XI

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Pov's Evelyn

"Ti-ti da fastidio se mi appoggio alla tua spalla?" mormoro piano, mi vergogno, ha avuto la stessa reazione che hanno i miei fratelli quando cerco di avere un contatto con loro. Non lo vogliono, nemmeno lui lo vuole.

Nessuno mi vuole.

Forse la mia famiglia ha ragione, nessuno mi vuole, sono un'assassina.
Ho ucciso una persona per salvare la mia vita.

Sono egoista,vero?

Dentro di me, sento solo il vuoto, nemmeno uno sconosciuto che non conosce nulla di me, mi vuole. Eppure mi sembrava così disposto ad aiutarmi.

"Basta che... si, puoi appoggiarti" mormora, osservo il suo profilo, è così bello.

Sembra che qualcuno lo abbia disegnato, con tratti soavi, dolci e gentili, e fare in modo che il suo viso sia così bello, i capelli soffici neri, vorrei tanto toccarli, provo a fermare le dita, ma mi ritrovo ad accarezzare i suoi capelli, prima che possa passarci le dita, lui si scansa e mi prende il polso stringendolo forte.

"Cosa stai facendo?" scandisce bene le parole, sembra così arrabbiato, i suoi occhi azzurri si fanno gelidi, cupi.

"M-mi dispiace" mormoro sentendo il cuore iniziare a battere forte, le gambe tremare e la paura impossesarsi di me.

"Non devi starmi così attaccata, non provare mai più a toccarmi"

Il cuore comincia a battere più lentamente, lo vedo alzarsi dalla panchina, e instintivamente provo a togliere il mio polso, ma lui me lo stringe più forte, mi viene in mentre mio padre.

Il suo sguardo così cupo.

Sposta l'altra mano per fare qualcosa, che so benissimo.

Chiudo gli occhi e mi mordo il labbro per cercare di non farmi molto male con la sua sberla. In un attimo, un piccolo flash back mi passa davanti agli occhi. 

La prima volta dove il mio cuore si è spezzato.

" Papà! Papà!" grido contenta e vado verso di lui. È appena tornato dal lavoro, oggi è stato il primo giorno della seconda elementare, ormai sto diventando la donnetta di casa, mi dice Sean, voglio fargli vedere un disegno con la frase che ci ho scritto sopra, e come ho imparato bene a scrivere i nomi di tutta la famiglia, però quando busso alla porta dei miei fratelloni, loro non mi aprono, o almeno quando mi aprono, poi mi sbattono la porta in faccia, per questo mi fanno male i diti. Sean dice che si dice le dita. 

Per questo mi fanno male le dita.

"Papà! Papà! Mi ascolti?"  mi sposto la ciocca di capelli dietro l'orecchio, Sean non sa farmi la coda, me la fa tutta storta.

Guardo papà che continua ad ignorarmi e si toglie il giubbotto e prende le chiavi, il porta-soldi, egli mette sullo scaffale che abbiamo vicino all'attaccapanni.

Papà non mi guarda mai, non gioca mai con me, e non fa mai niente con me... perchè? Sono gelosa delle mie amiche, loro mi dicono sempre che il loro papà le trattano come principesse, e che gli danno i  bacini e gli abbracci.

Il mio papà non me li da mai.

Nessuno apparte i gemelli mi da abbracci. Penso che non mi vogliono bene, però io si, e per questo che cerco di svegliarmi presto per preparare le colazioni dei miei fratelloni.

"Non ora, Evelyn" mormora papà, abbasso lo sguardo verso di me.

Faccio un sorriso, spostando di nuovo la ciocca di capelli. Papà guarda il mio sorriso, non me lo ricambia. A me piacciono tanti i buchini che gli si formano vicino alla bocca quando ride co  i miei fratelli.

Amore TatuatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora