Un piccolo sogno realizzato

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Caro diario, scrivo anche se dovrei studiare Leopardi (anche se sono le 23:10), perché ho bisogno di raccontare che finalmente ho realizzato un mio piccolo sogno.

Qualche settimana fa è uscito in tutte le librerie "La paranza dei bambini", il nuovo romanzo di Roberto Saviano, giornalista, scrittore ma soprattutto uomo.

Ovviamente una come me non poteva non acquistarlo.

Io sono cresciuta, mi sono formata e ho iniziato ad amare la scrittura grazie a Roberto Saviano, mi ricordo ancora quando alle elementari, la maestra iniziò a leggerci spezzoni del libro "Gomorra", era così arrabbiata, mi sentivo così impotente e ignorante. Avevo solo 10 anni ma decisi di fare qualcosa, iniziai a parlare a chiunque di Saviano, di chi fosse e di cosa fosse la criminalità, ignorando il fatto che gli adulti forse già lo sapessero. Quello è stato il periodo della mia vita in cui ho iniziato a rompere quella campana di vetro che tutti i genitori costruiscono intorno ai figli, anche se vivi in una città difficile e un po' troppo vivace, forse soprattutto per quello.

Nessuno mi aveva mai parlato del male, della verità. Decisi di leggere e vedere film per documentarmi sull'argomento, costringendo mio padre a vederli con me e a comprare libri su libri.

A 14 anni quando uscì "ZeroZeroZero", altro libro di Saviano, lo proposi a scuola come esempio di narrativa mentre tutte le altre ragazzine portarono libri come "New moon" e "Piccole donne".
(Non che fossero libro semplici ma forse purtroppo etichettati come "narrativa femminile")

E oggi, dopo quattro anni da quel giorno, sono riuscita ad incontrarlo.

Avevo letto una settimana fa circa, del suo arrivo a Modena e mi ero già preparata tutto il discorso da fare a lui e quello da fare a mio padre per farmi accompagnare (ho 18 anni ma non ho ancora la patente, w meeee).

Dopo essere arrivata in ritardo, per finire almeno matematica, fisica ed arte, siamo arrivati lì al Forum, ovviamente nella sala della conferenza erano già finiti i posti. Abbiamo atteso circa mezz'ora e poi la sicurezza ci ha aperto le porte di una saletta con un maxischermo che proiettava ciò che accadeva al piano superiore.

Finita la conferenza, lo stesso Saviano ha espresso il desiderio di incontrare i suoi lettori, così appena mi è stato possibile mi sono precipitata al piano di sopra, dimenticandomi totalmente di quel santo uomo di mio padre. Gente, troppa gente. Sono riuscita ad inserirmi nella fila che si estendeva "lungo la linea circolare da sinistra a destra della sala" (cit: addetto della conferenza).

Poi è arrivato il mio momento:

"Come ti chiami?- mi ha detto sorridente

"Federica" le ho detto superemozionata. Poi ho preso coraggio e "devo ringraziarti perché grazie a te è maturato dentro di me l'amore per la scrittura, l'informazione, la verità e soprattutto quello per la giustizia. Grazie a te ho deciso di fare la giornalista". Credo di avergli detto queste esatte parole, almeno spero.

Mi sono poi avvicinata a lui, con quattro guardie del corpo pronte a saltarmi addosso e le ho detto:" possiamo fare una foto? C'è mio padre lì, lui deve subirmi ogni volta che parlo di te."

Ovviamente le foto che ha scattato mio padre a 30 metri di distanza, fanno schifo. Ma almeno sono riuscita a manifestargli tutta la mia ammirazione e a ringraziarlo per avermi cambiato la vita.

Grazie Roberto.

DIARIO DI UNA CLASSICISTA DISPERATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora