Il Piccolo Numero Uno

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SWIMMING TALE
CAPITOLO QUATTORDICI
“Il Piccolo Numero Uno”

L'angolo macchinette: il confessionale migliore dopo gli spogliatoio. Aleggia sempre uno strato di umidità e la cioccolata calda viene considerata il nettare degli dei.
– La partenza sarà... tra quattro giorni?
Fisso il foglio che tengo in mano e lo rileggo, ma le parole non cambiano. Quattro giorni.
Kyle annuisce, distratto, leggendo le notifiche sul cellulare che gli ho appena riportato dal momento che l'aveva lasciato a casa. Ha i capelli bagnati, ha appena finito allenamento. 
– Pensavo dessero più tempo.
– Anche io. – asserisce lui senza particolare enfasi, giusto per ricordarmi che più o meno mi ascolta. E' proprio un amore. 
Non presto attenzione al suo telefono ma so bene ciò che sta guardando, del resto non mi sono sfuggiti i sei messaggi e le due chiamate perse da Landon che aveva fisse sullo schermo. La cosa mi rode parecchio, soprattutto mi chiedo con che faccia lui possa parlare con me mentre scrive al suo ex. Sporco doppiogiochista. 
Adesso lo lascio.
– Il volo è alle nove di sera, un orario un po' di merda. – constato, sbuffando. Penso di essere composto da un settanta per cento di pigrizia, da un dieci per cento di “non so quando potrò cenare se il volo è alle nove” e il resto da comuni parti umane. – Tu verrai?
Kyle alza gli occhi neri verso i miei con uno sguardo sofferente e mormora: – Devo?
Alzo le mani all'aria con conseguente rotazione degli occhi. – Non sia mai. 
Ritiro tutto, non sono l'unico pigro qui. 
– Sei un tesoro. – mi prende in giro, poi torna improvvisamente serio. – Piuttosto, mi sono scordato di dirti che ieri mattina sono arrivato qui e c'erano Hick e Percy dentro il ripostiglio.
Cosa?
Strabuzzo gli occhi, quasi soffocandomi con la mia stessa saliva: – Prego?
– Quando mi hanno sentito hanno iniziato ad urlare di aprire. Così ho aperto e mi hanno spiegato che erano stati accidentalmente chiusi dentro, hanno dovuto dormire lì perché avevano un solo telefono che nemmeno prendeva e toccava a loro chiudere, infatti la porta era aperta. Un casino, poveretti.
Annuisco, davvero stranito. – Aydin mi ha detto di non stare molto bene, infatti. Ma non mi ha detto nulla a riguardo.
Kyle alza le spalle: – Erano strani entrambi, ad essere sincero. E' da ieri che non si parlano.
Possiamo dire che è un grandissimo periodo per molti di noi, allora. Vedo che le cose procedono senza intoppi, serenamente e sono come dovrebbero essere! Che bello!
– C'è un virus che gira, per me. – continua, riponendo finalmente il telefono in tasca. – E' una tragedia in questi giorni. Non penso ci sia qualcosa che vada per il verso giusto per nessuno, qui.
Mi trovo costretto ad annuire, per la prima volta nella sua vita Kyle ha detto qualcosa di sensato. Adesso gli faccio un monumento, sono commosso. 
– E' un brutto periodo... – mi limito a dire, evitando di entrare nel particolare per non generare la Terza Guerra Mondiale. 
Kyle annuisce. – Eh già. Le nazionali in vista, tutti questi cambiamenti nella squadra... – Non dire Xavier. Non dire Xavier. – … Xavier... 
Lo sapevo. 
Sospiro: – Perché l'hai dovuto dire?
Kyle fa un sorrisetto. – Mi dà fastidio, Himeragi. E' tanto sbagliato?
Tenetemi. Tenetemi o adesso lo faccio pentire di essere venuto al mondo quasi diciannove anni fa. 
Gli dà fastidio, al poverino. Giusto, perché è solo Himeragi Fenwick che qui pensa ad un'altra persona mentre sta insieme a Kyle Adair. Brutto cattivo Himeragi, non si fa!
– Non sarebbe tanto sbagliato se tu non fossi in contatto col tuo ex! – sputo a denti stretti, fissandolo dritto negli occhi. – E ricordati il cellulare la prossima volta se non vuoi che il tuo ragazzo veda che il tuo ex ti manda messaggi e ti chiama in continuazione. 
Kyle sbianca, se ne sta davanti a me come un baccalà. Infine deglutisce. – Questa è violazione della privacy. 
– Se questa è violazione della privacy, infastidirsi perché tu sei in contatto col tuo ex come lo chiami? 
– Lo chiamo “come Himeragi viola la mia privacy”! – sbotta, ora realmente infastidito. Almeno gli ho dato un motivo valido, no? 
– Ti ha chiamato finché io ero lì, permetti che guardassi il mittente? – mi difendo, pronto a tirare fuori gli artigli per combattere questa guerra ad armi pari. 
Fatti sotto, doppiogiochista.
Kyle sostiene per un po' il mio sguardo, ma se non ribatte subito significa che sa di essere nei guai. Sa che ho ragione io. 
E almeno per una volta, vorrei aggiungere!
– Potevi almeno dirmelo con un po' più di modo. – ribatte infine. – Magari non sembrava che io ti avessi tradito o simili. 
– Dovevo dirtelo portandoti tè e pasticcini? 
Lui rotea gli occhi, passandosi teatralmente la mano tra i ciuffi scuri ancora umidi. – Lo vedi? Non mi lasci mai spiegare!
Adesso. Lo. Picchio. A. Sangue.
– Certe cose sono piuttosto evidenti, Kyle. – gli faccio notare, serafico, imponendomi di non perdere la calma. 
– E' evidente solo il fatto che non mi vuoi stare a sentire, Himeragi. Non sono l'unico ad essere in contatto con qualcuno che non sia il mio ragazzo, no?
Lo fulmino con lo sguardo, mandando a puttane tutti i miei buoni propositi di mantenere la calma. Riuscire a mantenerla in questa situazione sarebbe un nuovo Guinness World Record. 
– Mettiti tu con Xavier, se ci tieni tanto! – sbotto, buttando nervosamente il bicchiere vuoto nel cestino. – E magari io vado da Landon e scopro che in realtà è un grande simpaticone, così siamo tutti contenti!
– Stai un po' esagerando, mi sa.
– Un corno! 
Come sempre, Kyle finisce per sbuffare e mi prende per le spalle, guardandomi rassegnato: – Tu stesso me l'hai detto, ieri sera. Ci sono cose che al momento vanno lasciate in stand-by anche per me. – Mi fissa dritto negli occhi, i suoi quasi sembrano spegnersi. – Mi dispiace. 
Per quanto mi provi a convincere del fatto che sia giusto così, la cosa brucia non poco. Capisco solo ora cosa Kyle abbia provato quando i dubbi su di me gli facevano perdere fiducia gradualmente, e non posso fare a meno di sentirmi in colpa. E' una sensazione davvero orribile, sia viverla che farla vivere. 
Se volevo una guerra ad armi pari, ora mi rendo conto di aver espresso il desiderio sbagliato. 
Così annuisco, decidendo di dovermi dare una calmata e mi faccio coraggio: – Ha senso stare insieme se poi siamo messi così?
Come mi aspettavo, Kyle non sembra sorpreso dalla domanda: per quanto diversi siamo, la pensiamo ugualmente in merito al nostro rapporto. Perciò sospira, portando la mano dietro al collo. – Per quanto mi costi ammetterlo e per quante antitesi io possa portare, non sono ancora in grado di lasciarti andare una seconda volta. Non così. 
In fondo, Kyle resta Kyle, con i suoi momenti di disperazione e di debolezza. Inoltre sapere di essere ancora una delle sue debolezze mi fa sorridere, anche se spesso questa cosa va a mio discapito. Me tapino. 
– Okay. – acconsento alla fine. – Diamoci ancora un po', va bene? 
Kyle annuisce. – Mi dispiace, davvero. Vorrei che ci fosse fiducia, ma forse ti ho fatto la paternale solo per sentirmi meno in colpa. Non ti sto tradendo, è solo che... E' difficile, Himeragi. 
– Lo so. 
E' divertente come ci stiamo confessando che entrambi abbiamo un'altra storia in sospeso come se fosse la più normale delle cose, ma in fondo è meglio così che non essere costretti a vivere col macigno del segreto. 
Improvvisamente, Kyle ridacchia ed è come se tutta la tensione se ne andasse. Gli occhi scuri si riducono ad una fessura e il sorriso ha la meglio sulla sua espressione tendenzialmente seria, come se tutto il contesto fosse estremamente divertente. 
Mah, sta male. 
Vado per allungare la mano verso la sua spalla per chiedergli se si senta bene o meno, ma lui afferra il mio polso e mi tira a sé, facendomi urtare ovviamente la sua clavicola col naso. Questo ha fatto male. 
– Adair... – borbotto, soffocato dalla sua spalla. – … Che ti prende?
– Niente. – E continua a ridere.
Così cantileno: – Kyle...
Lui stringe la presa attorno alle mie spalle. – Dovessimo anche lasciarci, ma resterai sempre il mio numero uno, Anguilla. 
Oh, quanto adoro questi momenti. 
Mi ritrovo così a sorridere stupidamente contro la sua felpa che emana il familiare odore di cloro misto al suo profumo, pensando che sicuramente sarebbe lo stesso per me. Per quanto negativa a volte sia stata la sua presenza per me, non posso omettere che ora sia fondamentale, nel bene e nel male. 
– Anguilla?
– Sì?
– Niente da dire?
Non so se iniziare un sermone dei miei o semplicemente restare in silenzio e risparmiarmi una serie di spiacevoli equivoci, quindi penso che opterò per una tranquillissima via di mezzo. In fondo, io credo sempre di essere quella “via di mezzo”. 
– Vale lo stesso per me. – mormoro, sentendomi per qualche istante come mi sentivo due anni fa nelle stesse condizioni, teso ma ancorato a Kyle. – Il mio numero uno. 
In tutta risposta Kyle ride appena e mi dà un bacio leggero sulla tempia. – Sei sempre il solito. 
Forse è vero, non si cambia mai del tutto. Con lui, riuscirò sempre a sentirmi un bambino. 

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