Romeo e il box doccia #3

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SWIMMING TALE
CAPITOLO TRE
“Romeo e il box doccia #3”

Partiamo dal fatto che la Nyst ha un nome e noi manco quello.
New York City Swimming Team: un nome imponente, capace di farti vedere i brividi al suo solo sussurro. Quando senti una bestia di nome del genere non puoi che pensare a quanto siano forti i suoi membri e a che livelli sia quella squadra delle meraviglie, sia come individui che come insieme. Gli occhi diventano lucidi dall'armonia di queste cinque parole accostate, una sinfonia si diffonde nell'aria e tutto sembra più rosa e bello.
Poi ci siamo noi.
In genere siamo “quelli che nuotano dell'Andrew College”, “gli inutili alla società”, “i tipi che puzzano di cloro” o “ah si! Sono quelli che vanno in giro in mutande!”
Questo non rende di certo tutto più bello e rosa, né tanto meno diffonde una sinfonia nell'aria. L'unico suono che si sente sono le risate di chi ascolta e i commenti che non fanno altro che denigrare noi e quello che facciamo, ma ormai devo ammettere che ci sono abituato: sono quasi cinque anni che si viaggia a questo ritmo anche se grazie a noi la vetrina dei trofei può vantare un argento e un oro alle nazionali scolastiche - ottenuti il primo e il secondo anno con Kyle in squadra. Sulla questione dei nomi abbiamo provato a discuterne tante volte, ma ormai ci siamo rassegnati. Noi un nome non l'avevamo nemmeno agli inizi, nemmeno quando Kyle era ancora a Detroit e nemmeno quando in giro c'erano i gruppi che si davano nomi strafighi del tipo “gli squartatori”, “gli uragani fiammanti” e “i demolitori di record”. Noi restavamo semplicemente quelli inutili alla società anche se tentavamo nomi pazzeschi, quindi dopo un po' abbiamo gettato la spugna. Perfino il nostro gruppo su Whatsapp non ha nome, se cerco la nostra chat devo ricordami di digitare “senza nome” nel motore di ricerca.
Ma questa è solo una delle infinite differenze tra la Nyst e... be', noi. I Senza nome.
Perché vi sto dicendo questo?, vi chiederete.
Il fatto è che la squadra titolare della Nyst è esattamente di fronte a noi, uno stile corrispondente all'altro in parallelo. Questa è stata un'idea di Babbo Natale: non di Muller, non mia, non nostra, non di qualcuno con un po' di sale in zucca. Semplicemente di quella mente bacata di Harper che, alle nove di mattina, se n'è uscito con: “Organizziamo un torneo per conoscerci!”
L'unica uguaglianza tra queste due squadre è il numero di titolari - che in merito a staffette è standard, quindi mi sento un reietto in ogni caso. Di fronte a me, con solo la felpa aperta e il costume sponsorizzato dalla NYC Swimming Team, Kyle Adair si appresta a difendere lo stile dorso contro di me. Di fronte a lui, con il costume di Spongebob e diciotto anni buttati nel cesso, ci sono io.
Alla mia destra, per lo stile libero, abbiamo la riccissima e già in ansia Percy che, con sguardo di sfida, tiene fissato il suo rivale. Quest'ultimo è uno spilungone di non so quanti chilometri dal forte accento norvegese, i capelli platinati non più lunghi di un centimetro e gli occhi chiari, una massa muscolare che supera di netto la mia e quella di Aydin messe insieme e un sorriso da “cosa-vuoi-fare-contro-di-me-microbo”. Durante le presentazioni avvenute poco fa, con un vocione talmente basso da aver risuonato nel mio timpano, ha detto di chiamarsi Dominik Hansen e di avere diciannove anni. E fidatevi, ad un mostro di quelle dimensioni minimo minimo gliene avreste dati ventisei.
Passando avanti abbiamo il settore dello stile farfalla, detto anche delfino: per i Senza nome c'è l'agguerrita Iris, per la Nyst un ragazzo che a vederlo non gli si darebbe nemmeno un centesimo. Vorrei dire che è addirittura più basso di me, muscolatura delle spalle e delle gambe su cui c'è ancora molto da lavorare, postura da idiota, capelli e occhi scuri e un che di ebete. Ha detto di avere diciassette anni - il che lo rende il più piccolo tra di noi, derivazione italiana e il suo posto nella squadra di New York grazie alle sue posizioni sempre nei primi tre posti nei tempi di tutta Italia. Non so quanto potrò andare d'accordo con questo Nico Casadei, prevedo già una forte antipatia nei suoi confronti e la tendenza a volerlo accidentalmente colpire con dei tubi di spugna nello stile di Xavier.
Per lo stile rana infine per la Nyst abbiamo Quentin Reynolds, canadese di origini come me e un quasi ridicolo accento francese reso americano nelle peggiore delle maniere. Non sembra tanto pericoloso, ha una zazzera di capelli castani che non finisce più e gli occhi tremendamente verdi - quel verde che non definirei molto “smeraldo” ma più che altro “melma”. A quanto ho capito è il più grande della squadra con il primato della doppia decina, vanta di diverse medaglie d'oro nel suo stile e purtroppo anche nel mio.
Così la Nyst è messa a confronto con noi, loro con tutti i costumi e borse varie sponsorizzate e noi con i costumi di Spongebob e lo zaino con cui andavamo ad educazione fisica fino all'anno scorso - e qui possiamo deliziarci con Spiderman, Minnie e via dicendo. Non c'è storia, diciamocelo. Loro concorrono nei gironi nazionali e ambiscono alle Olimpiadi, è giusto che abbiano forse una marcia in più rispetto a noi che semplicemente alleniamo la squadra del college, ma magari qui sarebbe gradito avere almeno le docce regolabili (nel caso veniste a farci visita: la doccia 3 e la 6 fanno solo acqua fredda, la 1 e la 2 calda da ustione, la 4 e la 5 sono inutilizzabili). Per non parlare degli allenatori e dei preparatori tecnici: in breve, da noi non esistono. Per i miei quattro anni di superiori sono stato allenato dalla figlia di Muller accompagnata dal padre, entrambi tabula rasa se si tratta di nuoto. Più che altro ci sorvegliavano e noi ci allenavamo secondo chi aveva più esperienza e poteva aiutare gli altri, di fatto quelli che potevano essere considerati allenatori eravamo io e una ragazza che ha mollato dopo due anni.
– Siamo tutti pronti? – Babbo Natale batte le mani facendo risuonare lo schianto per tutta la piscina vuota, sorridendoci poi in modo inquietante uno ad uno. – Partono i due capitani?
Io e Kyle ci lanciamo un'occhiata veloce, non aggiungiamo niente e raggiungiamo i blocchi di partenza. In effetti sono un po' agitato: in due anni lui non è mai riuscito a battere i miei tempi, ma probabilmente le cose sono cambiate parecchio; del resto avendo un'altra squadra da allenare non ho più potuto preoccuparmi molto dei miei allenamenti mentre Kyle si allena tutti i giorni per un tot di ore che non mi immagino nemmeno. Così entro in acqua con un leggero tuffo per poi attaccarmi ai blocchi per la partenza subacquea, è da un bel po' che non ne provo una come nemmeno una virata fatta bene. Sebbene siano quattordici anni che pratico questo sport ho ancora paura di poter morire annegato in una piscina di un metro e novanta al massimo.
Abbasso gli occhialini sul naso, sistemo la cuffia e respiro: è come un rito, il respiro riesce a calmarmi e per un secondo riesco a sentire l'acqua. Sento il rumore, il suo tatto e la sua presenza. C'è chi pensa di doverla combattere, come Kyle, e c'è chi pensa di doversela fare amica, come me; questo è sempre stato un invalicabile muro tra di noi. Gli lancio un veloce sguardo, nella corsia affianco alla mia lui sta finendo di riscaldare le spalle e si prepara alla partenza. Si immerge, mi sorride velocemente e poi ritorna concentrato.
Nel caso dovessi fallire miseramente, ricordate che ho quattro ore di sonno in corpo e lui ne ha sette.

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