La Ragazza degli Addii

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SWIMMING TALE
CAPITOLO SEDICI
“La Ragazza degli Addii”

If you could see me now

… Diciamo che non è il genere di reazione che mi aspettavo di vedere. 
– Ragazzi? – li chiamo, forse sperando di ottenere piagnistei disperati e via dicendo. Tipiche scene da film americano, niente di più. Chiedo tanto se voglio un po' di dramma nella mia già miserabile esistenza? 
Percy e Hick lasciano infine la parola a Iris che, ovvia, si alza in piedi e mi fronteggia appoggiando la mano sulla mia spalla. – Guarda che lo sapevamo, Hime.
Ah. Lo sapevano.
– Ma... – Ora sono io quello confuso. – Come fate a saperlo?
Percy fa un sorrisetto. – Ti ricordo che anche io e Iris eravamo in aeroporto. E abbiamo gli occhi, sai com'è. Due che conosci molto bene e che si baciano a pochi metri di distanza non passano inosservati. 
Subito mi sento avvampare e divento rosso fino alle orecchie, loro sanno. Loro hanno visto. Speravo di poter omettere il dettaglio “ho baciato il mio allievo” ma a questo punto mi tocca includerlo nel racconto, anche se a quanto pare non ci sarà molto da raccontare. 
– Quindi? – Hick mi guarda, incuriosito. – Cosa farai con Kyle? Hai devastato l'anima a tutti noi e adesso vuoi dirmi che lo lascerai per Xavier? Perché se così fosse... – Si alza, minaccioso, arrivandomi di fronte. Poi scoppia a ridere e mi abbraccia come un cretino. –... Sarebbe epico, amico! Altro che triangolo, tu hai fatto strage!
E poi c'è Aydin, ovviamente, che riesce a sdrammatizzare sempre tutto. A volte anche quando non è necessario.
Diciamo spesso. 
– Hai lavorato sodo per mettere le cose a posto con Kyle. – mi fa notare la mia ragione alias Iris. – Perché vuoi davvero lasciarti tutto alle spalle per Xavier? 
La domanda è alquanto diretta, stile Rooney, e un po' mi lascia perplesso. Non riesco a rispondere subito ma non perché non sappia cosa dire, bensì perché non so come spiegare ai miei amici ciò che per me, anche se ben definito, nella mia mente non ha una spiegazione logica. Sì che voglio lasciarmi tutto alle spalle, ma come ci arrivo con un ragionamento? Non ho usato logica, in tutto ciò. Anzi, l'ho proprio evitata. E' una questione di emozioni, mi sono basato sulle immagini che gli occhi e sulle sensazioni che il tatto mandavano al cuore, senza pensare a quanto fosse concettualmente sbagliato ciò che stavo facendo - non che Kyle sia tanto più santo di me. Xavier mi è semplicemente entrato sotto pelle, senza chiedere nemmeno il permesso, e mi ha completamente coinvolto in lui, in quella che è la sua persona e io gliel'ho permesso, non credo di essermi mai veramente tirato indietro. 
Ora, come posso spiegare tutto questo senza sembrare un idiota da Oscar? 
– Che ne so. 
Ecco fatto! Datemi il mio meritatissimo Oscar!
– New York, Hime... – Adesso è il turno di Percy di farmi sentire in colpa, infatti si alza e, facendoci sembrare la cerchia della Tavola Rotonda, si unisce al gruppo e mi guarda negli occhi, dispiaciuta. – Lasciamo stare Xavier, Kyle o chi per loro, ma sei sicuro? Un'altra città, un altro stile di vita...
– Ci ho pensato bene, ragazzi. – Li guardo negli occhi rispettivamente verdi come i miei, azzurri e nocciola, colori diversi eppure familiari, e sorrido. – Non è una scelta presa su due piedi, so cosa sto facendo, anche se potrebbe non sembrare. Ho capito quali sono le mie priorità, so cos'è meglio per me e me ne vado sapendo con certezza che starete bene voi, perché altrimenti non avrei nemmeno pensato a lasciare Detroit. Sapete bene di essere come una famiglia per me, e sapete quanto bene io vi voglia, per questo me ne vado felice, perché so che qui ho voi tre. Insomma, ci sono sempre i telefoni, le videochiamate... E poi magari, chissà, ci ritroveremo ai tornei delle nostre squadre e potremo tornare a fare i deficienti come facciamo adesso. – Prendo un respiro, è davvero difficile continuare quando l'emozione prende piano il sopravvento man mano che realizzo ciò che sta veramente succedendo. – Ho passato la mia adolescenza qui, mi sono legato alle persone ma non al luogo. E ora devo seguire ciò per cui so che vale la pena fare un passo davvero importante, anche se si tratta di un ragazzino lunatico come Xavier.
– Dai, vuoi anche il Nobel adesso? – mi prende in giro Iris, ma nei suoi occhi qualcosa non va. La sua espressione non rispecchia l'ironia di ciò che ha appena detto, come se l'avesse detto per mascherare un sentimento negativo che io riesco a leggerle in volto. 
Purtroppo però so che non mi dirà mai cosa succede se non siamo da soli, perciò sto al gioco e rimando a quando Hick e Percy se ne saranno andati e: – Non disdegnerei. – dico, sforzandomi di sorridere. 
Come spenta, Iris annuisce e poi si siede sul divano, evitando i nostri sguardi. Fino a due secondi fa erano tutti e tre sorridenti, e ora è come se l'euforia stesse piano piano scemando lasciando spazio alla malinconia, alla dolorosa parte della presa di coscienza di ciò che succederà. Non ci sono scherzi, non è un'idea: davvero andrò a New York, davvero io e Kyle ci siamo lasciati, davvero sto per cominciare una nuova vita.
E non è facile come speravo.
– Be', Hime... – Hick si gratta la mandibola, imbarazzando, fissando le mie calze. – … Andrà tutto bene. Se avrai bisogno, sai dove trovarci. Noi andremo avanti senza di te, e sai, anche se all'inizio sarà dura, voglio dire, magari non sarà una passeggiata al parco... ehi, m-ma ci abitueremo e staremo bene, non è che... – La voce gli viene meno, prova a schiarirsela invano e, mentre mi sento sprofondare, alza il viso e mi trafigge con i suoi occhi lucidi. Non è possibile, non adesso che stavo riuscendo a tenermi sotto controllo. – … Staremo bene, non serve che fai quella faccia da idiota, Hime. Okay, magari ci mancherai, un pochino e, dico, forse non sarà facile e... Noi tre saremo insieme, ci faremo forza, sai, sei sempre stato il nostro... ehm, diciamo, punto di riferimento, capitano, ma più di tutto il nostro migliore amico e io... Davvero, non potevo chiedere di meglio, Hime. – Abbassa rapidamente il viso, trattiene un singhiozzo e tira malamente su col naso, per poi finire. – Vai là e spacca i culi, ecco, in senso figurato. Solo questo... Volevo solo dire questo. 
Mi sento il cuore in gola, come se stessi facendo qualcosa di veramente sbagliato, sentendomi un pesce fuor d'acqua. Percy non è sorpresa, abbassa solo gli occhi, sospirando; forse sapeva già che Aydin non si sarebbe saputo trattenere con me di fronte e sa che questa volta me la devo vedere io, perciò si fa da parte e raggiunge Iris sul divano, a sua volta con la mano sulla fronte a nasconderle gli occhi socchiusi. Come ha fatto la situazione a tramutare così drasticamente in meno di un minuto? Chi ha dato il via a tutto ciò?
O meglio, è veramente stata un'atmosfera felice fin dall'inizio o era la mia immaginazione a creare l'immagine perfetta per non soffrire ancora di più?
– Hick, io non volevo vederti così... Non è facile nemmeno per me, se mi saluti così non posso stare tranquillo per niente al mondo. – Appoggio cautamente la mano sulla sua spalla, sospirando per cercare le parole più adatte senza fare ulteriori danni. – Sei il mio migliore amico, Aydin, voi tutti lo siete e separarmi da voi è ciò che mi ostacola di più dall'andarmene sereno da qui, perciò ti prego, non... – Oh no. Non ora. – … Aydin, non... – Trattieniti, Hime, non fare scene. Non è il caso. Hai Hick davanti a te che già piange, Iris che è sull'orlo e Percy che sembra essere l'unica con un po' di contegno, non penso sia una bella cosa rendere tutto molto più drammatico. Quindi un bel respiro, Hime, e sorridi. – … Via, non fare così, Hick.
Gli occhi celesti del mio migliore amico si piantano su di me e un secondo dopo si sgranano, sorpresi, mentre la bocca si dischiude tentando di dire qualcosa. 
Non credo sia uno spettacolo di tutti i giorni vedere un ragazzo che sorride come un idiota nel preciso istante però in cui le lacrime iniziano a rigargli le guance, a mia discolpa posso solo dire che ha iniziato Hick: se lui non apriva i rubinetti probabilmente non l'avrei fatto nemmeno io. 
Ci mancano solo i violinisti di Titanic e poi abbiamo finito il quadretto. 
– Siete due idioti. – ci apostrofa Percy con un sorriso amaro sulle labbra. – Tre. – si corregge, lanciando uno sguardo a Iris. – Non avevamo detto niente piagnistei finché venivamo qui? Iris, Aydin? 
– In realtà non mi parlavi ancora in macchina... – le fa notare Hick, ancora in lacrime. Non so se ridere o continuare a piangere. Oh guarda, sto facendo entrambe le cose! – … E comunque è colpa sua! – sbotta, indicandomi malamente.
– Ehi! – mi difendo, passandomi la manica sugli occhi. – Sei stato tu ad iniziare!
Nel mentre in cui noi giochiamo a scarica barile, sento in lontananza la porta e due secondi dopo mi ritrovo qui Landon e Kyle. Quest'ultimo spalanca gli occhi mentre Landon ridacchia alla scena di me che piango mentre rido - o rido mentre piango, di Hick che viene rimproverato da Percy per non aver mantenuto fede alla promessa e di Iris seduta all'angolo del divano a nascondere il viso. 
Kyle muove un passo avanti, ma riesce solo a cantilenare un debole: – Ossignore... 
– Capiscili. – lo richiama Landon, facendomi un cenno di saluto accompagnato da un sorriso. – Faresti così anche tu. 
Kyle rivolge un'occhiataccia al suo - credo? - ragazzo e poi scuote la testa, venendo di gran carriera verso di me e afferrandomi per le spalle col minimo di tatto possibile.
– Che cazzo fai, Anguilla? – sbotta a due centimetri dal mio viso, scuotendomi come se fossi una maracas. Ehi, Kyle, non sono una maracas se non l'hai ancora notato. – Sembra un manicomio! Datti una svegliata!
– Ma Kyle... – pigolo come un bambino disperato, tirando su col naso non proprio nella più elegante delle maniere. – Io non voglio che loro piangano...
– Se questo è non volerlo, volere che loro piangano come sarebbe? 
Gli lancio un'occhiataccia, non è esattamente il momento per questo genere di ironia. Non è che all'inizio di questa riunione di famiglia avevo messo in programma questo genere di reazione proprio da Aydin, perciò ora non so davvero come fare per sistemare le cose. 
– Sentite un po', banda di femminucce... – Kyle lascia pericolosamente le mie spalle e si rivolge poi a tutti noi.
Landon, preoccupato, cerca di fermarlo: – Kyle... Non è il caso...
– Tu non li conosci. – ribatte prontamente il mio ex ragazzo, puntandogli un dito contro. – Lasciami parlare. Poi mi potrai dire che potevo evitare. 
Landon sta al gioco, fingendosi interessato. – Te lo dico dopo allora?
Kyle annuisce. – Dopo, dopo. E in quanto a voi quattro... – Ci guarda uno ad uno negli occhi, appoggiando poi le mani ai fianchi, sostenuto. Ora c'è da avere paura. – Himeragi non se ne va per sempre, ragazzi, tanto meno non lo rivedrete più dato che, grazie al cielo, non è che muoia. Speriamo. Insomma, se ne va solo di qualche chilometro e sappiate che mi sento profondamente offeso dal momento che quando me ne sono andato io non avete versato una lacrima e anzi, Aydin, proprio tu sei stato complice di Himeragi e sei andato a bere mentre sostenevate che ero morto! Vi rivedrete, non è di certo un addio e sono sicuro che troverete un capitano decisamente meno incompetente di lui in pochissimo tempo.
– Ehi! – sbotto, offeso nel profondo. Se doveva essere un discorso di incoraggiamento diciamo che è sembrato più un grande insulto generale. 
Grazie Kyle, tu sì che sai come tirare su il morale!
A questo punto - tanto peggio di così non poteva andare - interviene Landon come ultima spiaggia per evitare che questo appartamento si trasformi in un gruppetto di dodicenni isteriche col ciclo. – Se posso permettermi, ragazzi, ehm... – Cerca il mio appoggio, così mi limito a fargli un cenno. Sono curioso di vederlo in azione, deve avere qualche dote particolare per aver cambiato Kyle, no? – Se piangete tutti, Himeragi non potrà andare via davvero tranquillo. E' ovvio che siate molto affiatati, ed è chiaro che vi si spezzi il cuore nel dover dire addio al vostro amico, ma...
– Ehi, – Percy alza l'indice all'aria per richiamare l'attenzione, guardandoci confusa. – Chi è questo tizio? 
Ah già.
Loro non hanno mai visto Landon. Non sanno chi sia.
Ops. 
– Lui, sì... – Cerco di gestire al meglio la situazione, indicando Landon con un gesto da Cicerone e rivolgendomi a Hick, Percy e Iris. – Lui è Landon. Il famoso Landon. 
– Ah! – Come risvegliato da uno stato di depressione, Aydin sorride e annuisce, convinto. – E' l'abbindola-Adair con i canini da vampiro.
Iris sta al gioco, cercando di sembrare più allegra di quanto in realtà non sia. – Lo yankee infame ruba-ragazzo che volevi andare a trovare col tirapugni. 
E, infine, dato che non ne abbiamo abbastanza, Percy conclude con: – “Justin Bieber dei poveri con i capelli neri che odierò a morte per aver drogato Kyle”. Quel Landon, giusto?
Sono gli amici migliori del mondo, non c'è dubbio. Vedo Kyle trattenersi a fatica dallo scoppiare a ridere e Landon che mi fissa con gli occhi spalancati, a metà tra l'offeso e il divertito.
Mi schiarisco così la voce, grattandomi la testa imbarazzato. – … Era prima di conoscerti, Landon. 
– A-ha... Carini gli insulti, però. 
Tento un sorrisetto ben poco convinto, guardando il ragazzo più grande con aria colpevole. – Nessun rancore?
Immagino che adesso Landon mi odii a morte, ma si mantiene atto al suo mantra e sorride ingenuamente, scuotendo la testa e dandomi addirittura una pacca sulla spalla. – Figurati, Hime. Uh, posso chiamarti così...?
Niente da fare, questo tizio sarà sempre strambo come pochi. 
Così ridacchio, l'imbarazzo se ne va. – Certo, certo. 
Quindi, riassumendo la situazione: Landon cerca di sistemare le cose per me anche se nessuno lo conosce, Kyle non fa altro che ride, Aydin è appena uscito da un momento di depressione mistica, Percy è stata l'unica a rimanere calma e Iris è ancora in divano con lo sguardo più malinconico del mondo. Bene.
– Ragazzi? – li chiamo tutti all'ordine, facendo poi un cenno al frigorifero. – Chi vuole una birra? 
Cinque mani si alzano all'unisono, i volti ora un po' più rilassati. Almeno termineremo la serata in bellezza, no?

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 01, 2018 ⏰

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