Sogno di una notte di Battaglia Navale

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SWIMMING TALE
CAPITOLO SETTE
“Sogno di una notte di Battaglia Navale”

Picchio nervosamente le dita sulla mia coscia, il piede non smette di battere e credo di essere rimasto senza unghie da mordicchiare.
Sapete qual è la cosa divertente?
Dopo due settimane di allenamento non-stop in vista delle provinciali oggi doveva essere il venerdì libero prima del sabato che stiamo aspettando da un mese. Mi ero già accuratamente preparato tutto il mio programma, a partire dalla colazione con Masha&Orso per arrivare poi a quando mi sarei coricato a letto, finalmente libero dopo quasi un mese. Esatto: questa sera Kyle torna a New York e lì resterà per tre giorni, dandomi finalmente un attimo di respiro. Fino a mezz'ora fa, credetemi, era la giornata più bella della mia vita.
Poi, be', è successo qualcosa che mi ha fatto pensare “dove posso aver sbagliato nella mia vita?”.
Erano appena le dieci, io ero stravaccato sul divano, Kyle era di fianco a me e stavamo parlando delle gare che dovrà svolgere una volta tornato dalla Grande Mela quando il mio cellulare - che ricordo essere tenuto insieme con lo scotch - ha preso a squillare con la sua mitica suoneria a detta di Kyle “più gay non esiste” e allo schermo è apparso un numero che purtroppo conosco fin troppo bene.
Andrew College, Segreteria
Così ho risposto credendo si trattasse dei documenti da ultimare per le provinciali, ero in pace col mondo ed ero convinto che niente potesse rovinare la mia giornata relax in vista delle gare di domani.
Poi ho sentito lo sbuffo del rettore Muller e delle voci di sottofondo, capendo che se si fosse trattato di questioni inerenti alla piscina sarebbe stata la signora Swan, la mia bidella e compagna preferita di caffè dai tempi della seconda superiore, a chiamarmi.
Kyle mi teneva guardato strano, il caso vuole che ieri l'abbia tenuto a nuotare fino alle dieci e mezza per fare un ultimo potenziamento e che quindi stamattina fosse alquanto stanco, ma nemmeno lui pensava che sarei andato via di testa in quel modo dopo aver saputo che Xavier era in presidenza e che, dato che nessuno dei suoi genitori aveva risposto, aveva fatto il mio nome come tutore improvvisato. Ricordo di aver sfiorato il lancio triplo carpiato del mio cellulare fuori dalla finestra, seguito poi dalla mia performance da pattinatore su ghiaccio aereo che sarebbe atterrato spappolandosi le gambe. Sì, ero al limite sotto ogni limite che io possa avere.
Kyle non voleva nemmeno che andassi, ma poi ha miracolosamente capito che non potevo rifiutarmi dal momento che erano coinvolti Xavier, i suoi genitori, i guai che aveva combinato e quindi inevitabilmente tutta la squadra di nuoto e le provinciali. Se uno dei componenti sgarra, tutti pagano: questa è sempre stata la regola e questo è sempre stato il mio terrore. Se mezz'ora fa ero tranquillo e stavo finalmente bene con il mio equilibrio psicofisico, be': no. Sono tornato. Non preoccupatevi.
Ho perfino dovuto lasciare il volante del mio catorcio rosso a Kyle dopo che, non appena arrivati allo stop della via del mio tugurio, ho rischiato di investire la signora Stanley per l'adrenalina che avevo addosso; così mi sono beccato una serie di insulti e Kyle si è proposto per guidare.
Insomma, era solo oggi.
Non ci siamo fermati nemmeno di sabato e di domenica, abbiamo continuato ad allenarci fino allo sfinimento e queste ventiquattro ore volevo passarle in santa pace, uscire solo per accompagnare Kyle all'aeroporto e tornare poi sotto le coperte.
Ma no!
“Xavier McAdams ha fatto il tuo nome, Fenwick, devi venire a fare le veci di suo tutore.”
Maledetto il giorno che sono entrato all'Andrew College. Insomma, potevo andare in accademia militare o a lavorare nel ranch di mio nonno nel North Carolina, perché non ho scelto la vita da cowboy? Mi ci sarei anche visto col lazo, a gridare “yhaa!” dietro ai cavalli e a galoppare al tramonto.
Perché non sto galoppando al tramonto?
Io voglio tramontare al galoppo.
Che cazzo sto dicendo?
Socchiudo gli occhi, appoggio la testa al muro dietro di me e sospiro: devo solo aspettare che si decidano a chiamarmi dentro e potrò capire cosa diamine è successo. So che Kyle è in piscina e questo mi tranquillizza, ha detto di dover parlare con la sua squadra perciò sono quasi del tutto sicuro che non farà irruzione in questa anticamera dell'ufficio del rettore armato e con un'incredibile voglia di farmi sprofondare nell'imbarazzo: non sarebbe la prima volta considerando quando, una settimana fa, stavo parlando con la signora Swan, è entrato di corsa gridando “qualcuno ha visto quell'Anguilla del cazzo?” e poi, vedendomi lì, ha detto di essere arrivato alla segreteria per puro caso.
Non c'è più religione, tutto è alla rinfusa e mancava solo Xavier in presidenza alla vigilia delle provinciali nella lista di “ciò che non dovrebbe mai succedere ma che succede perché mi chiamo Himeragi Fenwick (Fenneck secondo il mio campanello) e abbiamo già detto tutto”.
– Fenwick! – La porta viene spalancata da dentro, il rettore si presenta sull'uscio e mi fa cenno di entrare. Non ha idea dello spavento che mi sono preso con questa sua uscita ma per un momento farò finta di avere una dignità ed entrerò nell'ufficio come una persona normale, sospirando prima di varcare la soglia.
Davanti a me ritrovo quindi Muller seduto sulla sua sedia girevole, alla sua destra il professor Schneider e davanti alla cattedra, di spalle, Xavier che non osa però girarsi verso di me. La trinità dell'Andrew College: da qui non se ne esce.
Markus Schneider è stato la mia spina nel fianco per tutti i quattro anni di superiori: laureato in chimica e in fisica ma insegnante di ginnastica - per questo quindi sempre adirato col mondo intero, cinquantatré anni, un amore sconfinato per la squadra di atletica di cui lui è il coordinatore e un odio viscerale per i nuotatori. Ricordo che ad ogni battuta sbagliata di pallavolo che facevo lui mi correva dietro mentre io scappavo urlandomi che si vedeva che nuotavo perché ero un incapace che non sapeva nemmeno prendere in mano una palla - e sapesse quanto si sbagliava...
Ad ogni modo, non mi sorprende vederlo qui dentro e non mi sorprenderebbe nemmeno sentire che tutto questo casino è partito da lui, ma sebbene i miei istinti da mamma chioccia verso Xavier potrebbero prevalere devo sempre fare appello al mio buonsenso e costringermi a comportarmi come un ragazzo maturo dal momento che io sono qui in veste di istruttore e di tutore ma non di avvocato difensore: qualsiasi cosa questo lunatico ragazzo rosso abbia fatto, devo obbligarmi a rimanerne il più fuori possibile.
– Fenwick. – Schneider mi fissa con un sorrisetto fastidioso, incrociando le mani paffute. – Ci rivediamo dopo un po', eh?
– Guardi che lavoro qui. – gli faccio presente, indicando col pollice la finestra da cui si riesce ad intravedere la piscina. – Da quattro mesi.
– Ah sì? Be', non mi interesso particolarmente della squadra di nuoto.
Guardo di sottecchi Muller, lui scuote la testa e sospira, negandomi il suo appoggio in questa faida. Sto pregando interiormente che tutto questo non si ritorca contro di me e le provinciali, quella sottospecie di vecchio bionico sa come mettermi i bastoni tra le ruote - e dico sul serio, durante una lezione di pattinaggio a rotelle ha “accidentalmente” fatto finire il manico della scopa nella mia traiettoria.
– Comunque, – cambio argomento, andandomi a sedere sulla sedia accanto a quella su cui giace Xavier, inerme come mai l'ho visto prima. Tiene lo sguardo basso nascosto dal cappuccio e non mi permette di vedere nemmeno un centimetro del suo viso, riconosco solo qualche ciuffo rosso che sfugge dal mio cappello che ha ancora in testa ma del resto è tabula rasa. – Cos'è successo?
Schneider si infila gli stessi occhiali da vista che ha dai tempi della mia prima superiore, appoggia le mani sulla cattedra e, dopo aver guardato male Xavier, guarda me: – Oggi ho sopportato il signor McAdams per l'ultima volta nella mia lezione.
– Be' – mi schiarisco la voce, accavallando le gambe con un sorriso che renderebbe Kyle fiero di me. – L'ha detto un bel po' di volte anche a me e ad Adair, signore.
– Tu e Adair andavate a nascondervi in spogliatoio per delle mezzore ma almeno non facevate risse tutte le volte.
Ops. Mi sa di essere vagamente preso in causa ma ad ogni modo sgrano gli occhi: risse? Che storia sarebbe questa?
– Scusi? – domando, guardando Muller che però nega di nuovo senza farsi vedere, lasciandomi in balia dello pseudo insegnante di educazione fisica.
– Risse. – ripete quindi, serafico nel suo essere un emerito bastardo credendo forse che io sia duro d'orecchi quando l'unica cosa dura potrebbe essere il mio pugno che si schianta contro il suo naso informe (so che avete pensato male, ammettetelo). – E non solo. Il signor McAdams era già stato avvisato più volte ma durante l'ultimo collegio docenti abbiamo stabilito che gli avremmo dato solo un'altra possibilità; ebbene oggi è stata quindi bruciata. Non lo accetterò più nelle mie ore di lezione.
Mi siedo meglio sulla sedia, sentendomi colpevole come se fossi io ad essere nei guai. Vorrei girarmi verso Xavier e dirgli di dire di no, di dire che si sono inventati tutto quanto e di smentire tutte le accuse ma il fatto che se ne stia fermo immobile senza emettere un fiato non può che aggravare i miei dubbi su di lui.
– E' da quando è iniziato quest'anno che va avanti così. – continua l'uomo davanti a me che se andasse in pensione farebbe un favore anche alla signora Swan. – La media dei suoi voti rasenta la D per grazia divina, non presenta mai i compiti a lui assegnati e ha falsificato più volte la firma dei suoi genitori, sta a casa tre giorni alla settimana e entra solo per i vostri allenamenti, si comporta male con i professori e durante la mia ora è sempre il principale colpevole delle risse negli spogliatoi maschili. Tra l'altro non ha voluto nemmeno essere medicato questa mattina, quindi è anche irrispettoso verso le infermiere e verso chi, come me, si preoccupa per lui.
– Ora, – lo interrompo, sentendo tutti i miei nervi saltare uno dopo l'altro. – La cazzata del “mi preoccupo per lui” non regge, quindi eviti di dirla. Poi sono il primo a dire che tutto ciò è sbagliato, ma conosco il ragazzo e so che non farebbe del male a nessuno se non provocato.
– Sì, in effetti... – Finalmente Muller interviene, picchierellando le dita sull'enorme cattedra. – Anche se Fenwick non si è espresso nel più educato dei modi devi dire i fatti come stanno, Markus. Non è solo colpa di Xavier.
Schneider si schiarisce la voce, imbarazzato: – Okay, certo, anche tre ragazzi della squadra di atletica sono coinvolti.
Alzo entrambe le sopracciglia, incrociando le braccia anche se so che Muller me ne dirà di cotte e di crude per questo mio comportamento: – Atletica, eh? Mi sembrava strano.
Mi sto giocando il posto di lavoro, ne sono sicuro: tra poco mi ritroverò a vagare di ponte in ponte per trovare riparo a causa della mia lingua lunga.
– Stai insinuando qualcosa, Fenwick?
– Nulla. – alzo le mani all'aria, alzandomi dalla sedia. – Io non insinuo, signore. Io lo so per certo. Quindi ora, se non le dispiace, ritiro il verbale in segreteria che lei avrà sicuramente già stilato e firmato e porto via il ragazzo.
Schneider mi fissa indignato, diventando rosso come un pomodoro come quando si arrabbiava fino all'anno scorso: – E tu dovresti essere il tutore? Che insolente! Sappi che le vostre preziose gare sono molto a rischio per le bravate di questo individuo, io lo metterei bene in riga!
– Questo individuo, – lo correggo, afferrando Xavier per un polso per farlo alzare. – Ha un nome e un cognome. Decidere il suo castigo è di mia competenza, quindi la prego di starne fuori e di limitarsi a riportare i fatti senza omettere dettagli che le potrebbero stare scomodi.
– Non ti conviene metterti contro di me, Fenwick. – ringhia come se stesse per caricare contro di me, offeso nel suo fragile ego.
In tutta risposta io fingo un inchino per salutare sia lui che il rettore, strattonando leggermente Xavier per tenermelo stretto e per intimargli di seguirmi.
Non mi interessa se ho iniziato una guerra, sono anche pronto a portarla avanti se Xavier è in mezzo a tutto ciò: non mi importa di cosa mi potrebbe succedere, voglio solo chiarire questa situazione e capire il motivo delle sue azioni e della sua omissione di tutto ciò. Mi sono sempre sentito in dovere di dirgli tutto quanto, possibile che per lui fosse solo un optional? Mi sento arrabbiato, quasi ferito, chi c'è veramente sotto questo viso? Chi è Xavier?

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