamò Hermione, individuando Silente nel quadro della biblioteca del sesto secolo appeso a pochi passi da lei. 
“Mi dispiace, signorina Granger” disse Silente, con il suo solito sorriso “Non intendevo spaventarla”.
“Non si preoccupi” disse Hermione, afferrando un grosso libro verde “Questo libro?”
“Certo, sono sicuro che la potrà aiutare con il suo tema” rispose Silente, i suoi occhi brillavano ironici.
“Come fa a sapere…”
“Sono stato insegnante di Trasfigurazioni per molti anni, sono quale è il programma del settimo anno” rispose il vecchio preside “Fatevi un po’ in là per favore, sto cercando di parlare con la signorina” aggiunse agli abitanti del quadro. Due signori con le lunghe vesti verdi, lo guardarono male e lasciarono il quadro “Oh così va meglio” mormorò Silente, ora che aveva il quadro tutto per lui.
“Bè, allora grazie, preside” disse Hermione, avvicinandosi a lui di qualche passo.
“La vedo preoccupata, signorina Granger, va tutto bene?” domandò Silente, scrutandola. 
“Oh si certo, tutto a posto, grazie” rispose Hermione, ma non riusci a convincere nemmeno sé stessa. 
“Sta tranquilla, Hermione. Rinsavirà”.
“Come, prego?”
“Severus si renderà conto di quello che ha perso e cambierà idea”.
Hermione lasciò cadere il libro a terra dalla sorpresa “Lei… Lei lo sa?”
Silente si limitò a sorriderle. 
“Come fa… a saperlo? Insomma lei…” tentò di dire Hermione, sentendosi arrossire violentemente. 
“Non vado in giro a spiare la gente di quadro in quadro, se è questo che stai pensando” commentò Silente, continuando a ridere. 
“Io… No, io mai avrei pensato che lei potesse fare una cosa così. La… ehm… Preside lo sa?” domandò Hermione, mettendo in relazione gli atteggiamenti della McGranitt verso di lei.
“No, solo io” rispose Silente. 
“E lui… Sa che lei lo sa?”
“No”
“Ok” mormorò Hermione, tirando un sospiro di sollievo. 
“Sta tranquilla, Hermione. Va tutto bene, siete entrambi adulti e credo che l’amore sia la cosa più importante del mondo, mi sono sentito in dovere di vegliare su Severus” sussurrò il preside “E sono estremante felice che abbia trovato qualcuno come te per condividere la sua volta”.
“Una volta forse, adesso…” mormorò Hermione, sconsolato. 
“Te l’ho detto, rinsavirà. Spetterà a te fargli capire quello che sta perdendo”.
“Se solo mi lasciasse parlare” rispose Hermione, raccogliendo il tomo verde.
“Sono sicuro che non ti arrenderai alla prima difficoltà” le disse Silente, con un sorriso. 
Hermione sorrise a sua volta “No, direi di no”.
“Molto bene, allora. Ti lascio al tuo tema di Trasfigurazioni, di certo non hai tempo di sentire altre ciance di questo vecchio” disse Silente, facendole l’occhiolino. 
“Grazie per il libro” rispose Hermione, alzando il tomo “E per il consiglio”.
“Di nulla! Buona giornata!” mormorò Silente e uscì dal quadro.
Tornò al suo tavolo, sentendosi ancora imbarazzata per la conversazione con il preside. Si sedette e ripensò alle parole di Silente, lei non si sarebbe arresa alla prima difficoltà, avrebbe continuato a lottare, per lui.
Nel corso della settimana successiva, Hermione cercò di pensare al modo migliore per costringere Severus ad ascoltarla, lui dal canto suo continuava ad evitarla. Ogni volta che si incrociavano nei corridoio cambiava direzione, a lezione non la guardava nemmeno e appena la campanella suonava, lui usciva dalla classe ancor prima che lei potesse alzare lo sguardo. 
Finalmente, sei giorni dopo la conversazione con Silente, Hermione ebbe l’idea che forse avrebbe potuto risolvere tutto, era rischiosa, molto rischiosa e non poteva fare tutto da sola, aveva bisogno di “Ginny!”
“Ehi Herm, calma non c’è bisogno di gridare così il mio nome” disse Ginny, guardandosi attorno nella Sala Grande. 
“Ho bisogno di parlarti, adesso!” rispose Hermione, afferrandola per la mano. 
“Va bene, va bene, arrivo!” disse Ginny, alzandosi dalla panca. 
Hermione la trascinò fino all’aula di Divinazione di Fiorenzo, passando oltre la Sala d’Ingresso con passo spedito. 
“Ho bisogno un grandissimo favore” disse Hermione, chiudendo la porta. 
“Certo”.
“Prima di accettare, sappi che è potenzialmente pericoloso, che ti farà finire sicuramente in punizione, che magari non funzionerà e che potrebbe anche farti espellere! Inoltre dovrai essere un’attrice formidabile!”
“Musica per le mie orecchie” rispose Ginny, con un sorriso “Avanti, spara”.
“Ho finalmente capito come devo fare per farmi ascoltare da Severus!”

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