La Divina Bettina

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SWIMMING TALE
CAPITOLO CINQUE
"La Divina Bettina"

- Che cera.
- E' la sesta volta che lo dici.
- Be'... Guardati, per l'amor di Dio.
- Adesso finisci male. - Bevo quasi metà dell'intero bicchiere di caffè, entrando nella principale piscina di Warren dopo quasi tre quarti d'ora di viaggio con Aydin che non faceva altro che dirmi quanto male io sia preso e quanto sia stato stupido a ubriacarmi il giorno prima dell'iscrizione della nostra piccola squadra.
- Sto solo dicendo che potevi evitare. - conclude con le mani all'aria, sistemandosi il cappello stile reggae sulla testa. Di sicuro prenderanno molto sul serio un cretino e un ubriaco di diciotto anni che vanno ad iscrivere una squadra scolastica.
- Che ne sai tu? - Lo spingo leggermente finendo per essere io quello a perdere l'equilibrio, così mi attacco alla sua felpa e mi tengo in piedi per miracolo. Hick ridacchia, ma solo dopo qualche secondo ci accorgiamo del fatto che tutti quanti ci stanno guardando veramente male. Si vede tanto che siamo da Detroit?
- Siamo da Detroit! - grido sventolando la mano in aria, sorridendo ai presenti da dietro i miei bellissimi occhiali da sole anche all'interno di questo enorme edificio.
Se non lo sapevano almeno ora ne sono al corrente.
Un gruppetto di ragazze poco distanti dal banco informazioni ci guarda parecchio male, hanno pressapoco la nostra età quindi mi chiedo come facciano a non riconoscere quando uno è in hangover potente. Dovrebbero avere pietà di me.
- Bevi di meno. - mi zittisce Aydin dandomi uno schiaffo sulla nuca, prendendomi poi per il cappuccio e trascinandomi verso la reception.
Lo seguo come un cagnolino docile, non ho nemmeno voglia di mettermi a ribattere dal momento che dopo due minuti avrei già esaurito le poche forze che ho da stamattina e mi stenderei a terra. Non vorrei proprio finire a fare lo spazzolone in una piscina.
Tra l'altro, questo è un gran bel polo natatorio: una struttura del genere noi ce la possiamo solo sognare. Giusto per dire, loro un atrio almeno ce l'hanno. Noi no. Noi abbiamo una stanza di cinque metri quadrati dove ci sono due distributori automatici di merendine e il portaombrelli, una sottospecie di tugurio 2.0.
- Cerca di sembrare credibile. - mi minaccia Aydin mentre ci apprestiamo a raggiungere il banco informazioni. - E non dire che siamo da Detroit.
- Dirò che la squadra è di Marte, mi pare ovvio.
- Non volevo dire questo, genio. - Penso sia la prima volta in cinque anni che è Aydin a rimproverare me.
Devo ricordarmi di non accettare più sfide improponibili dopo il trauma di rivedere i miei genitori a mezzanotte passata. Decisamente mai più. Non so nemmeno se io sia lucido o se abbia ancora qualche residuo di ieri sera che mi balla nello stomaco, l'unica cosa che so è che non vedo l'ora di mettermi a dormire e dimenticare il fatto di essermi ubriacato così stupidamente con Kyle.
Sfilo gli occhiali da sole, appoggio il gomito sul banco per sembrare uno che sa cosa sta facendo e richiamo l'attenzione della donna che, con gran poca voglia di vivere, batte sulla tastiera una serie infinita di numeri a memoria.
- Sì? - mi domanda lei faticosamente, guardandomi da sopra gli occhiali da vista con tanto di catenella chic anni '70.
- Siamo qui per iscrivere la nostra squadra alle gare provinciali di inizio febbraio.
La donna-affaticata sospira come se le avessi appena chiesto di ripetere le dodici fatiche di Ercole, prende dei moduli dalla cattedra di fianco e affila una matita nel temperino automatico. E' dura fare la punta alle matite, vero?
- Nome della scuola e città.
- Andrew College, Detroit.
Allungo lo sguardo, leggendo di nascosto il suo cartellino. Bettina Fitzgerard.
E' la mia nuova migliore amica, ho deciso: dedicherò a lei un altarino in casa per ricordarmi ogni giorno di avere la sua allegria e la sua forza di vivere e mi farò motivare dal suo splendido sorriso mozzafiato.
Bettina annuisce, trascrive lentamente e poi alza gli occhi troppo truccati verso di noi: - La vostra qualifica, nomi e età.
Aydin mi guarda sconsolato, penso che abbia capito che ce la caveremo molto più lentamente del previsto: - Istruttori. - risponde infine, togliendosi il cappello. - Himeragi Fenwick e Aydin Hickey, diciotto anni. Le altre due istruttrici sono Iris Rooney e Persephone Cavendish, hanno la nostra età.
La mitica Bettina ci fissa con uno sguardo inquisitore, riprendendo a riempire i moduli con i nostri nomi ad una velocità talmente mostruosa da non esistere nemmeno.
Un minuto.
Due minuti.
Bettina controlla di nuovo i nomi, poi ri-tempera la matita senza motivo e ci guarda passivamente:- I nomi dei partecipanti.
E' il mio turno di parlare, così mi schiarisco la voce da post-sbornia e faccio mente locale: - I titolari sono Marley Winchester, Sapphire Middelton, Tamm...ehm, Tamara Davies e Xavier McAdams.
Mi sento bussare sulla spalla abbastanza insistentemente, non è Hick perché anche lui sta guardando stranito la persona dietro di me e ahimè non è nemmeno il mio nuovo amore Bettina dato che mi sta guardando spassionatamente da dieci minuti. Alla fine mi giro, trovandomi di fronte una ragazza che sono sicuro di aver visto poco fa nel gruppetto delle fan di Detroit e delle non-so-cosa-sia-una-sbronza. Mi fissa incuriosita con gli occhi verdi spalancati, coperti solo da qualche ciuffo che sfugge alla frangia bionda ben curata. Deve avere pressapoco l'età dei miei allievi, non è molto alta ma a giudicare dalla muscolatura che riesco ad intravedere attraverso la felpa potrei azzardare che si impegna parecchio nel nuoto. In ogni caso, giuro che non ho idea di chi sia.
- Posso esserti utile? - le chiedo preso abbastanza di fretta dal momento che per le undici avrei voluto essere di nuovo a Detroit per non perdere gli allenamenti in vista delle gare.
Lei continua a scrutarmi, guarda Bettina e poi di nuovo me: - Hai detto Xavier McAdams?
- Camille! - Bettina alza finalmente la voce, riempiendomi il cuore di gioia. Quanti decibel! Che voce da soprano!
- Che c'è, zia? - ribatte prontamente la biondina di fronte a me.
- Quante volte devo dirti di non origliare?
Oh-oh, zia Bettina è arrabbiata. Meglio non scherzare con zia Bettina. Con la sua reattività in un mese e mezzo potrebbe anche raggiungerti e darti uno schiaffo.
- Non stavo origliando, ho solo sentito casualmente un nome. - si giustifica la presupposta Camille, aggiustandosi la coda in cima alla nuca e tornando pericolosamente su di me. - Allora? Conosci Xavier?
Magari questa qui è una stalker. Cosa vuole dal mio Xavier?
- Ci sono tanti omonimi. - le faccio notare, sicuro di poter ancora salvaguardare la privacy del mio lunatico allievo.
Camille sbuffa, alzando un dito della mano per ogni caratteristica che elenca: - Capelli rossi, occhi azzurri, non molto alto, ingestibile, lunatico, sarcastico, testardo...
- Okay, è lui. - Sono costretto a dargliela vita, accidenti. Per come l'ha descritto potrebbe essere anche sua madre.
- Non ci credo... - mormora la ragazza portandosi una mano sulla fronte, sorridendo allegramente. - ... Tu nuoti?
No, scherzi: istruttore di nuoto è solo un hobby alternativo alla pittura a olio.
- Direi. - conclude Hick al posto mio, intromettendosi nella conversazione. - E' il miglior nuotatore a dorso che io conosca. Ma se la cava anche in rana, delfino...
- Ricevuto. - lo interrompe quasi bruscamente la ragazza, rivolgendosi poi con un'espressione poco rassicurante verso di me: - Allora ti propongo una sfida.
- Eh? - Giro velocemente il viso verso Bettina sperando che mi salvi, ma il mio nuovo amore se n'è già tirata fuori e sta completando i documenti con Aydin. - Non ho tempo, adesso.
- Vuoi negare una piccola competizione alla nuotatrice più brava di questa piscina? - mi chiede con un sorrisetto che mi ricorda per un attimo quello di Kyle, facendomi rabbrividire.
Ci penso su qualche istante, liquidandola con un'alzata di spalle: - Proprio così.
- E dai! - insiste lei con la voce speranzosa. - Scommetto che vuoi sapere qualcosa di Xavier. Tutti quelli che lo conoscono vogliono sapere qualcosa di lui.
- So tutto quello che è necessario.
- Ti offro un caffè?
- Già bevuto.
- Caffè corretto?
- Non è il caso.
Camille sbuffa, frustrata: - Ti prego! Se sei l'allenatore di Xavier devi avere per forza le carte in regola.
- Ho preso la licenza per insegnare in agosto. - rispondo ironico, pienamente cosciente del fatto che non intendesse questo. - Mi dispiace, ma devo finire l'iscrizione e poi devo scappare.
- Oh, non preoccuparti! - Aydin mi dà una manata sulla schiena, sorridendomi. - Ci penso io qui! Aiuta pure la tua nuova amica.
Devo comprarmi un lanciafiamme portatile in modo che quando Aydin decide di assecondare i suoi istinti primitivi da deficiente io possa rimediare prima che sia troppo tardi. Perché, io mi chiedo, lui riesce sempre a trovare il modo di peggiorare le situazioni già critiche? Insomma, è un talento, il suo!
- Allora è fatta! - Camille mi prende per il polso, trascinandomi lontano da Hick. Questo lo chiamo sequestro di persona. - Prenderai in prestito un costume della squadra. Sarà divertente!
- Uno spasso... - mormoro a denti stretti, maledicendo Aydin in tutte le lingue che conosco (compresi anche gli insulti in giapponese che mia mamma mi insegnò quando avevo quattordici anni - "è ora che inizi a saperti difendere anche in Giappone", disse). Lui alza il pollice in su da lontano, incoraggiandomi a vincere la sfida. In cambio io alzo però il medio, mimandogli con le labbra: "Dopo ti faccio male". Spero che abbia recepito il messaggio perché stavolta non lo risparmierò.

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